Duplicity. Tra menzogne reciproche ed etichettata eleganza

Articolo di: 
Barbara Gigliotti
Duplicity

Duplicity ha una doppia anima: la prima (più evidente) è una storia d’amore vissuta con un retrogusto di bugie reciproche, l’altra (di sfondo) è la rivalità fra due multinazionali in lotta tra loro. Julia Roberts e Clive Owen innestano una relazione su un un terreno pulito quanto possono esserlo due colossi di cosmetici, e trasparente come le agenzie segrete per le quali lavorano.

Una leggera ed hollywoodiana storia d’amore, vissuta furtivamente nell’eleganza di hotel prestigiosi di ricchi quartieri di maestose città, come bambini che amano nascondersi nella tenda costruita in salotto, illudendosi di essere lontani dal mondo degli adulti manipolatori.

Storia piacevolmente condita da furti di formule segrete, passi veloci in tacchi a spillo, o zeppe esagerate per la Roberts ed eleganti completi da uomo considerando che, come sostiene il costumista Wolsky nel pressbook, i costumi devono essere perfetti sin dalle prime scene, perché è da quelle che il pubblico inizia a giudicare la validità di un film.

Così, tra un completo Armani e una passeggiata alla Grand Central Station di Manhattan, passando per il Pantheon e numerosi aeroporti, i due protagonisti vivono (malgrado le loro reciproche vite segrete da spie), una spumeggiante storia d’amore. A simboleggiarla il tappo da spumante nella cassetta della posta o, se capita, anche sopra una palla da bowling.

Gilroy, il regista e sceneggiatore, quando ha creato i personaggi del film, pensava a due amanti totalmente incapaci di essere sinceri l’uno all’altro, soprattutto relativamente ai propri sentimenti. Si percepisce un clima di continua e scherzosa indagine, ad opera soprattutto della Roberts (parità nel lavoro, ma non forse nel modo di manifestare i sentimenti e nel bisogno di chiarezza). Dall’altra parte, però, la loro storia sembra essere molto più spontanea e linda di tante banali o normalissime relazioni (e professioni). Soprattutto c’è complicità, e intenzione di comprendere i pensieri (anche cattivi) dell’altro, entrambi perfetti per i canoni da agenti segreti d'elaborazione cinematografica.

L’altro tema del film è la lotta tra multinazionali, splendidamente rappresentata dalla scena iniziale, con caratteristiche comuni al cabarettismo, all’anatomia che sfiora la necrofilia, alla fisica: i due amministratori antagonisti, scendendo da diversi jet privati, iniziano ad azzuffarsi in una scena talmente rallentata da far cadere l’attenzione su inquietanti particolari. Guance mollicce in viscidi visi, gambe volanti e leggere agganciate a pance pigre e ingombranti, pioggia grigia precipitata da un cielo abituato a colori altrettanto appesantiti da fonti di inquinamento, e che si riversa su corpi abituati a vivere di ipocriti formulari e sovranizzanti interessi di potere.

Il montaggio di questa apertura al rallentatore sembra far da sintesi al cuore simbolico del film; il fiume dei continui flashback conferiscono dinamicità, ma soprattutto districano la trama volutamente aggrovigliata, regalando al film un ritmo gradevole. Film studiato nei minimi particolari, forse anche troppo (ad esempio la scena dei due amanti spie seduti all’entrata dell’ultimo hotel potrebbe essere la versione elegante di due cuori che si trovano seduti a terra nella loro capanna?). All’insegna di etichette, mode, vanità e vita lussuosa.

Pubblicato in: 
GN11/ 7-22 aprile 2009
Scheda
Autore: 
Tony Gilroy
Titolo completo: 

Duplicity
Regia di Tony Gilroy
Sceneggiatura di Tony Gilroy
Interpreti
Clive Owen, Julia Roberts, Tom Wilkinson, Paul Giamatti, Wayne Duvall, Thomas McCarthy, Christopher Denham, Kathleen Chalfant
Fotografia di Robert Elswit
USA 2009
Uscita al cinema il 10 aprile 2009
Genere Spionaggio, Thriller
Durata di 129'

Anno: 
2009
Voto: 
6.5
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