Firenze. L’arte di Beato Angelico, la bellezza ispirata dalla fede

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Beato Angelico Trittico Francescano

Si è aperta a Firenze in un percorso articolato tra due sedi, Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco, una mostra dedicata a Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395 circa - Roma, 1455), un artista, che iniziò a esprimersi con le forme del tardo gotico per poi divenire un esponente significativo del nascente Rinascimento fiorentino. È la prima grande esposizione a Firenze dedicata all’artista a settant’anni dalla monografica del 1955 che si svolse ai Musei Vaticani e al Museo di San Marco in occasione dell’anniversario dei cinquecento anni della morte. La mostra è a cura di Carl Brandon Strehlke, Curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, con Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali Toscana e Angelo Tartuferi, già Direttore del Museo di San Marco.

L’esposizione sarà aperta fino al 25 gennaio 2026 ed è stata realizzata in collaborazione tra Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero della Cultura -Direzione regionale Musei nazionali Toscana e Museo di San Marco. La mostra riunisce nelle due sedi oltre 140 opere tra dipinti, disegni, miniature e sculture provenienti da prestigiosi musei quali il Louvre di Parigi, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, la Alte Pinakothek di Monaco, il Rijksmuseum di Amsterdam, oltre a biblioteche e collezioni italiane e internazionali, chiese e istituzioni territoriali.

Beato Angelico affascina non solo per l’uso del colore e della luce che spiccano sui fondi oro, ma anche per l’intensità espressiva mantenuta ed esaltata anche negli affreschi a testimonianza della sua fede. La preparazione della mostra è stata impegnativa perché è stato necessario un lavoro durato più quattro anni, il progetto è di notevole valore scientifico e importanza culturale per i restauri effettuati e perché ha offerto la possibilità di riunificare pale d’altare smembrate e disperse da più di duecento anni

Guido di Piero, nacque secondo la tradizione intorno al 1395 a San Michele a Moriano di Rupecanina, Podesteria di Vicchio in Mugello, su cui i Medici esercitavano una forte influenza. Si trasferì a Firenze e il 31ottobre 1417 ˝Ghuido di Piero˝ dipintore venne ammesso nella compagnia di disciplinati, cioè flagellanti, di San Niccolò presentato da˝ Batista di Biagio miniatore˝ cioè Battista di Biagio Sanguigni, poi suo collaboratore, cosa che ha fatto pensare ad alcuni che l’artista abbia iniziato come miniatore. Abitò in una posizione strategica vicina al Duomo, alla bottega in cui Ghiberti lavorava alla porta Nord del Battistero e al monastero camaldolese di Santa Maria degli Angeli, dove ancora operava il pittore e miniatore Lorenzo Monaco. È possibile che Guido abbia collaborato con lui, ipotesi oggi condivisa dalla maggior parte degli storici dell’arte, sebbene per lui abbia avuto un ruolo importante anche Gherardo Starnina.

Si suppone che tra il 1419 e il 1420 Guido di Piero sia entrato, con il fratello minore, Benedetto, un copista, come novizio tra i domenicani osservanti, forse spinto dal maestro generale dell’ordine domenicano, Fra Leonardo Dati, col quale era stato in rapporto per opere destinate a Santa Maria Novella, ricordate da Vasari e oggi perdute. Guido di Piero abitò ed ebbe bottega al convento di Fiesole e diventato frate prese il nome di Giovanni, per questo fu detto Fra Giovanni da Fiesole e poi Beato Angelico e ricoprì più volte il ruolo di vicario e priore.

La chiesa conventuale fu consacrata nell’ottobre del 1435, in occasione della cerimonia in chiesa erano presenti tre pale di Angelico, collocate sugli altari principali: su quello maggiore la Pala di Fiesole, eseguita intorno al 1420-1423; sull’altare laterale sinistro del tramezzo l’Annunciazione, oggi al Museo Nacional del Prado, databile al 1425-1426 circa, sull’altare laterale destro l’Incoronazione della Vergine, oggi al Louvre. Per il convento Angelico realizzò anche degli affreschi, tra cui una Crocifissione nella sala del capitolo, recentemente restaurata. Il 21 gennaio 1436 con bolla pontificia di Eugenio IV, dietro le pressioni di Cosimo de’ Medici il Vecchio rientrato a Firenze dall’esilio nel 1434, il convento di San Marco venne tolto ai monaci Silvestrini e assegnato ai domenicani osservanti di Fiesole. Cosimo si assunse i costi dell’operazione di trasformazione e incaricò l’architetto Michelozzo della ristrutturazione del complesso.

