Oratorio del Gonfalone. Santa Editta, capolavoro di Stradella

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Santa Editta

La Stagione dei Concerti dell'Oratorio del Gonfalone ha presentato lo scorso giovedì una preziosa rarità, la Santa Editta vergine e monaca, Regina d’Inghilterra, oratorio a per 5 voci e basso continuo di Alessandro Stradella su testo di Lelio Orsini. L'esecuzione è stata affidata allo Stradella Y-Project sotto l'esperta direzione del M° Andrea De Carlo. Questa formazione è nata nel Conservatorio Alfredo Casella de L’Aquila, nel 2011, con lo scopo di avvicinare cantanti e musicisti alla musica di Stradella.

Lo splendido Oratorio  del Gonfalone è un ambiente ideale, non solo perché è adornato da un prezioso ciclo di affreschi realizzato da artisti del Manierismo romano, tra i quali Federico Zuccari, Cesare Nebbia e Livio Agresti, ma anche per l'acustica perfetta per l'esecuzione musicale. Nel periodo della Controriforma, l'oratorio fu il luogo in cui veniva praticato un nuovo modo evangelizzare, anche divertendo, e la relativa Congregazione, che ne derivò, proclamata da papa Gregorio XIII nel 1575, fu creata da San Filippo Neri (1515-1595). L'oratorio, come forma musicale, nacque successivamente ad opera di Giacomo Carissimi (1605-1675) per l'oratorio più prestigioso di Roma, quello del SS. Crocifisso, sede della Congregazione dei fratelli del SS. Crocifisso nella chiesa di S. Marcello. Il '600 fu un'epoca di grande sperimentazione musicale in cui molte forme compositive nuove, come il melodramma e l'oratorio, videro la luce e per le quali i musicisti adottarono diverse soluzioni formali prima che si cristallizzassero in forme rigide e definite, gli oratori che Stradella compose prima di essere assassinato segnarono l'evoluzione successiva alla forma creata da Carissimi.

La vita di Stradella fu a lungo avvolta da un alone leggendario, il suo assassinio e la sua vita movimentata e gaudente lo alimentarono, solo recentemente grazie a una documentata monografia ( Alessandro Stradella (1639-1682): His Life and Music Clarendon Press, Oxford 1994) di Carolyn Gianturco, è stata ristabilita la realtà storica della vita di questo straordinario musicista. Alessandro Stradella era di nobile famiglia, questo aspetto unito alla stima universale per la sua arte gli permisero di essere un libero professionista a cui si rivolsero importanti istituzioni religiose e famiglie aristocratiche per commissionargli diverse composizioni. Fu infatti un musicista eclettico a lui sono state riconosciute più di trecento composizioni tra cui opere, oratori  cantate, intermezzi, mottetti madrigali. Stradella fu un rappresentante emblematico di questo periodo, la stima tributatagli da padre Martini e da Händel, che possedeva una copia del San Giovanni Battista, sono una importante testimonianza della generale considerazione.

Della Santa Editta  esiste una sola copia della partitura, conservata  nella Biblioteca Estense di Modena, per le due esecuzioni, avvenute dopo la morte del compositore nel 1684 e nel 1692 fatte presso il teatro privato della corte di quella città. La protagonista è Edith di Wilton, figlia illegittima del re anglosassone Edgardo detto Il Pacifico, la storia della sua vita è narrata da Gozzelino di San Bertino. Nacque dalla nobildonna inglese Vulfrida, che il re Edgardo rapì dal convento dell’Abbazia di Wilton, poi Vulfrida fuggì e riuscì ritornare all’Abbazia dove divenne Badessa e dove la figlia Editta crebbe  e prese il velo. Scelse di rimanere a Wilton, non accettando l'offerta del padre di diventare badessa altrove. Alla morte del fratellastro Edoardo II d’Inghilterra, rifiutò la corona offerta da un gruppo di nobili ostili al fratellastro Etelredo, detto lo Sconsigliato. Nonostante dimorasse in un monastero visse nel lusso, rispose ai rimproveri del vescovo di Winchester Etelvado affermando che solo Dio poteva giudicarla al di là delle apparenze, divenne santa per volontà del fratellastro Etelredo.

