Questa ventinovesima edizione del Festival “Il Cinema Ritrovato”, oltre a presentare un ampio programma già descritto nelle sue linee tematiche principali [2], ha ricordato alcuni anniversari di grande significato sia per la storia mondiale che per la storia della Settima Arte. Per quanto riguarda la prima, è doveroso citare i cento anni dal terribile genocidio armeno, celebrati con una sezione del festival interamente dedicata ai film che si sono confrontati con questa insanabile ferita, realizzati proprio in Armenia tra muto e sonoro.
Un centenario, inoltre, ci separa quest'anno dalla nascita di figure di grande rilievo per la storia del cinema, quali Orson Welles e Ingrid Bergman, entrambi ricordati con ampie retrospettive e lezioni di cinema, oltre che con numerose proiezioni in Piazza Maggiore, che proseguiranno per tutta l'estate. Se il poliedrico e geniale regista americano è stato raccontato attraverso il documentario Magician: the astonishing life and work of Orson Welles di Chuck Workman, la vita della bellissima attrice svedese è stata ricostruita dal film di Stig Björkman, Ingrid Bergman – In Her Own Words (in lingua originale Jag är Ingrid), presentato dallo stesso regista e da Isabella Rossellini nel pomeriggio della sesta giornata del festival prima della sua proiezione presso il Cinema Arlecchino.
Si tratta di un documentario che, come anticipa il titolo internazionale, ricompone i molteplici tasselli della vita di Ingrid Bergman mediante la diretta testimonianza dell'attrice, che ha parlato di sé, del proprio lavoro e della propria famiglia in innumerevoli diari e lettere, ma anche attraverso una grande quantità di fotografie e di filmini realizzati in prima persona, con cui amava conservare piccoli e importanti momenti vissuti.
È stato dunque un lavoro oneroso, quello di Stig Björkman, che è riuscito ad armonizzare questa nutrita documentazione scritta e per immagini: il progetto, iniziato alcuni anni fa, è stato raccontato al pubblico del festival da Isabella Rossellini e dal regista svedese, intervistati da Gian Luca Farinelli, direttore della Fondazione Cineteca di Bologna, prima della proiezione del film.
Farinelli: «Come mai hai pensato a lui per questo fardello?» [Rivolto a Isabella Rossellini]
Rossellini: «Ci siamo incontrati al Festival di Berlino dove io ero presidente della giuria e Stig aveva presentato il suo film su Bergman [Fanny, Alexander & Jag, 2011]. Lui è svedese, mia madre è svedese e ho capito che Stig capiva gli artisti, capiva come gli artisti pensano alla passione e a quello che è dentro la loro vita. Quindi ho detto a Stig: “Tra tre – quattro anni è il centenario di mia madre...”: mia madre è del 1915 e quest'anno avrebbe compiuto cento anni. Quando mia mamma è morta nell'82 aveva lasciato un grande archivio, aveva tenuto tanto materiale: tutti i copioni che aveva fatto, foto, lettere.. Mamma faceva anche tante foto e tanti filmini, non solo di noi bambini ma anche dei set dove aveva lavorato. Quindi sapevo che c'era nell'archivio un materiale bellissimo. Alcune cose avevo visionato e alcune cose no, quindi ho detto a Stig “Credo che ci sia del materiale mai visto prima, che credo sia molto interessante” e Stig poi è partito, è andato alla Western University in Connecticut dove c'è tutto il materiale di mamma, che è stato l'inizio di questo progetto.»
Björkman: «Mi ricordo.. Perché era la prima volta che ci siamo visti a Berlino e tu [riferito a Isabella Rossellini] così improvvisamente mi hai detto “Facciamo un film su mamma?” [“Shall we make a film about mama?”]»
