Le stanze di Liszt. La Roma del grande musicista magiaro

Articolo di: 
Giuseppina Rossi
Le stanze di Liszt

La vicenda biografica e artistica di Franz Liszt, in particolare gli ultimi 25 anni circa della sua vita, dal 1861 al 1886, è profondamente legata alla città di Roma, dove visse per lunghi periodi in maniera continuativa. Tuttavia, a dispetto di questa assidua presenza, nella Città Eterna non vi è quasi traccia che ricordi i luoghi frequentati da uno dei più importanti compositori e interpreti dell’Ottocento.  Proprio dalla constatazione di questa 'smemoratezza’ prende le mosse il volume Le stanze di Liszt a Roma, in Vaticano, a Tivoli scritto da Waldrudis Hoffmann e Barbara Pfeffer, due studiose e appassionate di musica e storia dell’arte tedesche di nascita ma “romane” di adozione, edito in versione bilingue (italiano e tedesco) da Timía Edizioni a cura di Gastón Fournier-Facio.

Il libro è pensato come una sorta di guida per viaggiatori intenzionati a mettersi tenacemente sulle tracce del grande musicista, spesso ignari di quanto, nel caso di Liszt, vita e opere siano intimamente legate. I luoghi frequentati dal compositore, appartamenti, monasteri, ville e alberghi, dove visse durante soggiorni più o meno lunghi così come le sedi dei concerti, vengono minuziosamente descritti anche con notizie storico-artistiche e accompagnati da un “invito all’ascolto” –  sempre di grande acume e competenza musicale – a cura di Barbara Pfeffer.  La scelta è quella di non seguire un ordine strettamente cronologico ma per prossimità geografica, in modo tale che i luoghi menzionati in un singolo capitolo siano alla portata di una comoda passeggiata.  Non è un caso che le autrici organizzino fin dal 2013 visite con dei piccoli gruppi, guidandoli proprio alla scoperta dei luoghi lisztiani nel Lazio, esperienza che è dichiaratamente all’origine della pubblicazione.

Il viaggio non può che iniziare da Piazza del Popolo. Quando Liszt arriva a Roma, il 20 Ottobre del 1861, due giorni prima del suo 50° compleanno, è una delle personalità di spicco dell’intero panorama culturale europeo della sua epoca. Non a caso Heinrich Heine aveva coniato ironicamente il termine “lisztomania”. Viene descritto come personalità dal fascino irresistibile, adorato dalle donne, virtuoso del pianoforte, compositore e direttore d’orchestra ma anche intellettuale e maître à penser, osannato dalle folle come una pop star ante litteram e naturalmente criticato dagli invidiosi. Nella Città Eterna lo porta la promessa di un matrimonio (con la principessa Carolyne von Sayn-Wittgenstein) che non potrà celebrarsi ma anche – e soprattutto – l’ambizione di diventare il compositore ufficiale del Vaticano e di riformare da quello scranno la musica sacra ormai in crisi.

Dal Papa Pio IX non ebbe mai l’incarico sperato ma a Roma compose molta musica sacra: tra questa l’Oratorio Christus, considerato da Serge Gut, uno dei massimi esperti mondiali di Liszt, il terzo vertice assoluto dell’intera produzione musicale di Liszt insieme alla Sonata in Si minore e alla Sinfonia Faust. Ma a Roma esploderanno soprattutto tutte le contraddizioni di una personalità faustianamente divisa tra una vita mondana frenetica che lo porta a frequentare i salotti della nobiltà europea raccolti intorno a Piazza di Spagna e una vocazione religiosa, quasi mistica, che lo spingerà a ritirarsi nel giugno del 1863 nel Monastero della Madonna del Rosario e successivamente a prendere i voti minori, a vestire l’abito talare e farsi chiamare “Abbé”.

Un “Mefistofele in sottana”, come maliziosamente lo chiamavano nell’alta società, poiché dal Monastero pare fosse sempre pronta una carrozza per condurlo nei salotti della Città Eterna. A proposito del Monastero del Rosario, che oggi si trova nei pressi della grande struttura dell’Hotel Hilton Cavalieri a Monte Mario, nel libro troviamo una bellissima foto risalente alla fine dell’800 che lo ritrae isolato, nel mezzo della campagna romana! Un valore aggiunto del volume è infatti anche l’accurata ricerca iconografica con pitture, foto d’epoca di luoghi e protagonisti, stampe (bellissime le vedute di Piranesi), riproduzioni di lettere e documenti.

Seguendo la routine romana di Liszt, tra devozione religiosa, insegnamento della musica, obblighi sociali e bella vita, nelle oltre trecento pagine del libro si scoprono tra le altre cose angoli della città sconosciuti o dimenticati. È il caso del Campo Santo Teutonico, incantata oasi di pace tra cipressi, palme e aranci,  legato alla memoria del compositore ungherese perché qui riposano la Principessa Carolyne, alla quale dopo il mancato matrimonio rimase sempre legato da amicizia e riconoscenza, e il Cardinale Gustav von Hohenlohe, grande estimatore e protettore di Liszt negli anni romani; o della Sala Dante a Palazzo Poli (il palazzo retrostante la Fontana di Trevi) oggi sede dell’Istituto Centrale per la Grafica, ma che all’epoca vide esibirsi più volte Liszt come pianista oltre ad ospitare molte esecuzioni delle sue opere (tra queste la Sinfonia Dante e l’Oratorio Christus).

Gli ultimi capitoli sono dedicati a Villa d’Este a Tivoli. Capolavoro del Rinascimento italiano, la Villa divenne rifugio prediletto di Liszt grazie alla generosità del Cardinale Hohenlohe che mise a disposizione del musicista un appartamento al terzo piano con una vista mozzafiato sulla Città Eterna. Luogo del cuore, inesauribile fonte di ispirazione con i suoi magnifici giardini, i giochi d’acqua, le fontane “musicali” di moda nel Barocco (ma ancora oggi funzionanti!), e i suoi alti cipressi, la Villa accolse e forse consolò Liszt in anni di solitudine e profondo dolore. Qui compose gran parte del terzo libro delle Années de pèlerinage, composizioni lontane da intenti puramente descrittivi come le due trenodie Aux cyprès de la Villa d'Este – profonde meditazioni sul senso ultimo della vita e della morte - e Les jeux d'eau a la Villa d'Este, brano ricco di simbologia religiosa – l’acqua come sorgente di vita eterna - dallo spesso frainteso pirotecnico virtuosismo.

A chiudere il libro in forma ciclica, un invito all’ascolto che rimanda al primo. Se la Valleée d’Obermann nella prima versione dell’Album d’un Voyageur aveva aperto il volume, con gli interrogativi che il giovane Liszt appuntava sullo spartito “che cosa voglio? Chi sono? Che cosa posso chiedere alla Natura?”, a chiuderlo è una tarda rielaborazione della Vallée per violino violoncello e pianoforte dal titolo Tristia che sembra chiudersi sospeso in un interrogativo. Quasi al termine della sua incredibile vicenda terrena quali risposte poteva dare alle domande della sua giovinezza?

Pubblicato in: 
GN29 Anno XVI 26 maggio 2024
Scheda
Autore: 
Waldrudis Hoffmann-Barbara Pfeffer
Titolo completo: 

Le stanze di Liszt, a Roma, in Vaticano, a Tivoli-Die Aufenthalte von Liszt in Rom, im Vatikan, in Tivoli, Roma, Timía edizioni, 2023.
Pagine: 300. Euro: 50,00.