Antony. La luce che piange

Articolo di: 
Alberto Balducci
The Crying Light

The Crying Light, ultimo full lenght ad uscire a nome Antony & the Johnsons, è sicuramente una piacevolissima sorpresa, che supera le mie aspettative in merito.

Parlando del mini CD che anticipava l’uscita di questo disco (Another World, 2008), dicevo infatti come esso non fornisse del tutto le premesse necessarie affinché questo The Crying Light fosse un disco all’altezza delle potenzialità del cantautore, soprattutto a causa di una certa leggera “inconsistenza”, come se il nostro non fosse del tutto focalizzato su uno scopo preciso in fase compositiva.

E invece, tutto è bene quel che finisce bene: questo disco è il miglior prodotto offertoci da Antony più o meno dai tempi del debutto, sicuramente superiore a I Am a Bird Now (2005), che mi aveva convinto solo a metà, persuaso come sono (e le mie sensazioni corroborano questa idea) che una forma “pop” per quanto raffinata stia decisamente stretta ad un personaggio come Antony.

Infatti, questo disco s’incentra su una forma più cantautoriale che in passato. Ormai assodato che l’uomo/artista è maturato, e non necessita più di espressioni laceranti delle proprie emozioni (una catarsi andata a buon fine? Ce lo auguriamo), e superata l’impasse pop della melodia facile spezzettata tra ospiti e strutture ripetitive, troviamo un insieme di pezzi particolarmente efficace, che riesce a valorizzare il cantato senza perdere d’efficacia a livello prettamente compositivo ed emotivo.

L’apertura del disco somiglia a quella del precedente I Am a Bird Now, con la voce denudata su poche note di piano. Questo pezzo iniziale, Her Eyes Are Underneath the Ground, chiarisce subito che il songwriting è classico Antony: il cantato emozionante e quasi commosso a una storia di ricordi ed emozioni forti e personali. Altro dato introdotto sin dall’inizio è il ruolo degli arrangiamenti, che sottostanno sì alla voce, ma riescono a sottolinearla con un’efficacia discreta, mai troppo invadente ma non per questo meno incisiva e creativa.

Dopo la toccante introduzione, ci aspettano altri due ottimi pezzi: Epilepsy Is Dancing e One Dove. Il primo è un pezzo che si apre in maggiore con un tempo piuttosto veloce, con teneri intarsi solistici di chitarra classica, per poi diventare quasi straziante quando Antony intona i versi “cut me in quadrants, leave me in a corner” in un incedere, appunto, quasi epilettico.

One Dove invece, presenta un arrangiamento leggermente più sperimentale perché più diradato, nell’apertura, dove la voce è di nuovo quasi nuda, per poi crescere d’intensità in maniera composta sia strumentalmente che vocalmente, e giungere a passaggi quasi commoventi nel loro slancio di speranza e nuda, semplice introspezione: “one dove, to bring me some peace”. Uno degli apici indiscutibili del disco.

Andando avanti con l’ascolto, troviamo molte situazioni differenti, ed ogni pezzo fa quasi storia a sé, con le coordinate globali delineate sopra. Ad esempio, Kiss My Name è più spensierata e quasi danzante, Another World è sospesa e fuori dal mondo (l’avevamo già ascoltata l’anno scorso nell’omonimo EP, e qui sembra quasi in più), Aeon è una splendida canzone dal retrogusto gospel cantata su un arpeggio distorto di chitarra, mentre Dust and Water è ancora pià scarna: la voce quasi sola declama un breve testo come fosse in trance, in una sorta di canto monodico dal vago sapore antico.

Daylight and the Sun è un pezzo che parte maggiore e poi sfodera una magnifica transizione in un minore drammatico e teatrale, dove il contrasto abbacinante tra il sole (declamato in ogni cosa, nella natura, nell’uomo) e la drammaticità della musica è davvero mirabile.

La chiusura del disco è affidata brevemente alla splendida Everglade, che riassume il tutto, gioie dolori musiche emozioni, in un’elegia pastorale di fusione quasi estatica con la natura e l’universo tutto. Le sue aperture vocali sono davvero degne di nota, si direbbe quasi che riescano a trascinarti nelle sensazioni di uno spirito ritrovato.

La title track, The Crying Light, merita un discorso a parte, perché esprime con concisione tutto il percorso sostenuto per poter giungere sino a questo punto: luce in quanto momento di presa di coscienza, che piange (ma potrebbe anche ridere sguaiatamente, correre, guardare con stupore…) in quanto espressione interiore, come quella di un bambino. “Let I/Cry sight/A child at night”, essersi creati uno spazio in cui poter crescere, esprimersi, senza più timore.

Questa potrebbe anche essere una chiave di lettura in cui inquadrare l’enigmatica dedica dell’album al performer butoh Kazuo Ono, il tributo ad una danza e ad un artista la cui capacità espressiva anela all’universale.

Alla fine perciò, questo disco si rivela molto più “universale” dei precedenti: l’epicentro emotivo si sposta dilatandosi dall’intimismo più esclusivo ad una sensazione di unione col tutto, gioie & dolori, natura & uomo, io & tu ad armi pari. Il binomio strumenti/voce è sbilanciato su quest’ultima, ma riesce comunque benissimo a sottolineare questo aspetto più globale, esplorando arrangiamenti diversi (ma mai troppo invadenti), spandendosi su soluzioni l’una il contrario dell’altra, dilatandosi e contraendosi di attimo in attimo, sempre curato ma non forzato.

Anche se la forza dei pezzi non è in tutti i casi a mio avviso quella sviluppabile in potenza da Antony e dai suoi collaboratori (visto specialmente di cosa sono stati capaci con il primo disco), il risultato è qualcosa di difficilmente proposto dal music business attuale, tantomeno dal mainstream. Il fatto che qualcosa di così fragile riesca a far breccia nel cuore della gente d’oggi (e i sold out delle date del mini tour italiano ne sono un esempio) non è sicuramente da sottovalutare.

Pubblicato in: 
GN11/ 7-22 aprile 2009

Scheda
Autore: 
Antony & the Johnsons
Titolo completo: 
The Crying Light (Secretly Canadian) Tracklist:
  1. Her Eyes Are Underneath the Ground – 4:24
  2. Epilepsy Is Dancing – 2:42
  3. One Dove – 5:34
  4. Kiss My Name – 2:48
  5. The Crying Light – 3:18
  6. Another World – 4:00
  7. Daylight and the Sun – 6:21
  8. Aeon – 4:35
  9. Dust and Water – 2:50
  10. Everglade – 2:58
Anno: 
2009
Voto: 
7.5
Vedi anche: 
Per una breve disamina della carriera dell'artista precedente a The Crying Light, si veda l'articolo dedicato al mini Another World.

Altro:
Sito ufficiale
Video-intervista (estratto) sul significato dell'espressione "crying light" e altri argomenti