Al Museo di San Marco sono esposte le opere di Beato Angelico eseguite tra 1415 e il 1430 mentre le altre, che furono qui riunite fra il 1918 e il 1921 sotto la direzione di Giovanni Poggi, sono state trasferite a Palazzo Strozzi, sono anche esposte opere sulle miniature e sui manoscritti umanisti. La visita al Museo di San Marco è particolarmente suggestiva perché oltre alla bellezza nell’alternarsi delle sale e dei chiostri permette al visitatore di entrare nell’atmosfera conventuale di preghiere e di fede in cui visse Beato Angelico. La sala, dove abitualmente sono esposte alcune opere attualmente in mostra a Palazzo Strozzi, è dedicata agli esordi di Angelico e al contesto artistico in cui si formò, opere come la Madonna dell’Umiltà incoronata da due angeli di Starnina, la Madonna dell’Umiltà di Masolino da Panicale, la Madonna di Cedri di Beato Angelico.

Nella sala c'è anche Pala di Fiesole in cui sono già presenti l’uso degli splendidi e peculiari colori e della luce a testimonianza dell’eccezionale livello artistico raggiunto dal pittore poco più che venticinquenne. Fu dipinta in forma di trittico intorno al 1420-1423, quando Beato Angelico entrò come frate domenicano nel convento di San Domenico, un pannello mostra una proposta di ricostruzione del complesso, trasformato in pala quadra rinascimentale da Lorenzo di Credi nel 1501, con i dipinti dei pilastri e della predella oggi dispersi in vari musei. Nella sala sono messi a confronto il Trittico di San Giovenale di Masaccio e la Pala di San Pietro Martire, che mostra dopo le prime opere l’evoluzione dell’Angelico, da massimo esponente del tardogotico fiorentino a fondatore con Masaccio della pittura rinascimentale

Tra le opere esposte spicca l’imponente Tabernacolo dei Linaioli, Angelico nel 1433 ricevette la commissione per il Tabernacolo dai Linaioli (l’Arte dei mercanti di lino), la cui cornice marmorea era stata disegnata da Ghiberti, un’opera significativa dell’epoca in cui Angelico si ispirò proprio Lorenzo Ghiberti, una tappa decisiva della sua evoluzione culturale e stilistica. Di Lorenzo Ghiberti e bottega sono anche in esposizione le statue bronzee di Sant’Andrea e San Francesco d’Assisi, dal Reliquiario delle braccia di Sant’Andrea Apostolo.

Nel Chiostro di Sant’Antonino si trova l’affresco San Domenico in adorazione del Crocifisso capolavoro di Beato Angelico, simbolo dell’amore e del dialogo continuo con Gesù che san Domenico professava come motivo conduttore della vita domenicana. L’erezione del sepolcreto della famiglia Fabbroni con l’aggiunta dell’incorniciatura marmorea attualmente visibile, ridusse la superficie originaria dell’affresco di Angelico. Inoltre il pittore Cecco Bravo completò la decorazione realizzando ai lati le figure di Maria e san Giovanni dolenti e alcuni angeli reggifestone.

