Comandante. Il mito dell'italianità in un film celebrativo

Articolo di: 
Teo Orlando
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Siamo all'inizio della partecipazione dell'Italia alla Seconda guerra mondiale, nel 1940. Il capitano di corvetta (grado della marina militare corrispondente a quello di maggiore dell'esercito) Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina. Il 16 ottobre del 1940, mentre naviga nell'oceano Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un piroscafo mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e carico di materiale bellico inglese, che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l'equipaggio italiano. Da questo episodio il regista Edoardo De Angelis è partito per proporci una vibrante pellicola, con Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro: Comandante.

In effetti, il mercantile non esita, sottovalutando le sue forze, a ingaggiare una una breve e violenta battaglia, nella quale gli uomini di Todaro hanno la meglio, affondando la fragile imbarcazione con poche e ben assestate cannonate. Ma a questo punto il Comandante prende una decisione destinata a cambiare il corso degli eventi in modo inaspettato: quella di salvare la vita ai 26 marinai belgi, che altrimenti sarebbero andati a sicura deriva su una scialuppa di salvataggio, annegando nell'oceano. Come previsto dalla legge del mare, i naufraghi vanno accompagnati fino al porto più sicuro.

Per accoglierli a bordo, il comandante  è però costretto a navigare in regime di "emersione" per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo così a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. In quei tre giorni, il sottomarino si trasformerà in un luogo di incontro/scontro tra sconosciuti, anche molto diversi tra loro, ma più simili di quanto non pensassero. Nonostante tentativi di sabotaggio e di ammutinamento, il comandante Todaro riesce a tenere la "barra dritta", portando il sommergibile a destinazione. Quando il capitano del Kabalo,  dopo che sono tutti sbarcati nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: “Perché noi siamo italiani"!

E nel film si instaura anche un legame di solidarietà umana e intellettuale tra Todaro (un convincente e determinato Pierfrancesco Favino, che ben interpreta la personalità dell'ufficiale, monarchico convinto e cattolico osservante, ma dedito anche a pratiche esoteriche come lo yoga, l’occultismo e lo spiritismo) e l'ufficiale belga Jacques Reclercq, interpretato dal giovane e volitivo attore di teatro Johannes Wirix, unico tra i commilitoni del paese "nemico" capace di parlare fluentemente italiano. Ma anche l'unico che sembra condividere con l’ufficiale italiano il sincero interesse per qualcosa che non sia ideologia militare e politica o per la guerra come tale. Guerra, per giunta, in cui non avrebbe mai voluto imbarcarsi. Johannes appare come una sorta di naufrago con grande dignità, speranzoso e allo stesso tempo disperato, perdendo in un caso il suo aplomb nordico, per insegnare insegnando a un marinaio napoletano della fazione opposta come preparare bene le patatine fritte. Rivela così una sorta di doppia identità, aliena quasi per chi non lo conosca bene: per i suoi connazionali perché troppo colto e proveniente da una famiglia alto-borghese, per gli italiani per via della sua nazionalità.

Nel film non mancano momenti di autentica "poesia", come la scena, epica, onirica e dolente insieme, in cui un marinaio, che nella vita quotidiana fa il pescatore di coralli a Torre del Greco, nella costiera napoletana (Gianluca Di Gennaro), riesce, a prezzo della sua vita, a disincagliare il sommergibile operando in pratica in apnea fino al limite della sua resistenza.

Nonostante questi indubbi pregi, il film non è andato esente da varie critiche, come quella del critico e storico dell'arte Tomaso Montanari, che, in un articolo comparso sul Fatto quotidiano, ha sostenuto che il film "ha trasmesso al Paese questi due messaggi: il fascismo ha fatto anche cose buone, gli italiani sono brava gente". Secondo il critico, il revisionismo di cui sarebbe intriso il film va al di là delle stesse intenzioni di attori e regista. Da parte nostra, pur non condividendo del tutto questo giudizio, non dissentiamo dal fatto che forse nel film sia presente un eccesso di esaltazione agiografica dell'esemplarità della condotta degli italiani. Anzi, probabilmente il regista ha voluto sottolineare come il comandante abbia voluto rispettare la  legge del mare e ottemperare a un senso di umanità superiore a quello di alcuni degli attuali governanti, come dimostrerebbero le polemiche sopravvenute dopo il naufragio di Cutro, nel febbraio del 2023.

