I Musei Vaticani celebrano Winckelmann

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Arianna. Galleria delle Statue. Musei Vaticani

Ai Musei Vaticani è aperta fino al 9 marzo 2019 la mostra, Winckelmann. Capolavori diffusi nei Musei Vaticani. Celebrazioni per il 250° anniversario della morte, a cura di Guido Cornini e Claudia Valeri

Due sono le ricorrenze legate a Johann Joachim Winckelmann tra il 2017 e il 2018 i trecento anni dalla nascita a Stendal il 9 dicembre 1717 e i duecento cinquanta dalla tragica fine a Trieste nel 8 giugno 1768, dove fu rapinato e in seguito alle alle ferite mori dopo una lunga agonia. Winckelmann è il fondamentale rinnovatore della storia dell'arte e il fondatore dell'archeologia moderna. Fino ad allora, infatti, l'attenzione degli studiosi si rivolgeva al singolo artista, in una sequenza cronologica di avvenimenti, l'opera di riferimento era, ovviamente, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori di Giorgio Vasari (1511-1574). Con Winckelmann inizierà l'analisi dei diversi stili che si avvicendano e si evolvono in quel dato periodo storico e in quel determinato ambito culturale, un metodo che applicò anche all'archeologia.

Oltre a queste ricorrenze, celebrate anche, dalla mostra Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento ai Musei Capitolini, c'è un legame speciale e significativo con le collezioni conservate nei Musei Vaticani. Winckelmann, infatti non solo conobbe e studiò le collezioni vaticane che furono di capitale importanza per i suoi studi, ma le successive acquisizioni dei Musei furono orientate dai suoi scritti  e dalle sue osservazioni sulle opere delle collezioni private, anche se non vide la nascita del primo nucleo dei Musei Vaticani che fu aperto solo nel 1771 tre anni dopo la sua morte.

Dopo anni di diversi studi Winckelmann divenne bibliotecario presso il conte Heinrich von Bünau che gli diede modo di conoscere il cardinale Alberico Archinto, nunzio in Polonia. Grazie alla biblioteca approfondì gli studi classici e di conseguenza si persuase che per  svolgere ulteriori approfondimenti doveva andare a Roma. Fondamentale fu l'aiuto del cardinale Archinto che però gli pose la condizione di convertirsi al cattolicesimo, cosa che fece in segreto e, dopo aver provveduto anche ai problemi economici, giunse a Roma il 18 novembre 1755. Il libero accesso alla biblioteca vaticana, inizialmente scopo principale del suo viaggio per la consultazione delle fonti, gli rimase a lungo precluso ma il fascino esercitato dalla visione delle antichità e la libertà di cui scrisse agli amici: ”la libertà civile che negli altri stati è un'ombra a paragone di quella che si gode a Roma” furono i fattori che lo indussero a volere prolungare il soggiorno romano. L'incontro con i cardinali Domenico Passionei (1682-1761) e soprattutto quello con Alessandro Albani (1692-1779), nipote del papa Clemente XI,  fu proficuo perché l'Albani l'ospitò e gli diede il compito di riordinare la sua biblioteca e la sua collezione di opere d'arte. L'intesa con il cardinale, nata dalla condivisa passione per l'arte, lo porterà ad occuparsi della collocazione della collezione nella villa dell'Albani fuori porta Salaria. Egli poté finalmente dedicarsi liberamente allo studio delle antichità, soprattutto alla splendida collezione vaticana posta nel Cortile del Belvedere, dove poté ammirare il gruppo del Laocoonte, l'Apollo e il Torso che presero il nome dal luogo, (segnalati in mostra). Nel 1763 grazie all'Albani  divenne Prefetto delle Antichità di Roma ovvero Commissario delle Antichità della Camera Apostolica nel 1764. Una carica che gli permise di essere al corrente delle scoperte archeologiche e di porre il veto alla vendita all'estero di opere da lui considerate importanti, come avvenne per i Candelabri della Collezione Barberini (segnalati in mostra), più tardi acquisiti dalle Collezioni Vaticane e che danno il nome alla Galleria. Fu nominato pochi giorni dopo Scriptor linguae teutonicae alla Biblioteca vaticana ottenendo così il libero accesso ai testi, che a lungo aveva desiderato consultare. A Roma rimase tredici anni prima di partire per la Germania, un viaggio che interruppe a Vienna con lo scopo di tornare nell'Urbe, ma il ritorno si fermò a Trieste.

La mostra si snoda lungo tutto il percorso dei Musei in cui sono abitualmente collocati i 50 capolavori segnalati da pannelli esplicativi. Un percorso impegnativo segnalato da una W su fondo azzurro come il mare, una similitudine ricorrente nelle sue descrizioni delle opere d'arte. Per il gruppo del Lacoonte scrisse: ”i muscoli simili alle onde di un mare tranquillo” per portarlo ad esempio di una sofferenza pacata, in contrapposizione alle opere di Michelangelo, che non incontrarono la sua approvazione. Sui pannelli sono esposte le ragioni scientifiche della scelta, estratti dagli scritti e disegni di Winckelmann che riguardano l'opera. Il catalogo, ricco di illustrazioni, è uno strumento prezioso per i saggi approfonditi che contiene e che illustrano i molteplici interessi di Winckelmann in relazione con il suo tempo e agli artisti e studiosi della sua epoca.

