Editoriale. Andrew Doyle e Centro Machiavelli. Cancel Culture

Articolo di: 
Livia Bidoli
Andrew Doyle

Ogni volta che rivedo l'abbattimento dei monumenti a Colombo oppure a Rhodes, quest'ultimo non molto simpatico, "razzisticamente" parlando, mi vedo di fronte uno spettacolo di bieca ignoranza: un po' come quando hanno abbattutto la statua di Lenin in Ucraina, i cosacchi erano ucraini e senza di loro l'Unione Sovietica non sarebbe nata e soprattutto la Russia, allora tutt'uno con l'Ucraina, non si sarebbe liberata degli Zar. Ecco, uno spettacolo che vuole cancellare la storia, oppure riscriverla motu proprio?
La domanda che si fanno il giornalista e docente nordirlandese Andrew Doyle ed alla conferenza del Centro Machiavelli alla Biblioteca della Camera dei Deputati in molti, tra cui lo storico Eugenio Capozzi, Emanuele Mastrangelo ed anche, in ultima analisi, Francesco Borgonovo, quest'ultimo approdando alla questione "scuola".

Il libro di Andrew Doyle, pubblicato dalla casa editrice indipendente Piano B, si intitola Libertà di parola e sottotitola, molto argutamente, "Sul totalitarismo dei buoni". Doyle è un drammaturgo, uno scrittore satirico, un giornalista della BBC, di The Independent e di The Sunday Times, tra gli altri. Per fare un pò di satira ai tempi di internet ha creato un famoso account-parodia chiamato Titania McGrath, fantomatica attivista sociale - somigliante non poco alla nostra sedicen(t)ne Greta Thumberg, che ha sforato un milione di follower su twitter, da poco "liberato" parzialmente dai diktat dei facty-checker di turno cambiando proprietario, ovvero diventando proprietà di Elon Musk.

Doyle inizia il suo libro, che riguarda non solo la "cancel culture", ma una sorta di "censura onnivora", parlando del caso esilarante e tragico di un ex funzionario di polizia britannico, Harry Miller, che nel 2019 dovette sottostare ad un processo per aver pubblicato su twitter, appunto, una filastrocca considerata transfobica dall'organismo inglese che si chiama Hate Crime Operational Guidance (HCOG), che emanò nel 2014 una guida di protocolli su come gudicare casi simili anche sui social, considerati media. Il Telegraph, che ha pubblicato tutta la storia di Miller, nonché la sua vittoria, ha reso noto che ben 120.000 icidenti di questo tipo (denunciati come reati d'odio, hate speech) sono stati registrati tra 2014 e 2019 in Inghilterra e Galles. Viene subito in mente il tribunale miltoniano dell'Areopagitica (1644) riformato tecnologicamente per condannare gli odierni Giordano Bruno e  Galileo Galilei, alla faccia del free speech (libera espressione) anglosassone!

La questione della "libertà di parola", ovvero di poter esprimere le proprie opinioni è alla base della democrazia e Doyle nel suo libro si chiede se: "E' riservata a tutti o a coloro che sposano ideali moralmente giustificabili?" (Doyle, Libertà di parola, Piano B, 2022, p. 55), riallacciandosi alle premesse: "Qualsiasi barriera legale alla libertà di espressione ci priva di questa capacità di decidere, e trasferisce le nostre responsabilità personali allo Stato" (ivi, p. 41). Inoltre, aggiunge: "La gran parte degli obiettivi della cancel culture sono preventivi", e la gogna pubblica serve a non far piu' assumere coloro che si sono "macchiati di questo crimine" non facendoli quindi lavorare. Ci si è provato anche con la celebre autrice della saga di Harry Potter, J.K. Rowling, quando si è "permessa" di asserire che "La condizione femminile ha una base biologica" (ivi, p. 49) e quindi ponendosi in contrasto con la vulgata LGBT: a questo punto un gruppo di studiosi e scrittori ha pubblicato una "lettera aperta" all'Harper's Magazine: "per deplorare questo clima di intolleranza" (ivi, p. 48): la lettera era firmata da Noam Chomnsky, Maragret Atwood, Salman Rushdie, e naturalmente, J.K. Rowling. ("A letter on justice and open debate", Harper's Magazine, 7 luglio 2020). Annoto anche l'articolo a cura di Nick Cave, noto cantante post-punk e poeta originale, pubblicata sullo Spectator dell'11 dicembre 2020 ed intitolata: "Why cancel culture destroys the creative soul?" e rispondendo che "la cancel culture è il contrario della misericordia".

