La Stravaganza. L'inganno parziale del dialogo

Articolo di: 
Livia Bidoli
La stravaganza

La Stravaganza, testo teatrale tratto dall’Eptalogia di Hieronymus Bosch di Rafael Spregelburd e diretto al Rialto Sant’Ambrogio da Manuela Cherubini, è un testo particolarmente strano. Una narrazione non lineare piuttosto ostica e con un’unica attrice sul palcoscenico, Simona Senzacqua.

La trama prende spunto da una bugia raccontata da Maria Strega, ovvero che una delle tre sorelle trigemine sia stata adottata per sostituire una delle tre che è morta poco dopo il parto. Scoperto che la madre soffre di un male incurabile ed ereditario, le due sorelle che vediamo dal vivo impersonate dalla straordinaria Simona Senzacqua, comunicano via telefono inscenando esasperanti psicodrammi, mentre la sorella nello schermo ci ammalia con le sue lezioni di pseudo-linguistica.

Un paradosso temporale continuo che fa saltare la linea diacronica e la concatenazione logica dei fatti confondono costantemente lo spettatore, soddisfacendo invece quell’alterazione delle percezione che nelle parole di Spregelburd e della regista Manuela Cherubini, sono fattori di un’evoluzione nella ricezione e nella ricreazione della storia. Queste le basi concettuali del teatro dell’argentino Rafael Spregelburd (1970), che intorno al quadro di Hieronymus Bosch I sette peccati capitali (1485, conservato al Museo del Prado di Madrid) ha scritto una serie di sette opere, un’eptalogia che rappresenti in teatro i peccati in una postmoderna fruizione.

Questo secondo capitolo di Spregelburd ruota intorno a due peccati, non solo uno: la mendacia attorno cui si svolge l’intera trama e che la sostiene; e l’invidia che si individua in una competizione al femminile su due versanti, quello dei sentimenti da una parte, quello professionale dall’altra.

Lo schermo che ritrae la terza sorella e che continuamente disturba lo sfogo prima dell’una poi dell’altra, tutte impersonate da Simona Senzacqua, è quasi uno specchio rivelatore. Una delle tre Marie, che si scoprirà essere Maria Ascella (che la tocca preoccupata che possa trovarvi i noduli del male), è la linguista filologa che dallo schermo ammalia e diverte più di tutte con la sua mimica eccezionale.

E’ lei che introduce il peccato dell’invidia attraverso un riferimento al mostro mitologico del basilisco, solitamente rappresentato come un serpente, e che viene interrotta dal telecomando a turno in mano alle due sorelle gemelle Maria Strega e Maria Aiuto.

Uno spettacolo disturbante e destabilizzante in modulazioni di percezioni anomale ed eccezzionali, dove il trucco svela gli inganni del dialogo come strumento di comunicazione autoreferenziale e parziale.

Pubblicato in: 
GN7/ 6-20 febbraio 2009
Scheda
Autore: 
Rafael Spregelburd
Titolo completo: 

La Stravaganza
Secondo capitolo dell’Eptalogia di Hieronymus Bosch
Debutto nazionale dell’opera e dell’autore argentino
Rialtosantambrogio
21 - 25 Gennaio ore 21.30
Spettacolo del 24 gennaio
Produzione PsicopompoTeatro
in collaborazione con Rialto Santambrogio (2008)
regia di Manucela Cherubini
interprete Simona Senzacqua
traduzione e regia Manuela Cherubini
disegno luci Gianni Staropoli
Suono Graziano Lella
Video Sergio De Vito
voce off Settimia Di Stefano

Voto: 
7
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