L'interesse di Winckelmann fu rivolto principalmente all'arte classica fulcro del trattato che lo rese famoso, il Geschichte der Kunst des Alterthums (Storia dell'arte nell'antichità ). Considerò, infatti l'arte dei Greci il modello insuperato di bellezza ideale, una fioritura, preceduta da una crescita, le civiltà che avevano preceduto quella greca, e seguita da una decadenza, avvenuta durante l'epoca ellenistica e quella imperiale romana. Per Winckelmann, infatti, l'arte romana non esiste l'unico suo merito fu di avere divulgato quella greca. Individuò quattro età distinte per lo stile greco: Antico, Nobile (o Alto), Bello (o Sublime), Decadente, ad ognuno corrisponde un concetto al primo il Vigore, al secondo la Grandiosità, al terzo la Grazia e all'ultimo l'Imitazione. Affermò che l'apice dell'arte greca coincise con l'affermazione della democrazia ateniese, perché consentì all'artista di esprimersi liberamente.

Le opere che ammirò nel cortile del Belvedere come  l'Apollo, l'Hermes e il gruppo del Lacoonte ora sono nel Cortile Ottagono del Museo Pio Clementino. In questo museo ricordiamo anche tra le varie opere il Meleagro, nella Sala degli animali e nella splendida Galleria delle Statue l'Apollo Sauroctonos e l'Arianna addormentata. Quest'ultima non era molto apprezzata da Winckelmann che pensava fosse Cleopatra, fu Ennio Quirino Visconti a rivalutarla e a correggere l'identificazione. Non sempre la Sala degli animali e la Galleria delle Statue sono aperte al pubblico a causa della numerosissima presenza di turisti, la mostra in corso è quindi una occasione per visitarle, in quanto nei mesi in cui si svolge l'affluenza dei visitatori è minore. Nel Braccio nuovo, recentemente restaurato e riportato a come lo aveva ideato Antonio Canova insieme all'architetto Raffaale Stern, si trova un'altra parte importante delle opere segnalate dalla mostra. Tra queste ricordiamo l'Atena che Winckelman aveva ammirato quando ancora era nella collezione dei Giustiniani, il Sileno con Dioniso bambino, già a Palazzo Ruspoli e il Nilo. Di quest'ultima Winckelmann, in base alle sue letture di Plinio e Filostrato, diede un'accurata spiegazione sulla presenza dei sedici bambini, numero corrispondente ai sedici cubiti dell'altezza massima delle piena, e sulla loro posizione, vicino alle spighe, un segno di fertilità, sopra la cornucopia, invece, indice del cattivo raccolto dovuto alla troppa acqua.

L'interesse di Winckelmann si volse anche all'arte egizia individuando anche in questo caso una evoluzione stilistica che inquadrò nei diversi periodi storici, anche se il suo apporto fu oscurato dagli studi di Champollion. A Roma infatti si trovano innumerevoli testimonianze portate in epoca imperiale, che attrassero anche l'interesse dello studioso francese che arrivò nell'Urbe nel 1825. Molte furono anche trovate durante il 700 a Roma e a Tivoli a Villa Adriana. Una statua erroneamente identificata come quella di un sacerdote fu correttamente interpretata  da Winckelmann come quella di Antinoo, il giovane amato dall'imperatore Adriano. deificato come Osiride. Un altro esempio della commistione tra stile egizio ed ellenistico, sempre proveniente da Villa Adriana è la statua di Iside, mentre quella della Regina Tuya (regno di Ramesse II, XIX dinastia) fu interpretata da Winckelmann come Iside, segnalate insieme ad altri esempi nel Museo Gregoriano Egizio.

Gli interessi di Winckelmann si rivolsero anche all'arte etrusca, alcuni esempi delle sue osservazioni sono segnalati in mostra. Nella Sala XVII della Pinacoteca sono esposte  alcune sue importanti produzioni letterarie Geschichte der Kunst des Alterthums (Storia dell'arte nell'antichità) e Monumenti Antichi Inediti, provenienti dalla Biblioteca Apostolica Vaticana insieme ad altri documenti, inoltre si può assistere alla proiezione di un filmato che descrive l’atmosfera e il clima culturale di Roma intorno alla metà del Settecento. È anche segnalato il quadro la Madonna con Bambino e i santi di Tiziano, che Winckelmann lodò : "Nel colorito del nudo Correggio e Tiziano sono superiori a tutti perché nella loro carne c'è verità e vita.”. Diversamente è molto critico verso il dipinto La deposizione di Caravaggio, anch'esso segnalato. Il giudizio non è sorprendente conoscendo le idee di Winckelmann, che amava soprattutto Raffaello e le sue celeberrime Stanze, inserite nel percorso della mostra, perché riteneva che la sua pittura fosse quella che più si ispirava alla bellezza ideale dei Greci. In conclusione una breve considerazione, se da un lato la scelta di una mostra diffusa in tutto i musei è comprensibile, non solo per motivi pratici ma anche per ragioni storiche, dall'altro il percorso è particolarmente faticoso per chi sia interessato alla mostra. Per chi voglia ammirare la vastità e la varietà delle collezioni dei Musei Vaticani, infatti, sarebbero necessarie più visite, stessa considerazione per l'esposizione dedicata a Winckelmann che è di grande interesse. Per questo nei periodi in cui si riduce l'affluenza sarebbe auspicabile la possibilità di un biglietto o una tessera che prevedano più ingressi.

Pubblicato in: 
GN4 Anno XI 24 novembre 2018
Scheda
Titolo completo: 

Winckelmann. Capolavori diffusi nei Musei Vaticani
Celebrazioni per il 250° anniversario della morte
A cura di Guido Cornini e Claudia Valeri

Apertura 9 novembre 2018 – 9 marzo 2019
Sede Musei Vaticani

Biglietto Gratuito e incluso nel biglietto d’ingresso ai Musei
Orario Segue quello dei Musei (ore 9.00 - 16.00 con chiusura alle ore 18.00)
Info www.museivaticani.va

Catalogo Edizioni Musei Vaticani
Progetto di allestimento Roberto Pulitani
Realizzazione e grafica Alessandra Murri
Realizzazione audiovisivo Renato Cerisola