Opera di Roma. I Puritani, Elvira da baco a farfalla

Articolo di: 
Livia Bidoli
I Puritani

L'ultima volta è stato il 23 gennaio del 1990: I Puritani di Vincenzo Bellini aveva calcato allora il palcoscenico del Teatro Costanzi, con Chris Merritt e Mariella Devìa, Argiris al batòn e Sequi alla regia. Ventuno anni dopo, il 23 gennaio 2021, Jessica Pratt e Lawrence Brownlee diretti da Roberto Abbado, hanno eseguito l'opera in forma di concerto. Dal 19 al 30 aprile vi è l'allestimento a cura di Andrea De Rosa con Abbado alla bacchetta e di nuovo Jessica Pratt, con John Osborn nel primo cast, che abbiamo seguito.

La prima dell'ultima opera di Bellini fu otto mesi prima della sua dipartita, un'opera seria ma soprattutto dall'inusitata preziosità del belcanto italico, la cui musica avvolge lo spettatore in uno dei massimi coinvolgimenti tra musica e parti canore.  A Parigi, al Théâtre des Italien il 24 gennaio 1835 vi fu la prima assoluta de I Puritani, su  libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface.
La storia è nota poiché situata storicamente alla fine della guerra civile inglese (1642-1649) con Oliver Cromwell che fa decapitare Carlo I il 30 gennaio 1649, il primo re condannato a morte per non aver richiamato il Parlamento alle sue funzioni per ben 11 anni, il che sfociò nella guerra tra Parlamentari e Realisti, con la vittoria del Generale Oliver Cromwell a capo della sua armata nuova di zecca, la New Model Army. Cromwell era un puritano, quindi poi instaurò, chiamandolo la Repubblica del Commonwealth, un regime dittatoriale, chiudendo tutti i locali, ed instaurando una serie di restrizioni, anche nei vestiti, oltrechè nei modi, che alla morte di Cromwell, nel 1658, fecero richiamare sul trono il figlio di Carlo I, ossia Carlo II, instaurando una Restaurazione della monarchia dopo la sedicente “repubblica” di Cromwell.

La contrapposizione nell'opera seria di Bellini è tra il desiderio di Elvira, che ama Arturo Talbo riamata, il padre Gualtiero Valton e Riccardo Forth, questi ultimi due insieme ad Elvira sono puritani, mentre Arturo è dalla parte dei realisti. Il climax dell'opera avviene alla fine del primo atto, quando Arturo, per salvare la regina vedova Enrichetta di Francia,- la brava Irene Savignano dal progetto Fabrica -, la nasconde sotto il velo nuziale della sua promessa sposa che intanto lo attende in chiesa e lì verrà abbandonata con uno strazio tale da farla accecare e divenire folle.
Arturo era stato aiutato dal rivale Riccardo che, amando Elvira ma rifiutato, cerca di far condannare Arturo a morte e di far credere a lei che siano amanti. Non vi riuscirà, anche per un'estrema amnistia di Cromwell, ed è così che l'opera prende letteralmente il volo per pathos nella seconda parte e le voci dei cantanti, special modo Jessica Pratt nel ruolo di Elvira e John Osborn in quello di Arturo, sono calde, suadenti, flessuose nei loro diritambici tormenti che l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma guidata con sicurezza da Abbado, fa lievitare sopraffine al di sopra di un mondo cupo, come quello delineato dalle scene di Nicolas Bovey.

I costumi di Mariano Tufano ben ritraggono i puritani vestiti di nero e coi colletti bianchi, mentre per Elvira, tutta vestita di un bianco nuziale, una sorta di farfalla, che si accecherà per il dolore, annebbiata dalla follia. Avvolta nel velo che l’ha tradita, sembra quasi una mummia pronta per il suo tumulo, che muta in baco da seta che viene osservato nel suo eburneo ed ancestrale tessuto avvolta in una spirale, come in una sorta di tribunale con due rettangoli di luce, uno sopra ed uno sotto, che la appiattiscono come nella tortura del pendolo (reminescenze dal racconto Il pozzo ed il Pendolo, The Pit and the Pendulum, di Edgar Allan Poe, del 1842, che ritrae due delle piu’ tremebonde torture dell’Inquisizione), quasi ad avvertirla che si è avvicinata troppo alla luce, e potrebbe rimanerne scottata per sempre. Una delle scene piu’ coinvolgenti insieme all’ultima parte del terzo atto, assolutamente vibrante dalla musica al canto.

Le luci di Pasquale Mari ombreggiano questo dramma come sempre dei fraintendimenti, facendo lievitare le voci in una sorta di dissolvenza pittorica, che la musica illumina in sincronia col canto: il Maestro Roberto Abbado fa rilucere l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, ed il Coro diretto da Roberto Gabbiani, e nella scena di Arturo A una fonte afflitto e solo con il Coro, siamo un’unica vena con i suoni estratti e distillati da Bellini, per seguire col duetto fra Elvira e Arturo Sei pur tu... or non mi inganni e nel finale con il Coro, Arturo, Elvira, Giorgio, Riccardo e Bruno che conduce ad un perdono generale ed alla salvezza della coppia di amanti.

Gli applausi del pubblico sono stati numerosi e scroscianti per una meritatissima prova con un’opera senza tagli e due superstar canore come Pratt e Osborn che hanno dato tutto il loro afflato ad un primaverile Belcanto all’insegna del vigore della fiducia nella “musique avant toute chose” come direbbe Verlaine.

Pubblicato in: 
GN25 Anno XIV 28 aprile 2022
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell’Opera di Roma
Stagione 2021/2022
I puritani
Musica di Vincenzo Bellini
Opera seria in tre atti
Libretto di Carlo Pepoli
Dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface
Dal 19 al 30 aprile 2022
direttore Roberto Abbado
regia Andrea De Rosa

MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani
SCENE Nicolas Bovey
COSTUMI Mariano Tufano
LUCI Pasquale Mari

PERSONAGGI E INTERPRETI

Elvira Valton Jessica Pratt
Lord Arturo Talbo John Osborn / Francesco Demuro 26, 28, 30
Sir Riccardo Forth Franco Vassallo
Sir Giorgio Valton Nicola Ulivieri
Lord Gualtiero Valton Roberto Lorenzi
Sir Bruno Roberton Rodrigo Ortiz*
Enrichetta di Francia Irene Savignano*

*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma

CON SOVRATITOLI IN ITALIANO E INGLESE