Capolavori del '300. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l'Appennino

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Trittico con Incoronazione della Vergine del Maestro di Cesi

La mostra Capolavori del 300. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l'Appennino a cura di Vittoria Garibaldi, Alessandro Delpriori e Bernardino Sperandio, che terminerà il 4 novembre 2018, è articolata in più sedi nei comuni di Trevi, Montefalco, Spoleto e Scheggino, sono in esposizione 70 dipinti a fondo oro su tavola, sculture lignee policrome e miniature.

In questa parte dell’Umbria lo stile dei pittori fu influenzato da Assisi, non solo per l’attenzione posta a carpire le novità, che venivano proposte sulle pareti della Basilica di San Francesco, ma anche perché queste immagini rispecchiano perfettamente quello spirito mistico eppure terreno del francescanesimo. L'esposizione è un percorso artistico in questa area dell’Umbria, che recentemente è stata ripetutamente colpita da eventi sismici, che hanno messo in pericolo la straordinaria ricchezza del suo patrimonio artistico, per evidenziarne l'unità culturale. Un itinerario che stimola i visitatori ad esplorare il territorio e le sue bellezze storiche, artistiche e naturali.

La partenza cronologica dell'esposizione è dal Museo Nazionale del Ducato di Spoleto ospitato nella Rocca Albornoz a Spoleto, in cui le opere della collezione permanente sono una introduzione perfetta alla mostra perché testimoniano lo sviluppo della pittura e della scultura spoletina del Medioevo. Il ruolo del cantiere della Basilica Superiore di Assisi e l'arrivo Cimabue fu importante per i pittori spoletini, infatti nelle opere esposte si può apprezzare una rappresentazione più realistica nell'espressione dei volti e dei panneggi rispetto alla pittura precedente. Di particolare interesse in mostra è il Maestro delle Palazze un pittore anonimo di scuola umbra, attivo a Spoleto, nella seconda metà del XIII secolo. È autore di un ciclo murale per la chiesa di Santa Maria Inter Angelos o delle Palazze, da cui deriva la sua denominazione, in cui è narrata la vita di Gesù dall'infanzia e alla passione, realizzato verso la fine del milleduecento, ornava probabilmente un oratorio. Nel 1921 gli affreschi vennero fraudolentemente strappati dalle pareti e venduti dal proprietario del monastero, Guglielmo Cianni, nonostante fossero stati segnalati tra le opere di interesse nazionale. Nel Museo Nazionale del Ducato sono esposte le pitture ottenute con il secondo strappo che ha salvato quanto era rimasto in chiesa dopo il furto, si possono così ammirare una delle scene sopravvissute e cinque brani degli affreschi rimasti in situ e distaccati nel 1964. In uno dei saloni della Rocca è collocata la ricomposizione virtuale a grandezza naturale della collocazione degli affreschi insieme a quelli conservati nei musei americani.

Il percorso prosegue poi nel Museo Diocesano, che conserva molti dipinti e sculture lignee di questa zona dalla metà del Duecento fino alla metà del secolo successivo. Nella sala dedicata alla sezione della mostra è in esposizione un prestito di grande rilievo dal Museo Marmottan Monet di Parigi il “Trittico con Incoronazione della Vergine” insieme al Crocifisso con Christus triumphans, proveniente dal Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, opere del Maestro di Cesi, che li dipinse per il monastero di Santa Maria della Stella di Spoleto, un’occasione unica per ammirarli di nuovo insieme. Il Maestro di Cesi è un pittore spoletino particolarmente significativo perché nelle sue opere si può cogliere l’evoluzione dalle forme duecentesche alla lezione di Giotto. La scena dell’Incoronazione al centro del Trittico, è incorniciata nella mandorla secondo la tradizionale iconografia umbra ed è impreziosita dalle scene della vita della Vergine. L’attenzione al culto della Vergine ribadisce i legami con Assisi perché è centrale nella spiritualità francescana. Di notevole importanza anche il Paliotto del Maestro di San Felice di Giano proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Umbria. Le opere mettono a confronto il Maestro di Cesi con il Maestro di San Felice di Giano, un interessante predecessore legato alla pittura di Giunta Pisano, mentre il Maestro di san Ponziano, di cui sono in mostra alcune opere, è un pittore contemporaneo al Maestro di Cesi e con lui si confonde per la grande vicinanza stilistica. La Basilica di Sant’Eufemia, annessa al Museo completa l’esposizione ed è la suggestiva cornice dove sono state collocate altre opere che illustrano efficacemente il rapporto tra pittura e scultura. Gli stessi artisti che dipingevano potevano essere anche gli artefici delle statue lignee policrome, che venivano sbozzate grossolanamente, poi coperte con una tela gessata e infine dipinte.

La mostra prosegue a Trevi nella suggestiva Chiesa di San Francesco, adiacente la Pinacoteca Comunale, posta nell’omonimo convento. In questa chiesa, è conservata una gigantesca croce sagomata di meravigliosa fattura databile intorno al 1317 che ha dato il nome al suo autore: Maestro della Croce di Trevi. L’artefice partecipò alla decorazione della Basilica di Assisi e fu attivo probabilmente già alla fine del XIII secolo, proprio in coincidenza con la presenza di Giotto in Umbria. È in esposizione anche il corpus del Maestro di Fossa, affascinante maestro spoletino la cui influenza perdura fino al Quattrocento. Nelle sue opere, dipinti e statue, si nota non solo l’influenza di Giotto e ma anche quella di Simone Martini.