Peraltro, il film tenta anche di occultare, o di dissimulare, il contesto degli avvenimenti, dipingendo il comandante Todaro, ripetutamente, come un "uomo di mare", piuttosto che come un membro della regia e fascista marina italiana, che terminò la sua carriera (e anche la vita) nella X Mas, benché nella fase precedente alla sua trasformazione in un manipolo di criminali di guerra: infatti, nel novembre 1941 Todaro passa al servizio della X Flottiglia MAS, con la quale prende parte al blocco del porto di Sebastopoli nel Mar Nero, contro le forze della marina sovietica:  la X Mas non era ancora diventata la vergogna e il disonore delle forze armate italiane: ciò avvenne dopo l’8 settembre 1943 quando il suo comandante, Junio Valerio Borghese, decide di farne una masnada di aguzzini al servizio dei nazisti e della Gestapo, responsabile di rastrellamenti e di torture nei confronti degli ebrei italiani e dei partigiani. Orrori dei quali Todaro non è nemmeno venuto a conoscenza poiché nel dicembre del 1942, dopo aver lasciato la X Mas ed essere tornato nel Mediterraneo al comando del peschereccio armato Cefalo, trovò a la morte all’età di 34 anni dopo un attacco al porto tunisino di Bona, raggiunto nel sonno da una raffica di mitraglia sparata da uno Spitfire inglese.

Ma il regista, nelle note della sceneggiatura, scritta con Sandro Veronesi, cerca di trasformare la vicenda di Todaro in una sorta di epopea metastorica, affermando addirittura che "l'uomo alla guida di una trireme romana duemila anni fa è lo stesso che comanda un sommergibile nel 1940, in Atlantico, in piena guerra. Quell’uomo si chiama Salvatore ed è forte. Affonda il ferro delle navi nemiche senza paura e senza pietà. Ma il nemico inerme non è più nemico, è solo un altro uomo e allora lo salva. Perché l’essere umano davvero forte è quello capace di tendere la mano al debole. Salvatore conosce le leggi eterne che governano il cielo e il mare e sa che sono superiori a qualunque altra legge: chi salva un solo uomo, salva l’umanità". A noi sembra apprezzabile tanto universalismo umanitario, ma non vorremmo che si trasformasse in una sorta di legittimazione ex post del coinvolgimento italiano in una guerra di aggressione, come fu il secondo conflitto mondiale.

Pubblicato in: 
GN1 Anno XVI 3 novembre 2023
Scheda
Titolo completo: 

Comandante

Lingua originale:    italiano
Paese di produzione:    Italia
Anno:    2023
Durata:    155 minuti
Genere:    storico, drammatico, guerra
Regia:   Edoardo De Angelis
Soggetto:    Edoardo De Angelis
Sceneggiatura:    Edoardo De Angelis, Sandro Veronesi
Produzione:    Pierpaolo Verga, Nicola Giuliano, Attilio De Razza, Edoardo De Angelis, Paolo Del Brocco, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri
Casa di produzione:    Indigo Film, O' Groove, Rai Cinema, Tramp Ltd., V-Groove, Wise Pictures
Distribuzione in italiano:    01 Distribution
Fotografia:    Ferran Paredes Rubio
Montaggio:    Lorenzo Peluso
Effetti speciali:    Kevin Tod Haug
Musiche:    Robert Del Naja
Scenografia:    Carmine Guarino
Costumi:    Massimo Cantini Parrini

Interpreti e personaggi
Pierfrancesco Favino: Salvatore Todaro
Massimiliano Rossi: Vittorio Marcon
Johan Heldenbergh: Georges Vogels
Arturo Muselli: Danilo Stiepovich
Giuseppe Brunetti: Gigino Magnifico
Gianluca Di Gennaro: Vincenzo Stumpo
Johannes Wirix: Jacques Reclercq
Paolo Bonacelli: Betti
Pietro Angelini: Ivano Leandri
Mario Russo: Salvatore Minniti
Cecilia Bertozzi: Anna
Silvia D'Amico: Rina Todaro
Giustiniano Alpi: Morandi
Luca Chikovani: Leonardo Barletta
Giorgio Cantarini: Vezio Schiassi