La scelta di Editta è insolita Arnaldo Morelli dà una spiegazione in un testo pubblicato su “A Journal of the Humanities – Storie e Linguaggi – Fasc. 2 del 2016”, dal titolo emblematico “Tra chiostro e trono. Uno scenario storico-politico per l’oratorio San’Editta di Alessandro Stradella”. Lo scenario storico-politico ipotizzato riguarda il matrimonio tra la principessa Maria Beatrice, figlia del defunto duca di Modena Alfonso IV e della duchessa reggente Laura Martinozzi, nipote di Mazzarino e il principe Giacomo Stuart rimasto vedovo nel 1671 e diretto successore del fratello di Carlo II, re d’Inghilterra senza figli. Maria Beatrice era decisa fin da giovanissima a farsi monaca e anche la madre duchessa reggente non appoggiava il matrimonio con un uomo di 41 anni e famoso libertino. Le nozze per procura avvennero il 30 settembre 1673 per l'intervento dello stesso papa Clemente X che assecondava la volontà del principe di sposare una fanciulla giovane, che potesse dargli molti figli e soprattutto fosse cattolica. Giacomo fu poi cacciato durante la "Rivoluzione gloriosa" nel 1688-89, per mettere sul trono inglese Maria Stuart protestante e suo marito Guglielmo d’Orange. Il perché fu proprio Orsini a scegliere questo argomento e Stradella a metterlo in musica non è conosciuto e neanche quando l'oratorio fu eseguito ma il luogo probabilmente fu Roma.

L'oratorio non parla della vita di Editta ma propone un tema ricorrente nei testi e nella pittura della Controriforma è quello che si rifà al classico “Eracle al bivio” ovvero la scelta tra virtù e vizio. In questo oratorio il ruolo della virtù che sprona Editta alla castità della vita monastica è impersonato da Humiltà, solo di nome però, perché nel testo è molto arrogante, dall’altro ci sono i personaggi mondani della Grandezza, Bellezza, Nobiltà e Senso (sensualità), che la invitano a godere delle gioie terrene. Se il modello è quello illustrato, librettista e compositore sono schierati dalla parte dei personaggi mondani di cui sia il testo che la musica appoggiano la giustezza e l'umanità delle loro argomentazioni, mentre sottolineano l'ambiguità se non l'ipocrisia della Santa. Le forme e l'espressione degli affetti sono quelli del melodramma del '600 in cui l'ambiguità e la sensualità furono ingredienti fondamentali. La seducente scrittura musicale adottata dal compositore fa uso di tutti gli artifici dell'espressione barocca degli affetti, le sfumature contrastanti nei recitativi, negli ariosi e nelle arie, e ancor più nei duetti e terzetti in cui si svolge la contrapposizione degli argomenti, il magistrale uso che Stradella fa del contrappunto, degli strumenti e del contrasto delle voci, tutto concorre alla smagliante bellezza di questa partitura.

La direzione appassionata e autorevole di Andrea De Carlo ha guidato i giovani strumentisti e cantanti in una esecuzione di pregio che ha affascinato e coinvolto il pubblico che li ha lungamente applauditi. Beatriz Arenas Lago ha interpretato efficacemente la lunga parte di Editta, sicura nei recitativi come nel canto che riserva non poche difficoltà espressive e tecniche. Sabrina Cortese, che abbiamo già apprezzato come Didone, nel Didone ed Enea di Purcell e recentemente nel doppio ruolo di Amore e Minerva ne Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi, è stata brava nel dimpegnarsi nel doppio ruolo di Nobiltà e Humiltà, in questo caso ben sottolineandone l'ambiguità. Chiara Brunello possiede una vera voce di contralto, che ha ben impiegato nel delineare la Grandezza. L'uso delle voci maschile nei ruoli di Bellezza, Leopoldo Punziano , e Senso, Andrzej Lenart è particolarmente intrigante e umana, i due hanno incarnato in modo convincente queste caratteristiche interpretative non disgiunte da una efficace prestazione vocale.

Pubblicato in: 
GN11 Anno XI 21 gennaio 2019
Scheda
Titolo completo: 

Oratorio del Gonfalone - Roma
Stagione 2018-2019
Giovedì 17 gennaio 2019, ore 20.30.
Alessandro Stradella
Santa Editta vergine e monaca, regina d’Inghilterra

Oratorio
per 5 voci, 2 violini e b.c.
Testo di Lelio Orsini

Beatriz Arenas Lago (s) Santa Editta
Sabrina Cortese (s) Humiltà, Nobiltà
Chiara Brunello (a) Grandezza
Leopoldo Punziano (t) Bellezza
Andrzej Lenart (b) Senso

Irene Caraba viola da gamba
Esteban Lobos Delle Piane viola da gamba
Anna Bator contrabbasso
Filip Zielinski tiorba
Lorenzo Sabene tiorba e chitarra barocca
Lucia Adelaide Di Nicola clavicembalo e organo positivo

Stradella Young- Project

Maestro concertatore e direttore, Andrea De Carlo