Deutsche Oper Berlin. Věc Makropulos e l'utopia dell'immortalità

Articolo di: 
Livia Bidoli
Die Sache Makropulos

Una premiere alla Deutsche Oper di Berlino per una delle opere più enigmatiche di Leos Janácek, Věc Makropulos Die Sache Makropoulos, ovvero L’affare Makropoulos, è stata presentata dal 19 febbraio fino al 30 aprile 2016 in cinque recite ed un cast favoloso: Evelyn Herlitzius nella parte della donna dalle molteplici identità; Ladislav Elgr in quella di Albert Gregor; Derek Welton come Barone Prus. Sul podio la vibrante bacchetta di Donald Runnicles ed alla regia il giovane e molto attivo David Hermann.

La storia di Věc Makropulos risale a due commedie: una di George Bernard Shaw, ossia Back to Methuselah (1921), piuttosto ottimistica, e l’altra, dalla quale è tratto il libretto di Karel Čapek, invece molto più drammatica, che è stata messa in scena nel teatro Vinohrady di Praga nel 1922, poi tradotto in libretto da Leos Janácek stesso, innamoratosene subito: fu pronta per essere messa in scena al Teatro Nazionale di Brno il 18 dicembre 1926.

Fulcro della storia è la celebre cantante Emilia Marty, donna affascinante ed algida, centro gravitante dell’interesse di quasi tutti gli uomini che incontra: dal giovane Albert Gregor, fino al Barone Jaroslav Prus e a suo figlio Janek. Fascino mortale, freddo, che giungerà alla condanna di sé stessa e, involontariamente, al suicidio di Janek. Emilia Marty possiede plurime identità, cinque per l’esattezza, e tante quanto basta a coprire un arco di 337 anni, grazie alla “formula Makropulos” (“Věc“ in ceco significa “affare”, “documento”, ma anche “formula”) inventata dal padre alchimista cretese Hieronymus Makropulos per l’imperatore Rodolfo II (1576- 1612), che rimase famoso per aver spostato la capitale dell’impero austroungarico da Vienna a Praga, e per il suo acceso interesse per l’esoterismo, che gli fece richiedere questo elisir di lunga vita a Makropoulos. Rodolfo però non si fidava e richiese al padre di farla prima provare alla figlia di lui, Elina: spaventato dal fatto che lei all'inizio si ammalò, fa imprigionare il padre mentre lei, di lì a poco, guarisce e fugge via: diverrà una cantante straordinaria attraverso i secoli per la sua tecnica prodigiosa, cambiando identità per sfuggire a possibili sospetti. Le cinque donne in rosso granato che si vedono sul palco sono i suoi doppi: l'odierna Emilia Marty, incantevole e glacialmente magnetica Evelyn Herlitzius, che ha interpretato magnificamente tutte le sfumature di un carattere così inquieto e tormentato; quanto le altre identità, di Eugenia Montez, come di Ellian MacGregor, Ekaterina Myshkina, Elsa Müller ed infine la prima, nata nel 1585, Elina Makropulos. Tutte queste donne vestite di prugna violaceo fino al rosso amaranto, sono dei doppi in potenza, repliche di una sola EM, formula di giovinezza che però nega la felicità essendo quest'ultima legata ad una temporalità che a lei è venuta a mancare. In cerca di nuovo della formula, cerca di convincere il Barone Prus a dargliela – era nascosta nel testamento del suo avo, l'unico uomo amato durante la sua longeva vita dai caratteri vampireschi – anche per far rispettare la catena ereditaria che vedrebbe Albert Gregor destinatario dei beni come discendente, poiché figlio illegittimo del Barone suo antenato e di un'attrice dal nome di Ellian MacGregor.

Questa inquietante quanto filosofica, opera di  Leos Janácek, è densamente intessuta di tratti biografici che hanno ispirato questa come l'ultima produzione del compisitore ceco: Kamila Stösslová, giovane musa di 38 anni più giovane, un amore platonico che viene intonato dagli stessi archi del quartetto n.2 soprannominato appunto Intimate Letters (1928), quelle plurime che lui le ha scritto; memoria consapevole di aver smosso l'imagery dell'autore anche per Káťa in Katya Kabanová, la volpe in La piccola volpe astuta; Il diario di uno scomparso; Messa Glagolitica;  Sinfonietta.

L'inquieta malinconia di Emilia Marty traspare dalle note e dal cantato, che si fa misterico come la formula che la tiene in vita: dei passi dentro l'oscurità che Donald Runnicles, Generalmusikdirektor (direttore musicale generale) dell'Orchester der Deutschen Oper Berlin dal 2009, ha fatto risuonare su un palco diviso in tre secoli potremmo dire, dal regista Hermann; sulla sinistra la fine del '500, Elina nella casa del padre; la moderna Emilia Marty nella Praga del 1922, ed a lato ci sembra di scorgere un eburneo e glaciale futuro, quello di una donna che cavalca il tempo senza più goderne: ed il Barone Prus, inossidabile Derek Welton, che l'ha ricattata, si lamenterà della fredda notte trascorsa nell'alcova di un albergo in cambio dei documenti che lei cerca. Ben più fragile e commovente la figura di Albert Gregor, l'innamorato discendente di Elina, il bravo Ladislav Elgr. Robert Gambill interpreta la paurosa figura dell'amante pagliaccio di Eugenia Montez, ovvero il Conte Hauk-Sendorf, ed è interessante lo scambio di battute tra gli inservienti dell'hotel, figure grottesche in questa che si configura come una ricerca di salvezza dalla vita stessa, a cacciare in fondo al pozzo dei romanzi le false utopie sull'immortalità, sui passi dei glissando e delle voci a volte volutamente stentoree e rotte dall'angoscia di una vita senza significato perduti sulle isole sempiterne del tempo.

Pubblicato in: 
GN25 Anno VIII 5 maggio 2016
Scheda
Titolo completo: 

Deutsche Oper - Berlino
Věc Makropulos – Die Sache Makropoulos
Libretto di Leos Janácek basato su una commedia di Karel Čapek
Premiere assoluta 18 dicembre 1926 al Teatro Nazionale di Brno
Premiere alla Deutsche Oper Berlin 19 febbraio  2016
In lingua ceco con sottotioli in Tedesco e inglese

Premiere venerdì 19 febbraio 2016
Repliche: 25, 28 febbraio 2016
27 e 30 aprile 2016

Cast
Direttore Donald Runnicles
Regia David Hermann
Scenografia e costumi Christof Hetzer, William Spaulding
Videodesigner Martin Eidenberger
Luci Ulrich Niepel
Dramaturge Anne Oppermann, Yvonne Gebauer

Emilia Marty, formerly Elina Makropulos, célèbre cantante
Evelyn Herlitzius
Albert Gregor Ladislav Elgr
Avvocato Dr Kolenatý Seth Carico
Vítek, segretario di Kolenatý Paul Kaufmann
Krista, sua figlia, giovane cantante Jana Kurucová
Jaroslav Prus Derek Welton
Janek, suo figlio Gideon Poppe
Count Hauk-Sendorf  Robert Gambill
Tecnico di scena Andrew Harris
Donna delle pulizie Rebecca Raffell
Cameriera Adriana Ferfezka

Chor der Deutschen Oper Berlin
Orchester der Deutschen Oper Berlin

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