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70° Settimana Musicale Senese. Hymen di Händel
Tra le encomiabili tradizioni dell'Accademia Musicale Chigiana c'è la riproposizione di capolavori della musica barocca; quest'anno la scelta è caduta su Hymen di Händel, in prima esecuzione italiana, il 13 luglio nella Chiesa di Sant’Agostino a Siena, con l'ensemble Europa Galante diretto da Fabio Biondi.
Hymen. A Serenata, così è scritto sul manoscritto di Händel, che così ribattezzò il riadattamento di Imeneo, la sua 43ª e penultima opera, eseguita a Londra il 22 novembre 1740, l'ultima fu Deidamia (1741), prima di dedicarsi agli oratori in lingua inglese. Un adattamento, con tagli e sostituzioni anche provenienti da composizioni diverse, creato per per la stagione di concerti nel New Music Hall di Fishamble Street a Dublino, dove fu eseguito per la prima volta 24 marzo 1742, precedendo di poco l'esecuzione del Messia del 13 aprile.
Per Imeneo Händel si basò sul testo della partitura di Imeneo in Atene (1726) di Porpora, rifacimento veneziano della precedente versione fatta per in occasione di un matrimonio aristocratico a Napoli, la serenata Imeneo. Il testo è tratto da Imeneo di Silvio Stampiglia (1664- 1725), poeta romano e uno dei fondatori dell'Arcadia che si ispiro al mito di Imeneo, raccontato da Servio (IV sec.d.C).
Per quello che riguarda Hymen, non era certo la prima volta che Händel si accostava a questo tipo di composizione, proprio durante il suo giovanile soggiorno napoletano nel 1707, aveva composto Aci, Galatea e Polifemo. La serenata era un genere vocale e strumentale allora molto in voga, che poteva essere anche rappresentata in forma scenica, con pochi personaggi e con soggetti leggeri, spesso di intento celebrativo, che veniva eseguita, anche all'aperto, di sera, per un ristretto pubblico nobiliare. Un tipo di composizione che si adattava bene agli organici e ai mezzi ristretti di cui disponeva il compositore a Dublino.
L'argomento di Hymen ripropone il tema di Eracles (Ercole) al bivio, mito narrato da Prodico di Ceo ( V sec.a.C.), in cui si pone il dilemma della scelta tra la via facile del vizio e quella difficile della virtù, che alla fine verrà scelta, un tema che, in una visione religiosa cristiana, a partire dal medioevo ma soprattutto nel rinascimento fu ripreso nelle diverse espressioni artistiche. In Imeneo è Rosmene che deve scegliere fra l'amore per Tirinto e la gratitudine per Imeneo che l'ha salvata dai pirati, l'epilogo sarà a favore di quest'ultimo, l'azione, quindi è statica e pone al centro i diversi affetti espressi dai personaggi.
In questa versione, non è Imeneo (tenore o basso) a essere il vero protagonista, ma Tirinto (mezzosoprano) insieme a Rosmene (soprano), il loro amore è il vero centro drammatico, non a caso è allo splendido duetto, preso dal Sosarme (1732), “Per le porte del tormento”, in cui viene associata la sofferenza alla felicità, che affidata la conclusione che precede il coro finale, conclusione che esclude Imeneo e in qualche modo contraddice l'intento moralistico.
Il fascino della composizione è nella straordinaria capacità di Händel di rendere gli affetti dei personaggi. Ann Hallenberg, mezzosoprano, ha reso perfettamente tutte le sfumature degli affetti delle arie, che uniscono un arduo virtuosismo al fascino della melodia, e anche la drammaticità dei recitativi di Tirinto, che qui assurge a protagonista maschile. Ditte Andersen, soprano, che ha sostenuto il ruolo di Rosmene, ha una bella voce ed un'ottima tecnica che le consente di superare agevolmente tutti gli impervi virtuosismi del personaggio, ma non ci ha convinto da un punto di vista drammatico.
Per rendere il travaglio interiore di Rosmene, Händel creò un recitativo accompagnato per una grande scena della pazzia che porta al mancamento, segno estremo della sua angoscia. Per interpretare questa straordinaria scena è necessaria una grande padronanza linguistica per rendere tutta la drammaticità della situazione, cosa che, a nostro avviso, la Andersen non è riuscita a fare indebolendo la tensione drammatica della scena. Magnus Staveland, basso-baritono nel ruolo di Imeneo, non ci ha persuaso né da un punto di vista drammatico ne vocale.
Marcos Fink, basso, ha ben interpretato il ruolo di Argenio, padre di Clomiri, a cui è affidato un gioiello della lussureggiante tavolozza timbrica di Händel, "Di cieca notte", aria notturna e cupa, che esalta le note gravi del basso. La parte di Clomiri, innamorata di Imeneo, è ridotta a pochi recitativi ed è stata ben interpretata da Cristiana Arcari, soprano. Fabio Biondi, direttore e splendido violino solista, ha reso da par suo la splendida partitura di Hymen, dirigendo i bravi musicisti di Europa Galante. È un peccato che l'acustica della Chiesa di Sant’Agostino, non renda giustizia alla bellezza del suono di questo ottimo ensemble. Il pubblico ha applaudito con calore tutti gli interpreti.