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L'amico fedele. I cani e le sorprese della vita
La scrittrice newyorkese Sigrid Nunez nel 2018 pubblicò un romanzo, L'amico fedele (The Friend), dove raccontò una storia semplice e commovente, incentrata sul rapporto tra gli esseri umani e i cani, fino a vincere il National Book Award per la narrativa. Nel 2024 il New York Times lo ha classificato al sessantaquattresimo posto nella lista dei cento migliori libri del secolo XXI. Ora il romanzo è diventato un film, diretto dal duo pluripremiato Scott McGehee e David Siegel.
L'adattamento cinematografico esplora con delicatezza e profondità temi universali come il lutto, l’amicizia e la capacità di aprirsi all’inaspettato, attraverso la storia di Iris (Naomi Watts), una scrittrice newyorkese che, dopo la morte improvvisa del suo mentore e amico Walter (Bill Murray), si ritrova a prendersi cura del suo gigantesco alano, Apollo. È notevole che Walter venga sempre e solo citato come mentore e amico, senza quindi nessun'allusione a risvolti sentimentali.
Nunez ha citato come fonti di ispirazione una narrazione di fantasia ossia un altro romanzo, Notti insonni di Elizabeth Hardwick; e un tragico evento reale: un'amica che si era suicidata durante la stesura del libro. Il film si dipana con ritmo lento ma sicuro, privilegiando una narrazione che mescola dramma, commedia e momenti di introspezione, il film riesce a catturare l’essenza del romanzo originale, trasformandolo in un’esperienza visiva coinvolgente e ricca di sfumature.
La storia inizia bruscamente con il suicidio di Walter, senza però che la sua figura umana venga mostrata: è un brillante scrittore dal carisma ambiguo, che lascia in eredità ad Iris non solo la sua eredità letteraria, ma anche il suo amato cane, Apollo. Iris, inizialmente riluttante, accetta a malincuore di ospitare l’enorme alano nel suo piccolo appartamento di Manhattan, dove i cani sono però severamente vietati, cosa che richiederà infinite mediazioni con gli altri inquilini e l'amministrazione.
Quello che sembra un compito scomodo si trasforma presto in un’opportunità di guarigione. Attraverso la presenza di Apollo, Iris inizia a elaborare il suo dolore, riflettendo sulla complessa relazione con Walter e trovando conforto in un legame inaspettato. Il cane, a sua volta in lutto, diventa un’ancora emotiva, un “amico fedele” che la aiuta a superare la perdita.
Il film affronta temi profondi con un tono equilibrato, evitando sentimentalismi eccessivi e lasciando spazio a momenti di umorismo e leggerezza. La sceneggiatura, scritta dagli stessi McGehee e Siegel, riesce a tradurre in immagini il flusso di coscienza del romanzo, mantenendo intatta la sua poesia e la sua riflessione sulla vita, l’arte e le relazioni.
Nel cast troviamo una Naomi Watts non più giovanissima, ma sempre di grande fascino. L'attrice, candidata all’Oscar per The Impossible, offre una performance magistrale nel ruolo di Iris. Con la sua capacità di trasmettere emozioni complesse, Watts incarna perfettamente una donna divisa tra rabbia, dolore e la lenta accettazione di una nuova realtà. La sua interazione con Bing, l’alano che interpreta Apollo, è palpabile e contribuisce a rendere credibile e commovente il loro rapporto.
Bill Murray, nel ruolo di Walter, appare principalmente in flashback, ma la sua presenza è fondamentale per comprendere il passato di Iris. Murray porta sullo schermo il suo carisma tipico, misto a una malinconia che arricchisce il personaggio. La scelta di Watts per convincerlo a partecipare al progetto si è rivelata vincente: i due, già colleghi in St. Vincent, creano un’alchimia perfetta. Il resto del cast, tra cui Constance Wu, Ann Dowd e Carla Gugino, completa il quadro con performances solide, aggiungendo profondità alla storia.
Uno degli aspetti più originali del film è la figura di Apollo, interpretato da Bing, un alano arlecchino di un anno e mezzo. Trovare il cane giusto è stata una sfida per la produzione, ma Bing si è rivelato perfetto per il ruolo, grazie alla sua presenza imponente e alla sua capacità di trasmettere emozioni.
L’addestratore Bill Berloni e la proprietaria Bev Klingensmith hanno lavorato a stretto contatto con Watts per creare un legame autentico tra attrice e cane. Le scene in cui Iris e Apollo esplorano New York insieme sono tra le più belle del film, catturando la prospettiva unica di un animale che osserva il mondo con curiosità e timore e che sembra reagire in modo sempre nuovo e inaspettato. Del resto, come osserva il grande etologo Konrad Lorenz, "Gli animali, persino quelli molto intelligenti come i predatori del tipo dei cani, non acquisiscono mai un modulo comportamentale del tutto nuovo grazie a un’ispirazione immediata, ma piuttosto grazie a nessi mentali associativi che si stabiliscono solo dopo il molteplice ripetersi di una situazione" (E l'uomo incontrò il cane).
Girato in trentacinque giorni tra Manhattan e Long Island, il film cattura l’essenza di New York con uno sguardo nostalgico e affettuoso, che ricorda certe volte le inquadrature di Woody Allen. Del resto, la fotografia di Giles Nuttgens, collaboratore storico dei registi, gioca con prospettive insolite, mostrando la città attraverso gli occhi di Apollo e di Iris.
La scenografia e i costumi contribuiscono a creare un’atmosfera intima e realistica, riflettendo la personalità dei personaggi e il loro percorso emotivo. È un film che parla al cuore, una storia semplice ma profonda sulla capacità di trovare luce nel caos. Con una regia raffinata, un cast eccezionale e un cane indimenticabile, il film riesce a essere commovente senza essere melenso, divertente senza essere superficiale.
Come dice Iris nel film: “abbraccia il disordine”. Ed è proprio questo il messaggio finale: accettare le sorprese della vita, anche quando si presentano sotto forma di un gigantesco alano. Un’opera perfetta per chi ama il cinema di qualità, le storie di redenzione e, naturalmente, i cani.