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Les Amandiers. Teatro, nel migliore dei modi possibili
Il teatro è una forma di espressione tramite cui è possibile afferrare la vita, o assentarsi da essa. E fare teatro - per chi lo elabora, interpreta - comporta mettere in discussione le proprie abitudini, le certezze e il proprio status . Si sostiene che il teatro, così come il cinema, è un gioco di fantasmi e proiezioni. Per Jean Anouilh, drammaturgo francese, il teatro è "un gioco dello spirito". Valeria Bruni Tedeschi, attrice e regista italo- francese, con Les Amandiers (Forever Young per il mercato internazionale) ha reso il giusto riconoscimento ad un certo modo di fare teatro, sul mestiere di attrice, ad una parte fondamentale del suo percorso esistenziale e professionale.
Un film autobiografico e, nel contempo, corale. Un gruppo di giovani che, al termine di una prova estenuante, viene ammesso alla scuola di Teatro di Les Amandiers, a Nanterre, alla periferia di Parigi. Siamo nei mitici Anni Ottanta.
La scuola - un vivaio vivace - è diretta da Patrice Chéreau e Pierre Romans, rigorosi interpreti e registi della scena teatrale francese. La scuola è un ambiente non convenzionale, in cui è precaria la linea che separa insegnanti e allievi. Tutti vivono in un continuo stato di euforia, di studio intenso, tra un susseguirsi di relazioni sentimentali e di pulsioni sessuali, che si intrecciano.
Nella scuola si consumano droghe di vario genere in un periodo nel quale inizia a divampare l'epidemia di HIV e avviene il disastro nucleare a Chernobyl. Stella - alter ego di Valeria Bruni Tedeschi, interpretata dalla brava Nadia Tereszkiewicz - e i suoi compagni di corso studiano Čechov, Von Kleist. Gli autori classici sono assimilati e adattati in chiave moderna. Ma i "ragazzi terribili" della scuola di Nanterre guardano ai divi americani. E per Sofia & Co. diviene un'occasione unica volare a New York e partecipare ad una fase di formazione al prestigioso Actors Studio, il laboratorio - fondato da Elia Kazan e Lee Strasberg - in cui si sono formati, per citarne alcuni, James Dean, Marlon Brando e Paul Newman. Non è una fase di formazione priva di difficoltà, di lacerazioni, lavorare su se stessi, sull'estetica e sui gesti dell'attore.
La regista - alla sua quinta opera cinematografica - ha ricostruito, senza aneddotica e forzature, una serie di ricordi, di emozioni, di momenti entusiasmanti e tragici realmente accaduti. I giovani della scuola sono esseri umani introspettivi, deboli e sfrontati.
Stella ed Étienne, anch'egli alla suola di Chéreau, bello e maledetto (il cappotto che indossa richiama molto Marlon Brando in "Ultimo tango a Parigi") ha difficoltà a seguire il ritmo delle lezioni, la convivialità della scuola. Egli non sembra intenzionato a risplendere nella vita e sul palcoscenico. I due prima si fronteggiano e, in una tensione di stampo shakespeariano, giungono ad un amore romantico.
Molto belle e curate, a nostro avviso, le ricostruzioni delle prove, per il saggio finale, il Platonov di Čechov, svolte alla scuola di Teatro. Gli allievi si confrontano senza un'eccessiva competitività.
Certo, vi sono malumori, incomprensioni, aspettative deluse, scelte non dichiarate. Ma insegnanti e allievi discutono. L'obiettivo comune è quello di fare teatro nel migliore dei modi possibili.