Editoriale. Liberate Julian Assange. Intervista a Pino Cabras

Articolo di: 
Livia Bidoli
Pino Cabras

Liberate Julian Assange, e non estradatelo negli Stati Uniti. Martedì 17 maggio si è svolta una manifestazione a Porta Pia, davanti al Bersagliere a Roma: ed è stata organizzata da Amnesty International per salvare il giornalista Julian Assange dall'estradizione in USA. Si sarebbe dovuta svolgere proprio di fronte all'Ambasciata del Regno Unito, quindi dentro Porta Pia, invece, per "motivi di sicurezza", è stata spostata fuori, sullo spazio sotto la Porta che dà l'accesso a Roma. Nonostante queste difficoltà, hanno partecipato molti cittadini ed anche politici e giornalisti, e nell'occasione abbiamo intervistato Pino Cabras di Alternativa.

Julian Assange, fondatore di Wikileaks, whistleblower (ovvero "spifferatore" di segreti scottanti) d'eccellenza e giornalista, è incarcerato a Belmarsh, Londra, in una prigione di massima sicurezza dall'11 aprile 2019 dopo essere stato espulso dall'Ambasciata ecuadoregna di Londra dove ha risieduto per asilo politico per 7 anni. Nella "Guantanamo" inglese sono detenuti assassini come Charles Bronson, dal 1976, che ha tenuto tre ostaggi nello stesso carcere; Ian Huntley, che ha ucciso due bambine di dieci anni; e non ultimo, l'imam Abu Hamza, rinchuso per incitamento all'assassinio dal 2006. Julian Assange è rinchiuso in carcere per spionaggio: le sue rivelazioni di email, file di ogni tipo e di ogni governo, soprattutto riguardo gli Stati Uniti, lo condannano a 175 anni di carcere se estradato negli USA. Si attende a breve il responso finale all'estradizione verso gli Stati Uniti da parte del segretario di Stato Priti Patel che se ne occupa, che ha anche ricevuto la richiesta dalla Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa Dunja Mijatović di non procedere in quanto estradare verso gli Stati Uniti Julian Assange significherebbe un grave colpo per la libertà di stampa, in special modo per chi riporta informazioni secretate anche di violazioni dei diritti umani.

Sul Piazzale di Porta Pia, oltre ai rappresentanti di Amnesty, vi erano pure Ascanio Celestini, Marco Rizzo dei Comunisti Italiani, che ha anche aggiunto delle dichiarazioni. Per prima ha parlato Stefania Maurizi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, che segue dall’inizio la vicenda giudiziaria di Julian Assange e che ha lavorato su tutti i documenti segreti di WikiLeaks. Fra i presenti notiamo Pino Cabras e gli poniamo alcune domande.

La prima domanda a Pino Cabras è stata questa: che cosa pensa della situazione di Assange?

Pino Cabras: "Ora è in estremo pericolo sul piano personale, quello che ci angoscia di più; ma è molto preoccupante anche il risvolto politico di questa vicenda per cui si completa l'esito drammatico per i giornalisti, per chiunque voglia raccontare la verità nell'Occidente, quindi nel luogo che pure celebra la libertà."

Che cosa pensa del fatto che la manifestazione per Assange è stata spostata da davanti all'Ambasciata inglese, quindi dentro Porta Pia, a fuori, quindi sul piazzale antistante la Porta ed il Bersagliere?

Cabras: "Credo che ci sia sempre una "resistenza" da parte delle ambasciate a consentire manifestazioni di fronte ai loro spazi; credo poi che oltre le ragioni di sicurezza ci sia anche una componente di imbarazzo: il Regno Unito è molto inmbarazzato dalle scelte che ha fatto e che non possono essere considerate molto "british".

Qual è la vera colpa di Assange?

Cabras: "L'aver sfidato la potenza (gli Stati Uniti, N.d.R.) che ha usato potenti dosi di ipocrisia nel rappresentarsi come baluardo delle libertà occidentali e che ha usato metodi brutali nel condurre delle guerre che sono state particolarmente devastanti negli ultimi vent'anni. La sua colpa è anche aver offerto uno spazio di libertà nuovo, insieme ad una forma di giornalismo originale, connaturata ai tempi di Internet in un momento in cui viene ristretto tutto lo spazio di Internet intorno al potere. Questo è qualcosa che non viene accettato dai padroni del vapore."

Come mai l'Inghilterra non si è discostata dagli Stati Uniti, quindi operando in modo fair (corretto), quindi politically correct?

Cabras: "Questo dà l'idea della posta in gioco: nell'anglosfera, nei paesi di lingua inglese, essenzialmente la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, ma anche l'Australia di cui è originario Assange, hanno scelto un modo di porsi rispetto al futuro della guerra: sono loro per esempio che stanno trascinando le parti più oltranziste dell'attuale guerra che si combatte soprattutto in Ucraina per il momento. Credo quindi che ci sia in gioco una questione di dominio mondiale: Gran Bretagna e Stati Uniti sono dalla stessa parte della barricata."

La mancanza di informazioni da parte di Wikileaks sulla guerra in Ucraina, che peso avrebbe?

Vabras: "Questo ci dice che il campo era più libero dieci anni fa: ora tutti i guinzagli sono stati tirati da funi molto più strette; apparentemente c'è pluralismo ma alla fine sono poche agenzie che veicolano la maggior parte del traffico di Internet, gli altri vengono silenziati."

Secondo lei come andrà a finire la questione di Assange, ci sono possibilità di negoziare?

Cabras: "Vedendo le forze in campo, sono pessimista ma cerco di mantenere un barlume nell'attenzione del popolo che deve sapere qual è la posta in gioco: credo che questo debba essere l'elemento cui aggrappare gli ultimi barlumi della democrazia occidentale."

Se dovesse incontrare Assange, che cosa gli direbbe?

Cabras: "Penso che lo abbraccerei."

Pubblicato in: 
GN29 XIV Anno 21 maggio 2022
Scheda
Titolo completo: 

FREE JULIAN ASSANGE

Il giornalismo non è un crimine.

Amnesty International

il 17 maggio a Roma Amnesty International ha convocato una manifestazione di fronte all’ambasciata del Regno Unito.

Piazzale di Porta Pia, Roma

Sarà presente Stefania Maurizi, giornalista del Fatto Quotidiano, che segue dall’inizio la vicenda giudiziaria di Julian Assange e che ha lavorato su tutti i documenti segreti di WikiLeaks. Hanno aderito Articolo 21, Coalizione italiana libertà e diritti civili, Federazione nazionale stampa italiana, Focus on Africa, Free Assange Italia, Ordine dei giornalisti del Lazio, No Bavaglio e UsigRai.

Sostengono la campagna di Amnesty International in favore di Julian Assange Ascanio Celestini, Davide Dormino, Elio Germano, Lo Stato Sociale, Lorenzo Lavia, Arianna Mattioli, Daphne Scoccia e Valeria Solarino.

PER FIRMARE L'APPELLO PER ASSANGE DI AMNESTY