Eugenio Scalfari. Il pensiero ed il romanzo nella modernità

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Eugenio Scalfari

Il saggio di Eugenio Scalfari, intitolato Per L’alto Mare Aperto edizione Einaudi, ha una forma letteraria particolare fondata sulla contaminazione tra la saggistica e la narrativa. Raffaele La Capria, in un suo scritto teorico, sosteneva che la saggistica colta deve ricorrere alla narrativa per spiegare le idee. In questo libro Scalfari, giornalista e scrittore raffinato e colto, si ispira ad un metodo di analisi ed interpretazione dei tanti autori, citati e richiamati nel suo racconto della modernità, fondato e basato sul confronto tra pensiero e vita.

In primo luogo, viene dall’autore delimitato e circoscritto il periodo storico descritto nel libro, l’epoca della modernità, che ha inizio dalla metà del Cinquecento e si protrae per quattro secoli, fino alla metà del Novecento. Nella prima parte di questo ampio e complesso saggio, vi è un dialogo immaginario tra l’autore del libro e Diderot, che avviene nei giardini del Palais Royal.

Durante questo dialogo, Diderot, sollecitato da Scalfari, indica le idee fondamentali degli illuministi, che hanno riaffermato con l’Enciclopedia il valore della ragione e della coscienza individuale, ponendo le premesse filosofiche, in virtù delle quali l’Ancien Régime crollerà e si sfocerà nella rivoluzione francese.

L'autore continua con la descrizione di Ulisse, che si presenta come un archetipo e un mito moderno,  incarnando e simboleggiando l’Io che si costruisce grazie alle esperienze che vive, si pensi all'Odissea di Omero, ed è mosso dalla smania di conoscere e vivere, cosi come Dante nell’Inferno ha tratteggiato la sua personalità ed il suo profilo umano.

Per Scalfari l’opera di Montaigne, l’autore dei famosi e celeberrimi Saggi, costituisce il caposaldo con cui ha inizio lo sviluppo del pensiero moderno. Montaigne si rinchiude ed isola nella torre del suo castello in compagnia dei suoi autori prediletti, ed interrogando e sondando la sua dimensione interiore in un confronto intellettuale intenso con i grandi scrittori e pensatori del mondo antico, scopre che la verità assoluta non esiste, poiché la conoscenza umana deve essere ricondotta nell’ambito del relativismo. Scrive questo il pensatore, la cui opera oltrepassa i generi letterari ed ha esercitato una grande influenza sul pensiero moderno: per lui assume valore la descrizione non dell’Essere ma del Passaggio. La vita viene vista da Montaigne come un movimento costante e perenne.

Nel libro Scalfari, per delineare il passaggio dall’età dei lumi all’epoca del romanticismo, si sofferma sull’opera di Chateaubriand. In un altro dialogo immaginario, l’autore mette a confronto le opinioni di Sainte-Beuve, ostile verso il grande scrittore francese, con quelle di Marc Fumaroli. Ne emerge una sintesi efficace della poetica romantica, i cui temi ricorrono nell’opera di Chateaubriand: la melanconia, la propensione a vagheggiare l’infinito, la forza del sentimento umano che prevale sulla ragione.

Il Faust, nel testo letterario scritto da Goethe, autore che si situa al confine tra la sensibilità classica e quella moderna, viene considerato da Scalfari un antesignano del superuomo di Nietzsche, poiché il personaggio del dramma accetta il patto con Mefistofele, senza temere ciò che potrà accadergli nell’altro mondo dopo la morte. La parte storica del libro, in cui viene raccontata la nascita della cultura liberale, dopo la rivoluzione francese e grazie all'opera essenziale di Tocqueville autore della Democrazia in America, è straordinaria, poiché l’autore confronta i testi dei pensatori, avanza le sue interpretazioni e spiega in che modo si è formata la società aperta in occidente.

Figaro, personaggio indimenticabile delle Nozze omonime di Mozart, è il rappresentante del terzo stato, la borghesia, la classe sociale nata dall'evoluzione della storia moderna. Per enucleare i grandi temi della poesia di Leopardi, ricorrendo alla modalità narrativa del dialogo immaginario, Scalfari inventa un libero dibattito e simposio tra due critici come De Sanctis e Croce, capostipiti della critica letteraria italiana, riportandone fedelmente i giudizi espressi sul grande poeta  di Recanati. Da questo dialogo emerge la grandezza del pensiero di Leopardi, che meditò nella sua opera letteraria sul Nulla e sulla inesistenza della Trascendenza divina, sulle Illusioni umane, sulla crudeltà ed il male inscritti nella Natura, che appare crudele ed indifferente. 

