Mercati di Traiano. Analisi di uno scempio: lo sbancamento della Velia

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Odoardo Ferretti. Giardino di Villa Rivaldi

Fino al al 24 maggio a Roma i Mercati di Traiano ospiteranno la mostra “1932, l’elefante e il colle perduto”, a cura di  Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Isabella Damiani, Stefania Fogagnolo, Massimiliano Munzi, l'esposizione è  promossa  da  Roma  Culture,  Sovrintendenza Capitolina  ai  Beni  Culturali con  la  collaborazione  dell’Archivio  Luce e l’organizzazione Zètema Progetto Cultura.

Dal 1932 sono passati 90  anni  e con circa 100 opere selezionate, tra reperti archeologici, progetti grafici, oggetti d’arte e video, alcuni esposti per la prima volta, viene descritta la storia dello sbancamento della Velia e dei resti fossili di elefante (Elephas  antiquus) rinvenuti in quella circostanza. Proprio il restauro di questi ultimi, per la mostra sulla scienza al Palazzo delle Esposizioni, è stata l’occasione offerta per rendere conto dello scempio avvenuto in occasione dello sbancamento della Velia. Alla presentazione di questa esposizione Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali, ha spiegato che il piano regolatore di Roma del 1926 prevedeva una strada che aggirasse la Velia per collegare piazza Venezia, via Cavour ai nuovi rioni del Celio e dell’Esquilino. Ricordiamo che i lavori di distruzione del quartiere Alessandrino che sorgeva nell’area dei Fori, erano già iniziati nel 1924 ed ebbero come conseguenza la deportazione degli abitanti in borgate costruite velocemente e male, lontane dalla città e isolate.

Fu l’allora governatore di Roma, Francesco Boncompagni Ludovisi, a suggerire il rettifilo da piazza Venezia fino al Colosseo per realizzare una strada monumentale e scenografica, che prese il nome di via dell’impero, ora via dei Fori imperiali, e ha accolto le varie parate militari che da allora si sono susseguite. La Velia, che era uno dei colli di origine vulcanica dell’Urbe, era lunga circa 200 metri e alta tra i 40 e 60 metri e si estendeva tra le pendici del colle Oppio e le propaggini del Palatino, separando l’area dei Fori Imperiali dal Colosseo. Lo sbancamento fu effettuato in soli due anni, tra il 1931 e il 1932, per permetterne l’inaugurazione in occasione del decennale della “Marcia su Roma” il 28 ottobre 1932, diventando così il luogo privilegiato delle esibizioni di forza del regime. Un esempio su tutti, Hitler fu fatto arrivare alla Stazione Ostiense per farlo entrare dalla parte più monumentale e poi vi fu svolta la parata militare in onore dell’ospite. I lavori non erano finiti e fu costruita in fretta e furia una quinta “teatrale” in muratura che andava dai muri di contenimento della Velia a largo Corrado Ricci e dette l’occasione per una celebre pasquinata:

Povera Roma mia de travertino
T’hanno vestita tutta de cartone
pe fatte rimirà da n’imbianchino

La  mostra  è articolata in  quattro sezioni  in cui pannelli esplicativi, disegni dei progetti grafici, reperti rinvenuti, foto, filmati dell’Istituto Luce, dipinti e acquerelli documentano lo svolgersi degli avvenimenti. Lo scempio avvenne proprio a causa della fretta, Antonio Muñoz (1884-1960), che era alla direzione  dell’ufficio Antichità e belle arti della X ripartizione del Governatorato capitolino, diresse i lavori e fu consapevole che il breve tempo a disposizione non avrebbe permesso l’uso di criteri scientifici per contestualizzare il rinvenimento degli oggetti. Nella prima sezione ne sono esposti alcuni disordinatamente come testimonianza di quello che avvenne, in quanto furono ammassati in casse, poi ammassate nei depositi comunali, una è simbolicamente in esposizione Inizialmente però i reperti furono esposti nell’Antiquarium del Celio fondato proprio da Muñoz, ma i lavori della nuova metropolitana, ora B, lo danneggiarono e fu chiuso. Claudio Parisi Presicce ha affermato che grazie ai fondi del PNRR sarà possibile restaurarlo e rendere visibile al pubblico il contenuto delle 1000 casse che contengono circa 100.000 reperti, fino ad ora ne sono state aperte 600, il cui contenuto è stato utilizzato per mostre precedenti. Sono anche esposti i disegni per i progetti delle varie soluzioni per il muro di sostegno del giardino di Villa Rivaldi, elaborati da Antonio Muñoz.