Nella Sala del Capitolo c’è la Crocifissione con i santi il più grandioso affresco, sia per dimensioni che per concezione, che Angelico ha lasciato a San Marco. Sotto la Crocifissione, in una serie di medaglioni, sono effigiati i rappresentanti illustri della famiglia domenicana, come frutti di un tralcio di vite retto al centro da san Domenico. Al primo piano c’è il dormitorio, con 44 celle destinate al riposo e alla preghiera dei frati. Fu edificato da Michelozzo di Bartolomeo tra il 1437 e il 1443 mentre Angelico, con i collaboratori, realizzò gli affreschi delle celle e delle pareti esterne, tra cui spiccano l’Annunciazione, San Domenico in adorazione del Crocifisso e la Madonna delle ombre, sono immagini dal profondo significato spirituale e simbolico Angelico, che negli affreschi destinati alle celle dei monaci abbandonò il fasto e la solennità delle pale d’altare, i dipinti sono intesi come temi di meditazione e non come decorazione.

La Biblioteca realizzata da Michelozzo di Bartolomeo grazie alla munificenza di Cosimo de’ Medici, può essere considerata la prima biblioteca pubblica moderna. Nel 1808, con l’occupazione francese, il patrimonio librario iniziò a disperdersi; nel 1867, con le soppressioni del Regno d’Italia, i volumi rimasti furono divisi tra la Biblioteca Medicea Laurenziana e la Biblioteca Nazionale. In occasione della mostra la biblioteca ospita due sezioni: una dedicata ad Angelico miniatore, l’altra ad Angelico e la biblioteca di San Marco, con numerosi codici nuovamente esposti nella loro sede originaria. Angelico fu un innovatore anche come miniatore, sperimentò costantemente forma, colore e luce, ideando e supervisionando personalmente i programmi illustrativi, pur avvalendosi di collaboratori secondo l'uso dell’epoca. Il più antico codice miniato noto di Angelico è il Graduale 558 di San Domenico a Fiesole, eseguito nei primi anni venti del Quattrocento, che segnò una svolta nella miniatura fiorentina per la nuova naturalezza narrativa, intensità espressiva e spazialità luminosa. Altre opere in mostra il Messale 533, i Salteri di San Marco e l'Antifonario 43.

L’allestimento della mostra a Palazzo Strozzi consente di godere pienamente della bellezza delle opere, gli sfondi azzurri esaltano l’oro e i colori, grazie anche alla disposizione delle luci, i pannelli esplicativi e le ricostruzioni dei polittici ne consentono una maggiore fruizione. Inoltre per chi volesse approfondire Marsilio Arte ha pubblicato lo splendido ed esauriente catalogo, ricco di immagini a colori e di saggi approfonditi sui vari aspetti dell'arte di Beato Angelico, è a cura di Carl Brandon Strehlke, con Stefano Casciu, e Angelo Tartuferi.
Il percorso è articolato per mettere in evidenza i diversi aspetti dell’attività dell'Angelico a cominciare dalle varie committenze, che influenzarono con i loro desideri la realizzazione delle opere, per poi approfondire altri aspetti.

Il visitatore è accolto dalle splendide opere legate alla chiesa vallombrosana di Santa Trinita, che divenne oggetto del mecenatismo di famiglie come i Bartolini Salimbeni, gli Strozzi e gli Ardinghelli. In esposizione la pala d’altare dell’Annunciazione (Pala Bartolini Salimbeni) di Lorenzo Monaco proveniente dalla cappella Bartolini Salimbeni dove Lorenzo Monaco eseguì gli unici affreschi noti della sua produzione. Nella stessa sala due opere commissionate da Palla Strozzi per cappella funeraria della famiglia con due altari, l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano e di Angelico la Pala Strozzi con la Deposizione iniziata da Lorenzo Monaco. Il Cristo deposto (1432-34) è un raro disegno di Beato Angelico in penna e inchiostro bruno, acquerello bruno, acquerello rosso e biacca su carta.

La sala successiva è dedicata al rinnovamento del linguaggio figurativo nella Firenze del primo Quattrocento. In questo epoca si inseriscono le commissioni del convento domenicano di Santa Maria Novella, del monastero camaldolese di Santa Maria degli Angeli, della confraternita di San Francesco presso Santa Croce e dell’ospedale di Santa Maria Nuova. Nei dipinti di Angelico, insieme a quelli dei collaboratori, c’è una nuova attenzione allo spazio ispirata a Masaccio pur mantenendo l’oro e i colori brillanti. Le opere esposte mostrano lo sviluppo del nuovo linguaggio nelle forme della pittura religiosa nel primo Rinascimento fiorentino.   