I pensatori, presi in esame nel libro, per capire la modernità sono: Cartesio, Spinoza, Kant, Hegel. Cartesio, con il  suo famoso Discorso sul Metodo, che rende consapevole l’uomo moderno sull’autonomia della sua coscienza che si fonda sulla capacità di pensare, vero fondamento dell'esistenza.

Spinoza annienta la visione tradizionale della trascendenza divina ed identifica Dio con la Natura. Kant con la sua filosofia trascendetale porta alle estreme conseguenze il pensiero illuminista ed individua nel Noumeno ovvero la cosa in sé l’oggetto privilegiato della sua filosofia, a cui l’autore del libro dedica pagine indimenticabili per la loro bellezza e profondità. Nel libro viene chiarita la differenza profonda esistente tra la filosofia del dover essere di Kant e quella di Hegel, basata sull'identità tra reale e razionale. Hegel è il pensatore che con la sua dialettica dello spirito rivaluta il ruolo della religione.

Con Nietzsche, secondo Scalfari, si chiude la modernità. A questo pensatore sono dedicate le pagine più belle del libro, nelle quali, ricordando e richiamando il grande libro di Heidegger, viene spiegata la sua filosofia: la volontà di potenza, l’eterno ritorno, il nichilismo, il superuomo, il mondo come rappresentazione (cfr. Schopenhauer). Proprio riflettendo sul rapporto tra ente ed essere, terminologia che deriva da Heidegger, Scalfari sostiene che per Nietzsche la vita in divenire è l’Essere. Poiché il centro non è in alcun luogo, si ha la moltiplicazione dei centri, sicchè l’assoluto scompare dall’orizzonte dell’uomo moderno, il quale rimane da solo nell’universo ed è chiamato ad interpretare il mondo che gli danza intorno, secondo l’immagine del filosofo Nietzsche. In questa parte del libro Scalfari spiega che la volontà di potenza induce l’Io a superare sé stesso, processo che genera la figura del Superuomo. Belle e profonde sono le pagine del volume dove si delinea la differenza esistente tra il nichilismo di Nietzsche, che nasce dalla ricerca dei nuovi valori, e quello di Dostoevskij, il quale traeva origine dalla constatazione che nella Russia del suo tempo i vecchi valori erano una finzione ipocrita che bisognava smascherare. 

Il lettore troverà nel saggio un'ampia trattazione del romanzo moderno da Rilke a Kafka, fino a Proust e Joyce. Rilke è un poeta autore di un libro I quaderni di Malte Laurids Brigge, la cui struttura narrativa può essere messa a confronto con i classici del romanzo moderno, poiché la narrazione è basata sulla descrizione del mondo compiuta da un Io che assume diverse identità.

Al centro dell'opera di Proust, il cui titolo è Alla Ricerca del tempo perduto, vi è un Io che riesce, grazie alla poetica della memoria, a realizzare un viaggio nel tempo. Il personaggio dell’Ulisse di Joyce appare, rispetto alla figura dell’Ulisse di Omero, in preda al disfacimento, con un Io debole e smarrito che ha rinunciato alla forza dell’intelletto ed è incapace di coltivare il sentimento morale.  

Essendo oramai finita la modernità, noi siamo dei contemporanei, epigoni di questa epoca, mentre una nuova tipologia umana sta emergendo, i nuovi barbari, come li chiama Scalfari, i quali non coltivano né la memoria né la scrittura. Le pagini finali dedicate nel libro a Marx e a Freud, da un lato, e quelle commoventi su Montale e Calvino, sono di notevole valore intellettuale. Un libro bellissimo e raffinato, scritto per la necessità di capire un'epoca definitivamente conclusasi.

Pubblicato in: 
GN19 Anno II 3 agosto 2010
Scheda
Autore: 
Eugenio Scalfari
Titolo completo: 

Per l'alto mare aperto
La modernità e il pensiero danzante
Einaudi Supercoralli 2010
pp. 290 € 19,50