Sulla sommità pianeggiante della Velia era situata Villa Rivaldi  il cui il giardino si estendeva fino alle spalle della Basilica di Massenzio. La villa, che si è salvata, è una magnifica residenza rinascimentale fatta edificare da monsignor Eurialo Silvestri a partire dal 1542, passò poi  nelle mani di diversi proprietari. Nel 1660 la villa fu venduta dal cardinale Carlo Pio di Savoia al Conservatorio delle Zitelle Mendicanti, istituzione destinata  all’accoglienza  e all’educazione di bambine abbandonate. Il giardino, che aveva una splendida parte monumentale, accoglieva le serre i cui prodotti servivano al sostentamento dell’Istituzione. Alla vigilia dello sbancamento della Velia il Governatorato di  Roma dette l’incarico a Maria Barosso e Odoardo Ferretti di dipingere alcune vedute del giardino della villa, che sarebbe stato distrutto, di cui alcune sono esposte nella seconda sezione. Come fu per gli acquerelli di Ettore Roesler Franz, che testimoniano la “Roma sparita” in seguito alle devastazioni avvenute dopo il trasferimento della capitale nell’Urbe, si pensava che la pittura rendesse la visione meglio della fotografia. La testimonianza fotografica fu comunque realizzata, ora è ritenuta un indispensabile metodo di documentazione, ma allora non era considerata una forma d’arte bensì un semplice metodo meccanico. Delle motivazioni abbiamo la testimonianza di  Antonio Muñoz che scrisse:”Ma delle ultime reliquie del passato, destinate al sacrificio, dobbiamo conservare almeno il ricordo, non soltanto nei nostri cuori nostalgici, ma per la gioia dei nostri occhi.”

C’erano le testimonianze che sulla Velia aveva dimorato Tullo Ostilio e che i Valeri  vi avevano una domus, e una domus di epoca imperiale romana fu trovata durante gli sterri e fu completamente distrutta. A questa è dedicata la terza sezione, la domus si articolava su due livelli, quello inferiore aveva criptoportico con un ninfeo, mentre il piano superiore presentava un cortile porticato a pianta rettangolare. In questa sezione è documentata la decorazione di due distinte fasi  pittoriche, una di fine I-inizi II secolo d.C., l’altra di fine  II-inizi III  secolo d.C., riprodotte dagli acquerelli di Ferretti, di cui alcuni in mostra. Per la prima volta, inoltre, sono esposti al pubblico quattro frammenti di affreschi, salvati  prima della demolizione, che raffigurano personaggi e animali, che decoravano i riquadri che adornavano le pareti nella seconda fase pittorica.   

Nella quarta e ultima sezione sono esposti i resti del cranio e la zanna sinistra dell’elefante antico Elephas (Palaeoloxodon)  antiquus, rinvenuti a circa 11 metri dalla sommità della collina, resti che furono trasportati  all’Antiquarium del Celio, «dove è stato dimenticato», nela riflessione scritta di Antonio Cederna. Tre acquerelli di Barosso e l’olio di Ferretti illustrano le fasi di apertura del taglio  della Velia, con il primo apparire del Colosseo, lo scoprimento dei resti dell’elefante e l’imponente stratificazione geologica messa in luce dall’avanzare dei lavori. Contemporaneamente allo sbancamento della Velia si aprirono lesioni alla Basilica di Massenzio che ne aveva risentito, Muñoz ne iniziò il consolidamento strutturale. Furono riparate le lesioni, si provvide al ripristino degli archi tamponati, con un “completamento volumetrico” in seguito al quale l’abside della basilica divenne la facciata monumentale su via dei Fori imperiali. Antonio Muñoz lasciò il suo archivo fotografico a suo nipote, Federico Zeri, che lo ha lasciato all’Università di Bologna che gli aveva conferito la laurea ad honorem il 6 febbraio 1998.

Pubblicato in: 
GN23 Anno XIV 13 aprile 2022
Scheda
Titolo completo: 

Mercati di Traiano
1932, l’elefante e il colle perduto
Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali
Via Quattro Novembre 94, 00187 Roma
8 aprile – 24 maggio 2022

Orari: Tutti i giorni 9.30-19.30.
Ultimo ingresso un'ora prima della chiusura.
Giorno di chiusura 1° maggio

Biglietteria Biglietto integrato Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali + Mostra per i non residenti a Roma:
€ 13,00 intero;
€ 11,00 ridotto.
Biglietto integrato Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali + Mostra per i residenti a Roma:
€ 12,00 intero;
€ 10,00 ridotto.
Ingresso gratuito al museo per i possessori della “MIC Card”.
Ingresso gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.
La prenotazione è fortemente consigliata.

Per entrare al museo
Misurazione temperatura con termoscanner (non è possibile accedere con temperatura uguale o superiore a 37.5).
In caso di preacquisto, esibire il biglietto digitale o la stampa cartacea del print@Home direttamente al controllo accessi, senza passare dalla biglietteria.
Per gli acquisti in loco per date successive, si dovranno fornire i dati personali.

Nel museo
È obbligatorio l’uso della mascherina. È disponibile il gel disinfettante.
Promotori
Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Mostra a cura di Sovrintendenza (Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Isabella Damiani, Stefania Fogagnolo, Massimiliano Munzi), con la collaborazione dell’Archivio
Luce
Organizzazione Zètema Progetto Cultura

Info
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.30 - 19.30)
www.zetema.it; www.mercatiditraiano.it;
www.museiincomune.it