I Ponti di Madison County. L'ineffabile consapevolezza della caducità

Articolo di: 
Lorena Carpentieri
I ponti di Madison County

Al Teatro Quirino di Roma la trasposizione teatrale del drammatico ed intenso film omonimo con Clint Eastwood e Meryl Streep pone soprattutto una questione di fondo: può una passione "giovane" coinvolgere due persone non più giovani?

Siamo nel 1965, negli Stati Uniti. Lui, di Seattle, fotografo per il National Geographic, privo di radici, non sembra cercare emozioni. Si definisce un vagabondo, ma si ferma - è destino - non lontano dalla casa di lei, nel profondo Iowa. A fare foto ai ponti di Madison County, perché di "fare" si tratta, non scattare soltanto. L'arte di creare luoghi, diversi da quelli che sono, e immortalarli.

Lei, moglie e madre, rimasta sola per pochi giorni per una trasferta commerciale dell'intera famiglia, è una donna di casa, anzi di campagna, nonostante trascorsi letterari. Come lo vede, se ne innamora. E si abbandona alla passione subito, con naturalezza, anima e corpo. Conversando liberamente, scopre l'anima di lui; e con essa, la propria, quella vera, nascosta anche a se stessa.

Sguardi e parole raccontano un incontro, che mai si era augurata di fare nella vita. Ma una volta avvenuto, non se lo lascia scappare e Robert e Francesca vivono insieme quattro giorni di sogno. In fondo, è lei che decide. Come è lei che rinuncia a quell'amore. Perché di amore si tratta, profondo, spirituale e carnale; come mai prima, nonostante il matrimonio non le avesse fatto desiderare altro.

Alla proposta di lui, al rientro della famiglia di lei, di partire e di lasciare tutti e tutto, lei dice no. Non per conformismo; per responsabilità, verso i figli, verso il marito. Perché una donna da quando mette su famiglia, cambia vita e non la può abbandonare. Difende il marito, cui non farà mai parola. Difende la figlia e il figlio, cui confesserà tutto, per iscritto, solo dopo la propria morte. Lasciando una cassetta, contenente lettere di lei e di lui, rivelerà che si sono amati sempre, senza vedersi più.

Il non detto diventa scrittura, la cui lettura è una voce narrante del romanzo, lungo più flash-back. I figli, ora adulti, ormai devono sapere, per poter comprendere. Che lei, la madre, non è diventata un'altra con quel breve adulterio. Era già un'altra donna, senza saperlo. Francesca rivendica quell'amore vero, ma, nonostante questo, scelse di rinunciarvi. Non soltanto per loro, però. Per conservare un ricordo alto di quell'amore totale, mentre viverlo oltre lo avrebbe fatto cadere. Per farsi un regalo, perché così l'incontro con Robert diventerà il segreto più bello della propria vita.

Due osservazioni metalinguistiche. Il cinema, come la fotografia dalla quale nasce, crea anch'esso luoghi diversi, atmosfere. Qui, il palcoscenico del teatro ha la cucina della casa di lei in primo piano e il paesaggio nello schermo in fondo. E' uno schermo grande come quello del cinema, non della televisione, a fare da contesto.

Il testo, tratto dal romanzo di Robert James Waller, ha una struttura altalenante e viene raccontato anche da un ulteriore interprete, l'autore stesso, che si pone a lato della scena, come il coro greco, ad alternare la propria voce narrante con quella dei protagonisti e delle loro lettere, lette anche da altri. Dal testo da cui fu tratto, nel 1995, il film con Meryl Streep (Francesca) e Clint Eastwood (Robert), anche regista. Non sfigurano, all'inevitabile confronto, i nostri intensi Paola Quattrini e Ray Lovelock.

In fondo, è tragica la consapevolezza, tutta umana, della caducità di qualcosa che vale per sempre. Come "sognare sapendo di sognare" (Nietzsche).

Pubblicato in: 
GN12/ 23 aprile 6 maggio 2009
Scheda
Titolo completo: 

I ponti di Madison County
15 aprile 3 maggio
Teatro Quirino - Roma
Molise Spettacoli
Paola Quattrini, Ray Lovelock
I ponti di Madison County

di Robert James Waller
scene Bruno Buonincontri
costumi Bartolomeo Giusti
adattamento e regia Lorenzo Salveti

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