Doyle afferma molto concretamente che: "Bisogna diffidare dei rimedi a breve termine che potrebbero fornire agli Stati un comodo strumento per imporre la censura" (Ibid, p. 60), e cita il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti per avvalorarlo, ovvero Benjamin Cardozo (lo fu dal 1932 al 1938): "La libertà d'espressione è la matrice, la condizione indispensabile di quasi tutte le altre forme di libertà" (ivi, p. 61). Ergo, come afferma Mario Savio: "E' ciò che rappresenta la dignità stessa dell'essere umano" (ivi, p. 62). Quindi non si può cancellare qualcosa solo perchè chi la pronuncia non ci è simpatico oppure non è in linea con le nostre idee: e questo va d'accordo con un altro diritto che, come asserisce spesso il giornalista Franco Fracassi, è venuto meno, ossia il "diritto di ascoltare" oppure di non farlo. L'offesa che percepiamo da chi non è coerente con le nostre idee è infatti motivata, spesso però risulta non intenzionale: in un dibattito, anche il piu' pacifico, non sarà mai assente la presenza di qualche argomento o punto di vsta che noi possiamo considerare "offensivo" solo perchè non siamo d'accordo con esso, questo però non dà il diritto di "epurarlo". Neppure nel caso in cui proviamo disagio, altrimenti si trasformerebbe, appunto in "censura".

Questo conduce anche ad un'altra osservazione, sulla cosiddetta "finestra di Overton": "La gamma di opinioni rtenute accettabili dalla società in un dato momento" (ivi, p. 74), e continuo, citando George Orwell: "Se la libertà significa qualcosa, è il diritto di dire alle persone ciò che non vogliono sentirsi dire" (George Orwell, La libertà di stampa, in Il potere e la parola, Piano B edizioni, 2021, p. 79.). Naturalmente, ça va sans dire, che la satira, che colpisce qualsiasi ideologia o religione, in un sistema censoreo, sarebbe del tutto impossibile e che le vittime di Charlie Hebdo a Parigi sarebbero "colpevoli".

La paura generata dal poter perdere il lavoro, la reputazione, le relazioni sociali sulla base del giudizio delle proprie opinioni conduce molto facilmente all'autocensura: diffussisima soprattutto tra gli artisti che lavorano se guadagnano, non solo la stima, bensì la "simpatia" dei committenti o di chi, in un modo od in un altro, li fa accedere a possibilità lavorative. Essendo "il linguaggio la chiave della manipolazione" (ivi, p. 111). Lo sapeva bene Edward Bernays che ci costruì il suo impero con la "Propaganda" (edito per la prima volta nel 1928 e disponibile nelle edizioni Piano B nella traduzione di Andrea Roveda), ed a seguire "Poison" Ivy Lee, che ripulì l'immagine di John Davison Rockfeller Jr. dall'eccidio di Ludow del 1914, quest'ultimo, Lee, messo a libro paga da Josef Goebbels, Ministro della propaganda e dell'istruzione naziste.

Ciò che afferma quindi Emanuele Mastrangelo, redattore capo del mensile «Storia in Rete, pubblicista, cartografo storico-militare, autore con Enrico Petrucci di Wikipedia (Bietti, 2014) e Iconoclastia (Eclettica, 2020) in conferenza alla Biblioteca della Camera dei Deputati sul tema Cultura e identità, ovvero: "Interdire alle altre realtà culturali le stanze dei bottoni mira a cancellare la civiltà cristiana e con lei tutta la tradizione che porta con sé, una sorta di genocidio culturale come titola il sottotitolo, molto esplicativo, al mio libro Iconoclastia: La pazzia contagiosa della Cancel Culture che sta distruggendo la nostra storia. Si inventano nuovi diritti e con essi la cultura della cancellazione (distruzione di personaggi pubblici eterodossi) e cancellazione della cultura (distruzione della memoria storica)."

