Opera di Roma. Il mondo capovolto di Luisa Miller

Articolo di: 
Livia Bidoli
Luisa Miller

Il nuovo Direttore musicale del Teatro dell’Opera di Roma Michele Mariotti ha diretto Luisa Miller di Giuseppe Verdi  in scena dall’8 al 17 febbraio con la regia di Damiano Michieletto. Lo scorso maggio, proprio con il Lirico romano, aveva affrontato per la prima volta questo melodramma tragico in tre atti dirigendolo in forma di concerto a porte chiuse, in assenza di pubblico, ed era stato trasmesso in streaming gratuito sul canale YouTube ufficiale Operaroma.tv. Finalmente dal vivo, con il pubblico presente e numeroso, ed un cast eccellente, la tragedia lirica tratta da Schiller, è andata in scena.

Situato nel Tirolo del 1600, il "melodramma tragico in tre atti" di Verdi è su libretto di Salvadore Cammarano, ed è tratto dalla tragedia Kabale und Liebe (Intrigo e amore) di Friedrich Schiller, un testo romantico che ha avuto la sua prima verdiana a Napoli, al Teatro San Carlo, l'8 dicembre 1849. Completamente diverse le atmosfere delle scene di Paolo Fantin e la regia di Damiano Michieletto ripresa da Andrea Bernard, con i doppi dei protagonisti fanciulli elaborati dal regista, quasi una sua impronta, che abbiamo visto anche nell'allestimento del 2019 dedicato a Der ferne Klang di Franz Screker a Francoforte. I semplici costumi di Luisa e del padre, come quelli altoborghesi anni '40, sono a firma di Carla Teti; mentre i movimenti dei fanciulli di Carlo Diego Massari. Le luci, particolarmente obnubilanti nel loro dipingere una foschia costante in un clima apocalittico, sono a firma di Alessandro Carletti.

Passiamo a descrivere il palcoscenico: siamo all'interno di una hall: un albergo, un hospice elegante? Non è chiaro: siamo invitati a guardare le porte chiuse in alto ed in basso, e capiamo di trovarci in un limbo, un passaggio, forse addirittura un mondo preparatorio, a cosa, non si sa.

La superficie del dubbio riveste tutte le pareti, come quel fumo che nelle scene più sordide risale dal basso, come dagli inferi.

Siamo annichiliti dalla forza dell'atmosfera fosca che opprime, insieme alla tremebonda musica, che l'Orchestra dell'Opera di Roma evoca perfettamente guidata dal baton di Mariotti, anche per il coro diretto da Gabbiani che, "muto" per un lembo di tessuto, è stato coinvolgente nel suo accordarsi con l'Orchestra. 

Un supplizio di padri contro i propri figli, ciò che Giuseppe Verdi ha così a lungo narrato, e con dovizia di tregenda, nel Rigoletto come in Luisa Miller. Un dramma odierno, tra altoborghesi e povera gente contadina, semplice quanto innocente. Una tragedia che dal grembo conduce alla tomba ed a seppellire sono i padri, e non i figli.

Finestre che si aprono per mostrare un horror vacui, un nero profondo: e quelle porte rovesciate, come le sedie, come i letti che diventano mura di una scatola che si chiude in mezzo alla sala, per annullare qualsiasi via d'uscita. Un seppellimento prematuro, quello di Verdi come di Michieletto, che ha saputo dare ascolto alla voce di un compositore che, più getta terra sulle ombre innocenti, più le rende partecipi della vita negata loro da abomini così ignobili da ricordare Shakespeare quanto la schilleriana ispirazione.

Luisa Miller è una fanciulla condannata dalla sua innocenza in un inferno di cui Wurm (Marco Spotti), il bravo di turno del conte Walter (Michele Pertusi), approfitta ignominiosamente, una figura gobba e umbratile, con il sembiante di Der Vampyr (1922) di Dreyer, un luciferino servo abietto del padrone di turno. Il diavolo è il signore degli inganni, e così sarà l'illusione di salvare il padre perdendo sé stessa, che ne decreterà la morte per mano dell'amato, a sua volta ingannato, Rodolfo. Spotti incarna con la sardonia del canto le invettive contro l'innocenza, ben coadiuvato dall'altra classe ferina di Pertusi: due bassi vigorosi nel loro declamo.

La voce di Roberta Mantegna si libra in questo labirinto di ombre come un alito alato, fervente, una soave innocenza che la fa allacciare con impeto al canto amoroso di Rodolfo, l'altro cardine dell'opera, Antonio Poli, anima traviata come Germont, per cui le virate struggenti degli archi colmano il cuore, stringendolo in un abbraccio oltre l'umano.
Il padre premuroso di Luisa, la voce del tenore mongolo Amartuvshin Enkhbat, sebbene non abbia compreso quale sia la posta in gioco, noi lo perdoniamo, sul palco dimostra una tale apprensione autentica come la sua voce, completamente contrapposta a Wurm, come al Conte Walter. D'altro canto, sono i due perni di disgrazia, quanto la duchessa dell'ipocrisia dabbene delle classi agiate, nei suoi stessi atteggiamenti, denota sufficienza, quell'alterigia che muove a commiserazione il buono e a cercar vendetta il castigato. Sincrona, lunga ombra, è la Duchessa d'Ostheim Federica, il mezzo Daniela Barcellona, sontuosa nel canto.

Nessuna soluzione, se non nell'umida terra, nel veleno che assilla entrambi i protagonisti e li fa rilucere con l'unica flebile luce calda di tutto lo spettacolo, affossato all'ingiù in un verdognolo costante che ricorda i tavoli da gioco, con le poltrone purpuree ed un bianco spettrale che rifiuta la luce e la riflette soltanto, come nel prisma goethiano dei colori.

Grande successo meritatissimo di pubblico e lunghi applausi per tutti, cast, Orchestra e Coro.

Pubblicato in: 
GN16 Anno XIV 23 febbraio 2022
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2021/2022
Luisa Miller

Musica di Giuseppe Verdi

Melodramma tragico in tre atti
Libretto di Salvadore Cammarano tratto dalla tragedia Kabale und Liebe (Intrigo e amore) di Friedrich Schiller

Prima rappresentazione assoluta, Teatro di San Carlo di Napoli, 8 dicembre 1849
Direttore Michele Mariotti
Regia Damiano Michieletto

MAESTRO DEL CORO ROBERTO GABBIANI
SCENE PAOLO FANTIN
COSTUMI CARLA TETI
LUCI ALESSANDRO CARLETTI
 
CAST
IL CONTE DI WALTER MICHELE PERTUSI
RODOLFO ANTONIO POLI
FEDERICA DANIELA BARCELLONA
WURM MARCO SPOTTI
MILLER AMARTUVSHIN ENKHBAT
LUISA ROBERTA MANTEGNA
LAURA IRENE SAVIGNANO*
UN CONTADINO RODRIGO ORTIZ*
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Allestimento Opernhaus Zürich
con sovratitoli in italiano e inglese