Di Beato Angelico sono in mostra il Giudizio universale, i Tabernacoli-reliquiari di Santa Maria Novella, la Pala dell’Incoronazione della Vergine (Paradiso); per la Pala della compagnia di San Francesco in Santa Croce (Trittico francescano)1428-1429 è stato possibile una ricostruzione riunendo le parti della predella disperse in vari musei, inoltre l’opera è stata oggetto di un prezioso restauro. La campagna di restauri in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure e reso possibile anche da finanziatori privati, è uno degli aspetti importanti della mostra che sarà documentato da un volume presto disponibile.  

La sala successiva è dedicata al rinnovamento del convento di San Marco a Firenze, voluto da Cosimo de’ Medici, fautore dell’affidamento ai domenicani osservanti di Fiesole, il convento fu il centro dell’attività artistica di Angelico meno condizionato dalle esigenze della committenza. Domina la Pala di San Marco, eseguita tra il 1438 e il 1442 su commissione di Cosimo e suo fratello Lorenzo per l’altare maggiore della chiesa, fu rimossa e smembrata già nel 1678-1679. Per l’occasione della mostra è stata eccezionalmente ricomposta con 17 delle 18 parti oggi note: il pannello centrale, le scene della predella con episodi della leggenda dei santi protettori medicei Cosma e Damiano e i pilastri laterali con figure di santi. Nella sala è inoltre esposta la Pala di Annalena, eseguita su committenza medicea.

Nella sala dedicata alla Crocifissione Sagomata spiccano le opere di Lorenzo Monaco, di Beato Angelico e Pesellino testimonianze di una devozione che si diffuse nell’Italia centrale fra Tre e Quattrocento. La sala successiva, dedicata ai Volti santi, è incentrata sulle tavole realizzate per corporazioni, ospedali, spazi conventuali e ambienti domestici, per cui Angelico e i suoi seguaci svilupparono due filoni iconografici distinti ma complementari: la Madonna dell’Umiltà raffigurata seduta in terra, in contrasto con i troni maestosi delle pale d’altare, di cui sono esposti vari esempi e l’immagine isolata di Cristo sofferente come Re dell’Apocalisse, Cristo come Re dei re. Oltre alle opere di Angelico ci sono opere di altri autori tra cui di Luca della Robbia la Madonna col Bambino (Madonna della mela).

Le sale successive sono dedicate alle grandi committenze legate al prestigio delle famiglie, oltre alla Toscana, a Roma chiamato dal papa per poi concludere con i Medici. L’Annunciazione è uno dei temi più celebri di Angelico, come l’Annunciazione di Montecarlo di San Giovanni Valdarno in mostra nella sesta sala in cui sono presenti anche opere di Giovanni di Paolo, Bernardo Rossellino e la Pala Martelli di Filippo Lippi, che sono alcune delle molteplici interpretazioni del soggetto dell’Annunciazione. Nella stessa sala sono presenti il Trittico di Cortona e la Pala di Perugia, un ritorno alla tradizione che testimonia il peso dei desideri della committenza.

La penultima parte è dedicata ai lunghi soggiorni romani di Angelico, che fu prima chiamato da Eugenio IV, che aveva ammirato a Firenze gli affreschi di San Marco, per decorare nel 1446 la Cappella del Sacramento in Vaticano, oggi perduta. I disegni su pergamena purpurea e a il Trittico del Giudizio universale, che sono esposti in questa sala, si pensa che siano ispirati a quegli affreschi come il Trittico: Ascensione; Giudizio universale; Pentecoste dell’Angelico, degni di nota anche il Trittico: San Pietro; Apparizione della Madonna col Bambino e sei angeli a san Domenico; San Paolo e la Vergine annunciata in marmo di Mino da Fiesole. Angelico tornò a Roma, dove per Niccolò V affrescò la Cappella Niccolina (1448), dedicata ai protomartiri Stefano e Lorenzo, lavorò anche per il cardinale Juan de Torquemada, per cui dipinse due tavole con la Crocifissione, in esposizione. Il cardinale fu un insigne teologo domenicano, zio del famigerato inquisitore Tomàs de Torquemada, fu autore un vasto programma iconografico a Santa Maria sopra Minerva in cui il 18 febbraio 1455, Angelico fu sepolto. Santa Maria sopra Minerva, unica chiesa gotica in Roma è la chiesa dei domenicani e insieme al vicino convento dove dimorò l’Angelico fu anche la sede dell’Inquisizione, vi furono processati Galileo Galilei e Giordano Bruno.