Farinelli: «Stig forse ci puoi raccontare come hai affrontato questa massa enorme di materiale sempre con questo tuo stile, perché tu lavori molto sugli archivi e ne fai uscire una verità. Questo è un progetto creativo estremamente complesso e questo percorso che tu stai facendo sulla storia del cinema è estremamente prezioso. Hai quasi trovato un modo nuovo per usare gli archivi e per raccontare le grandi personalità del cinema.»
Björkman: «Grazie. Certo era un progetto abbastanza difficile perché c'era così tanto materiale (tutti questi filmini): sette-otto ore con il materiale che ho ricevuto da Pia Lindström, la figlia più grande di Ingrid Bergman, soltanto sei mesi fa. È ricchissimo questo materiale!»
Farinelli: «Stig, io guardo da un mese questa foto che abbiamo scelto per il poster del Festival “Il Cinema Ritrovato”: all'inizio, al primo sguardo, è una foto di produzione molto patinata, poi al secondo sguardo mi pare che mi sorrida, poi al terzo sguardo vedo che forse sta pensando a qualcosa... C'è una capacità nei volti degli attori di cogliere infinite sfumature: tu come sei riuscito a far uscire la personalità di Ingrid Bergman?»
Björkman: «Ho provato.. Il primo montaggio, finito a febbraio, era una storia dalla A alla Z, dalla nascita fino alla morte, ma era un po' noioso perché ho avuto un narratore svedese, altrimenti non si sarebbero capiti i vari passaggi... Ma era un po' troppo tradizionale, allora abbiamo rifatto tutto e cominciamo adesso con Ingrid all'età di 14 anni, ed è un montaggio un po' più associativo, non c'è un narratore ma una narratrice, Alicia Vikander, che è adesso la nostra nuova Ingrid Bergman, la nostra nuova star internazionale svedese ed è la voce di tua madre [riferito a Isabella Rossellini].»
Farinelli: «Isabella, tu hai visto la prima volta il film a Cannes, oggi lo rivedi una seconda volta: c'è qualcosa anche per te di sorprendente, qualcosa che hai scoperto nella personalità di tua madre?»
Rossellini: «A parte mia mamma, la cosa che mi ha sorpreso del film di Stig, oltre ad essere il ritratto di mia mamma – che ha avuto quattro figli: oltre a me, ci sono due sorelle e un fratello e Stig ci ha intervistato – nel film c'è anche la storia della famiglia, cioè come quattro figli possono reagire in maniera diversa a un genitore che ha un successo così enorme, ma che è anche così dedicato alla propria carriera. Questo non me l'aspettavo... Ho visto la prima volta il film a Cannes – è stata la prima assoluta – e questo mi ha molto sorpreso e mi ha anche molto consolato, perché, io stessa sono mamma e, signore mamme, non c'è una maniera giusta di essere mamme.»
Farinelli: «Bene, io ringrazio molto Stig e Isabella per queste due giornate, per questi tre incontri, per questo incanto che ci hai portato. […]»
Della bravissima, oltre che bellissima, Ingrid Bergman, al termine della proiezione, risulta dunque un ritratto composito e carico di emozioni, poiché frutto delle parole e dei sentimenti della stessa in qualità di donna, attrice, moglie e madre di quattro figli, ma anche di impressioni e ricordi di questi ultimi, insieme a quelli di diversi colleghi, produttori e amici: Ingrid ha sicuramente personificato nella propria vita la difficoltà per chi lavora nel mondo dello spettacolo di armonizzare sfera pubblica e privata, ma soprattutto una grande forza di volontà femminile e professionale.
Collegamenti:
[1] http://www.gothicnetwork.org/immagini/ingrid-bergman-her-own-words
[2] http://www.gothicnetwork.org/articoli/bologna-2015-xxix-edizione-del-festival-del-cinema-ritrovato-panoramica
[3] http://www.mantarayfilm.se/article/74/Ingrid-Bergman-In-Her-Own-Words-(2015)
[4] http://festival.ilcinemaritrovato.it/
[5] http://www.cinetecadibologna.it/