L'ultima parte del convegno è stata del giornalista, vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo e parla dei giovani e della scuola, sede primaria del lascito culturale da una generazione all'altra: "Si dice in giro che i giovani sono  tutti lobotmoizzati, non è vero! Sono sdraiati perchè li hanno fatti sdraiare, invece sono curiosi, c'è tanta bellezza, il piu' sta nel dargliela. La prima questione riguarda la questione degli stipendi degli insegnanti che sono svalutati proprio da questo fattore economico. L'insegnante delle scuole superiori è doppiamente svalutato perchè è anche considerato come uno che non ce l'ha fatta a fare l'università, invece dietro ci sono persone che fanno tantissimo insieme a casi di inettitudine, quindi la questione culturale è prima di tutto motivare chi insegna la cultura ai giovani nelle scuole e apprezzarli attraverso il miglioramento delle condizioni economiche, che è il mezzo valutativo oggi. Dobbiamo partire da questo: lo stato deve rispettare concretamente l'insegnante riconoscendogli valore. Il bravo insegnante motiva a sua volta i propri studenti: ognuno di noi ne ha avuto almeno uno nella vita che gli ha dato la voglia di leggere, di istruirsi. Poi alla base del rapporto con i ragazzi c'è una visione del mondo sbagliata. Perchè non si leggono libri? Perchè si fa fatica: noi abbiamo una società che ha elaborato una forma di rimozione, della morte, della fatica, della sofferenza, per cui siamo disabituati a fare fatica e si vede a molti livelli. L'abbandono dei licei da parte di molti ragazzi dpende da questo, nonostante il carico di studio minore rispetto ai nostri tempi. Da un lato i ragazzi sono choosy quando non accettano i lavori sottopagati dall'altro abbiamo quel fenomeno la "silviorlandizzazione della scuola italiana", i film sono molto divertenti però era un insegnante che faceva da papà e da amico ai suoi studenti.  Inoltre aggiungo, come facciamo a dare il buon esempio se per due anni e mezzo abbiamo avuto paura di dare la mano al nostro vicino di casa per timore del contagio? La paura è la migliore arma di controllo. Christopher Lasch (americano,1932-1994, è stato uno dei maggiori storici delle idee del Novecento, N.d.R.) siamo nella società della sopravvivenza chi te lo fa fare di costruire per il futuro? Ecco, dobbiamo partire da qui e dall'amore per la libertà, con coraggio, è l'unica cosa che ci è rimasta e per cui vale la pensa spendersi."

Aggiungo un intervento breve di Lorenzo Bernasconi, rucercatore del Centro Machiavelli: "Ciò che definisce una civiltà sono i suoi confini culturali. La cultura unisce quanto divide: ha una pretesa di verità, è di parte, è esclusiva. Non bisogna avere paura di riproporre con forza la propria cultura, anche perché i giovani prediligono proprio le proposte forti."

Concludo con un'ultima citazione da Thomas Paine, autore di Democracy in America (1835):

 “Chi vuole rendere sicura la propria libertà, deve proteggere dall’oppressione anche il suo nemico; poiché se viola questo dovere, stabilisce un precedente che si estenderà a lui stesso»

Evidenzio poi sul fenomeno della "cancel culture" direttamente connesso alla propaganda di cui abbiamo già appuntato le vesti principali, l'inedito, monumentale libro del sociologo francese Jacques Ellul, omonimo Propaganda, in uscita ancora per la casa editrice Piano B, che si annovera come una delle edizioni indipendenti di riferimento di questi anni. 

Pubblicato in: 
GN25 Anno XV 17 maggio 2023
Scheda
Titolo completo: 

Andrew Doyle
Libertà di parola. Sul totalitarismo dei buoni
Piano B
2022, € 15

Centro Machiavelli
12 aprile 2023
Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto (Camera dei Deputati)
in Via del Seminario 76 a Roma

Discorso di apertura del Ministro della Cultura
On. Gennaro Sangiuliano

Interventi di
Sen. Roberto Marti (Senato, Presidente della Commissione Cultura)
On. Federico Mollicone (Camera, Presidente della Commissione Cultura)
Prof. Eugenio Capozzi
(Centro Studi Machiavelli, Presidente del Consiglio Scientifico)
Modera: Daniele Scalea
(Centro Studi Machiavelli, Presidente)

EGEMONIA E PLURALISMO NELLA CULTURA
On. Alessandro Amorese
(deputato)
Edoardo Sylos Labini
(«CulturaIdentità», Presidente)
Emanuele Mastrangelo (Centro Studi Machiavelli, Ricercatore)
Modera: Corrado Ocone (LUISS)

RIPORTARE LA CULTURA FRA I GIOVANI
Lorenzo Bernasconi (Centro Studi Machiavelli, Ricercatore)
Francesco Borgonovo («La Verità», Vice-Direttore)
Francesco Giubilei (autore ed editore)
Modera: Silvia Roberto (Centro Studi Machiavelli)

DISCORSO DI CHIUSURA
Beatrice Venezi (direttore d’orchestra)

Consigliato:

Jacques Ellul
Propaganda
Traduzione e cura di Elisabetta Ribet
€ 21 euro, 440 p
Piano B

In uscita il 1 giugno in tutte le librerie