Il percorso storico artistico prosegue a Montefalco, nel Complesso Museale di San Francesco sono esposte tre opere trecentesche di grande importanza che ritornano a Montefalco e due nella chiesa che ornavano, furono disperse a causa dalle razzie napoleoniche e dalla conseguente dispersione del patrimonio mobile. Due di queste opere sono normalmente esposte nell’appartamento di rappresentanza del Pontefice, quindi invisibili al pubblico, e sono stati restaurate per l’occasione dai laboratori dei Musei Vaticani. Si tratta del grande dossale che era sull’altare maggiore della Chiesa di San Francesco, opera del Maestro di Fossa, che può essere accostato alla magnificenza delle opere di Simone Martini, la cui arte esercitò un’indubbia influenza, e la tavola per l’altare della Cappella di Santa Croce nella Chiesa di Santa Chiara di Montefalco, opera estrema del più giottesco dei pittori spoletini, il Maestro di Cesi. Il dossale del Maestro di Fossa è un polittico diviso in cinque parti, di splendida fattura per la composizione delle scene e la ricchezza dei dettagli delle immagini, in cui è palese l’influenza di Giotto. Al centro è rappresentato nella cuspide Cristo benedicente, sotto la Crocifissione, mentre sotto più piccola L’ultima cena. Nella prima delle due tavole a sinistra, nella cuspide c’è l’evangelista Matteo, in alto è dipinta La lavanda dei piedi mentre Il bacio di Giuda è più in basso, sotto sono raffigurati Santa Caterina d’Alessandria e San Biagio. Nella seconda cuspide c’è San Giovanni evangelista, in alto è rappresentato Cristo in preghiera nel Getsemani e sotto Cristo e la Veronica, ancora sotto San Pietro e San Giovanni Battista. Nella prima cuspide di destra c’è San Luca e le scene dipinte sono sopra l’Ascensione e sotto la Deposizione sotto ancora sono effigiati San Paolo e San Francesco. Nella seconda cuspide c’è San Marco sotto viene raffigurata la Pentecoste e più sotto la Resurrezione ancora più in basso i Santi Ludovico di Tolosa e Chiara. A questi si aggiunge lo stendardo processionale con la Passione di Cristo, anche questo in origine nella chiesa di San Francesco a Montefalco.

Si deve anche sottolineare che gli artisti pittori e scultori erano itineranti e quindi le loro opere si ritrovano alche nelle zone confinanti delle Marche, dell’Alto Lazio e dell’Abruzzo del nord. Per questo a Scheggino nello Spazio Arte Valcasana, sono indicati gli itinerari che coinvolgono quattro regioni: Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo. Ventinove i Comuni coinvolti, di cui 19 in Umbria, con 72 chiese e oltre cento tra opere e cicli pittorici: interessata tutta la Valnerina, ma anche la Valle Umbra, il Folignate e lo Spoletino, Nocera Umbra, Fossato di Vico e alcune zone del Ternano, la provincia di Macerata, il Reatino, L’Aquila e il suo circondario. Ci sono inoltre in esposizione alcuni frammenti degli affreschi e del rosone destro dell’abbazia di San Salvatore a Campi di Norcia, gioiello dell’arte romanica gravemente danneggiato dal sisma, attualmente oggetto di un impegnativo cantiere di recupero e restauro degli affreschi superstiti.

Pubblicato in: 
GN37 Anno X 21 agosto 2018
Scheda
Titolo completo: 

Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino
Montefalco, Complesso Museale di San Francesco; Scheggino, Spazio Arte Valcasana; Spoleto, Museo Diocesano - Basilica di Sant’Eufemia e Rocca Albornoz – Museo Nazionale del Ducato di Spoleto; Trevi, Museo di San Francesco
24 giugno – 4 novembre 2018

Mostra promossa da Regione Umbria, Archidiocesi Spoleto-Norcia, Polo Museale dell’Umbria, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Comune di Trevi, Comune di Montefalco, Comune di Spoleto, Comune di Scheggino
Con il patrocinio di Musei Vaticani, ICOM Italia
Con il contributo di Gal Valle Umbra e Sibillini
Organizzata da Civita Mostre, Sistema Museo
Partner Associazione Rocca Albornoziana, Ambito Territoriale Integrato 3 Foligno, Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, VusCom Foligno
Sostenitore Banca Popolare di Spoleto, Fabiana Filippi
A cura di Vittoria Garibaldi, Alessandro Delpriori, Bernardino Sperandio
Catalogo Quattroemme

INFO E PRENOTAZIONI MOSTRA
Call center 0744 422848 - callcenter@sistemamuseo.it
Montefalco, Complesso Museale di San Francesco: 0742379598, montefalco@sistemamuseo.it
Spoleto, Rocca Albornoz: 0743 224952, museoducatospoleto@sistemamuseo.it
Spoleto, Museo Diocesano: 0577 286300, prenotazioni@duomospoleto.it
Trevi, Museo di San Francesco: 0742 381628, trevi@sistemamuseo.it
Scheggino, Spazio Arte Valcasana: c/o Comune di Scheggino 0743 613232 - 329 0141238

www.capolavorideltrecento.it