L’ ultima sala è dedicata ai Medici i grandi committenti di Angelico, alla morte di Cosimo il figlio Piero “il Gottoso”, affidò la decorazione dell’Armadio degli Argenti alla Santissima Annunziata: trentacinque tavole con scene della vita di Cristo, destinate a custodire preziosi ex voto. Nella pittura si notano la monumentalità romana con riferimenti fiamminghi e classici cari al gusto di Piero. Tra le opere di questa parte spicca la Pala di Bosco ai Frati, per il convento francescano in Mugello, terra d’origine della famiglia Medici.

In conclusione è necessario segnalare che le due sedi della mostra hanno biglietti e orari diversi. Al Museo di San Marco il biglietto è stato maggiorato dagli usuali 8 euro agli 11 euro, presentandolo alla biglietteria di Palazzo Strozzi dà diritto a uno sconto, in questo caso il biglietto intero di 15 euro viene ridotto a 12 euro, per maggiori informazioni si consiglia di consultare il sito. Inoltre il Museo di San Marco, che è chiuso il lunedì, mantiene l’orario usuale e l’ultimo ingresso permesso è alle 12,45. Palazzo Strozzi, invece, è aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 e giovedì è protratto fino alle 23.00. È una situazione insolita e per questo l’abbiamo evidenziata in modo che chi voglia visitare questa imperdibile mostra possa avere le informazioni per organizzarsi.

Pubblicato in: 
GN48 Anno XVII 13 ottobre 2025
Scheda
Titolo completo: 

Beato Angelico
Sedi Firenze, Palazzo Strozzi e Museo di San Marco
Periodo 26 settembre 2025 - 25 gennaio 2026
A cura di Carl Brandon Strehlke con Stefano Casciu e Angelo Tartuferi 
Promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero della Cultura -
Direzione regionale Musei nazionali Toscana - Museo di San Marco

Info e prenotazioni
Palazzo Strozzi: T. +39 055 2645155 prenotazioni@palazzostrozzi.org, palazzostrozzi.org
Museo di San Marco: T. 800.615.615, da estero: +39 055 035 41 35, museitoscana.cultura.gov.it

Orario mostra
Tutti i giorni 10.00-20.00
Giovedì fino alle 23.00
Biglietto valido dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026 per un ingresso alla mostra, UNICAMENTE PRESSO LA SEDE DI PALAZZO STROZZI, al giorno e all’ora che vuoi, in totale libertà: 20 euro

Palazzo Strozzi
piazza degli Strozzi, 000  FIRENZE (FI)
ITALIA
Tel:  +39 055 2645155
Email:    info@palazzostrozzi.org
Sito Web:    www.palazzostrozzi.org
Orario Lunedì-Venerdì 10.00-20.00
Giovedì fino alle 23.00
Sabato e domenica 10.00-20.00

Nuovi orari di apertura dal 26 settembre 2025:
da martedì alla domenica, dalle 8:30 alle 13:50 (ultimo ingresso ore 12:45).
Aperture straordinarie pomeridiane 26-27-28 settembre e 6 dicembre 2025 orario continuato dalle 8.30 alle 18.30. Ultimo ingresso 17.15
Chiuso tutti i lunedì, 1° gennaio, 25 dicembre. 
Dal 26 settembre 2025 il biglietto intero sarà di € 11, ridotto € 2.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni.
Il biglietto è acquistabile anche con il bonus cultura 18app  

Riduzioni e gratuità secondo le norme di legge previste per i musei statali