Etruschi. Le metropoli prima di Roma

Articolo di: 
Alessandro Palmieri
Etruschi

A distanza di sette anni dalle esposizioni di Roma (Villa Giulia) e Tarquinia, la mostra-evento al Palaexpo di via Nazionale torna a focalizzare l’attenzione, in primo luogo del grande pubblico, sulle metropoli etrusche dell’attuale Lazio settentrionale (Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci).

Da segnalare la concomitanza con lo svolgersi del XXIII Convegno di Studi Etruschi ed Italici (Dinamiche di sviluppo delle città nell’Etruria meridionale, Atti del XXIII Convegno di Studi Etruschi ed Italici, 1-6 ottobre 2001, Pisa-Roma 2005).

Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci sono le città dove la civiltà etrusca conosce le sue manifestazioni più fulgide, in particolare per quanto concerne le sue fasi più antiche (dalla I età del Ferro - cd. cultura villanoviana - alla fine dell’arcaismo - inizi V sec. a.C.).

A fronte di una ricchezza documentaria smisurata, l’inevitabile criterio guida dell’esposizione è stato quello di privilegiare le produzioni artistiche peculiari di ogni centro, in modo da evidenziarne la specificità culturale, del tutto corrispondente, come ben noto, alla loro autonomia politica.

Il percorso inizia così con le sale relative a Veio, in gran parte dedicate alla coroplastica (l’arte di modellare la terracotta), con ampio e meritato spazio al complesso di Portonaccio (da cui provengono il celeberrimo gruppo acroteriale con la contesa tra Eracle e Apollo e l’antefissa a testa gorgonica scelta quale simbolo della mostra). Meritano inoltre di essere ricordati almeno il gruppo con Ercole e Minerva e le statue votive dal medesimo complesso.

Le successive sale dedicate a Cerveteri (ed a Cerveteri e Vulci) esemplificano soltanto parzialmente, nel corredo del tumulo di San Paolo, la raffinata ricchezza delle sue tombe principesche di epoca orientalizzante, testimonianza dell’aprirsi alle relazioni, commerciali e culturali, con il mondo ellenico ed orientale, ben rese dal susseguirsi di vetrine distinte in base alla provenienza del materiale di importazione.

Tra i numerosi pezzi esposti mi limito, piuttosto arbitrariamente, a ricordare la kylix votiva di produzione attica dal santuario di Hercle a Cerveteri e la serie di sculture vulcenti in pietra - tra le quali l’imponente testa di leone conservata a Berlino. Degno di attenzione è anche lo spazio riservato alla produzione in bucchero (tipica ceramica etrusca di colore nero), sperimentale e di fase evoluta.

Il percorso continua con la sala dedicata a Gravisca, porto di Tarquinia (e qui sarebbe stato forse preferibile invertire l’ordine, nonché riservare analogo spazio a Pyrgi, uno dei porti dell’antica Cerveteri), con adeguata attenzione alle testimonianze cultuali dell’area ed a un documento quale l’ancora votiva in pietra di Sostrato, ricco commerciante ricordato da Erodoto.

Maggiore rilievo avrebbe meritato Tarquinia, dove gli stessi complessi funerari selezionati (tomba Tarantola, tomba della Nave, tomba Bruschi), non rendono pienamente la ricchezza della pittura funeraria caratterizzante la necropoli dei Montarozzi.

L’esposizione si conclude con uno spazio dedicato al rapporto tra le città etrusche meridionali e Roma, ben sottolineando il contributo culturale etrusco (per es. nelle insegne del potere o nell’istituto del sacerdozio dei Salii), esemplificativo della funzione forse storicamente più rilevante da riconoscersi alla civiltà etrusca, ossia quella di ponte tra oriente ed occidente, anche trascendente i limiti dell’ambito mediterraneo.

Si tratta, in conclusione, di una mostra di eccezionale rilievo, ma che proprio in questa sua cifra può conoscere il suo limite. Nella successione di pezzi straordinari (ricordo ancora il “cinerario” bronzeo di Bisenzio o l’oinochoe di Tragliatella) l’ordinario, e dunque anche lo straordinario, può annebbiarsi. Il visitatore potrebbe quindi rimanere stordito da una complessità ferma alla superficie di una percezione estetica da cui fugga il reale significato storico dei documenti storico-artistici.

Per tale motivo sarebbero forse stati preferibili pannelli più accattivanti e sono invece benvenuti gli spazi di supporto divulgativo (la ricostruzione della cella laterale della Tomba delle cinque sedie a Cerveteri, quella virtuale della Tomba François a Vulci, l’audiovisivo sui riti del culto di Adone a Gravisca).

La speranza è che il visitatore tragga da questa mostra lo stimolo ad approfondire la conoscenza di una civiltà straordinaria, ad integrare questa esperienza almeno con una visita a complessi quali la necropoli della Banditaccia a Cerveteri o il Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia.

Pubblicato in: 
GN6/ 22 gennaio 5 febbraio 2009
Scheda
Titolo completo: 

Etruschi. Le antiche metropoli del Lazio
A cura di Mario Torelli e Anna Maria Moretti
Progetto scientifico di Mario Torelli
PROROGATA FINO ALL'8 MARZO 2009
Palaexpo Roma

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