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Il ritorno degli imperi secondo Maurizio Molinari
Per capire quanto sta accadendo in Europa e nel mondo, con l’inizio della guerra in Ucraina provocata dalla Russia di Putin cha ha aggredito e violato l'indipendenza di uno Stato democratico, violando la carta dell’ONU, è utile la lettura di un saggio di geopolitica di cui è autore Maurizio Molinari, intitolato Il rtorno degli imperi, edito dalla casa editrice Rizzoli.
Maurizio Molinari, scrittore e giornalista, in questo saggio nota che con l’invasione dell'Ucraina da parte della Russia è stata annientata la sicurezza di un'Europa edificata sul rispetto dei diritti dei singoli e delle nazioni, dopo la catastrofe dolorosa della prima guerra mondiale, l’odio disumano che ha segnato la seconda guerra mondiale, e dopo le profonde lacerazioni ideologiche che prevalsero nel corso della guerra fredda. Con la guerra in Ucraina si ha il risveglio della storia, poiché un Paese come la Russia manifesta l'ambizione titanica di volere ricreare un Impero.
La guerra mette in discussione e di fatto suggella la fine dell’ordine internazionale scaturito dalla fine della guerra fredda, avvenuta dopo il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Urss. È evidente che sul pianeta convivono quattro attori globali, come Usa, Unione Europea, Cina e Russia, le cui capacità sono talmente soverchianti rispetto al resto del mondo da giustificare il recupero della categoria storica e concettuale dell’Impero e degli Imperi.
Questo scenario internazionale, incerto e gravido di conseguenze imprevedibili, genera, secondo Molinari, una stretta che cinge le democrazie liberali, visto che da un lato le diseguaglianze le indeboliscono dall’interno e danno vita ai movimenti populisti, mentre le autocrazie, perseguendo disegni egemonici, le sfidano dall’esterno. Putin, nel corso degli anni, ha concepito un disegno imperiale, che si basa, da un punto di vista ideologico, sul patriottismo russo, sulla fede ortodossa e sulla convinzione che l’occidente sia votato ad un destino di decadenza sia morale sia politica che economica. Come ha apertamente sostenuto il Presidente Putin in un'intervista rilasciata al Financial Times nel 2019, la sua strategia mira ed è tesa a ricreare una sfera di influenza del Paese di cui è a capo per avere il dominio sulle nazioni che circondano i confini della Russia.
La guerra ha trasformato l’Ucraina in una sorta di trincea congelata che vede contrapposti l’autocrazia russa alle democrazie liberali del vecchio continente. Pertanto appare ragionevole concludere che in Europa stia emergendo una nuova cortina di ferro che separa la Russia dai paesi occidentali, collocata più a oriente rispetto a quella che la divise durante la guerra fredda tra il 1946 ed il 1989. L’invasione dell'Ucraina ha fatto cadere il mondo e l’Europa in una delle più gravi crisi militari dalla fine della seconda guerra mondiale, dimostrando che il Presidente Putin, a capo di un'autocrazia, ricorre alla forza militare per ridisegnare l’architettura della sicurezza europea, a scapito della Nato, della Ue, e del fronte costituito dalle democrazie liberali ed occidentali.
Maurizio Molinari, da studioso di geopolitica, ritiene che sia ragionevole supporre che sia stata la rovinosa ritirata Nato da Kabul avvenuta il 31 agosto del 2021 a persuadere il dittatore russo che il declino delle democrazie occidentali fosse ineluttabile e inevitabile. Per alcuni osservatori internazionali, l’invasione dell'Ucraina è solo l’inizio di una strategia di espansione territoriale perseguita dalla Russia, cui potrebbe seguire un'offensiva militare pericolosamente ambiziosa da parte di Putin volta a minacciare, visto che già la Bielorussia è un paese alleato, i tre Stati baltici, la Polonia e più in generale i Paesi che fanno parte della Nato e circondano la Russia.
Nel libro il lettore troverà un'avvincente e straordinaria ricostruzione dei rapporti che storicamente la Russia ha avuto con l’Ucraina. Nel 2021 il Cremlino a firma del dittatore russo ha pubblicato un libro la cui tesi di fondo è che vi è un'unità storica indubbia che unisce in un comune destino i Russi agli Ucraini, visto che i due popoli hanno in comune la lingua e la fede religiosa. Per Putin, che è nato e cresciuto a San Pietroburgo, la Russia è stata una nazione legata più alla cultura europea che a quella asiatica. Collocare l’equilibrio politico della Russia vicino alla Siberia e lontano da Odessa o da Sebastopoli, significherebbe ridimensionare ed indebolire il ruolo della Russia nel nuovo ordine internazionale multipolare, che dovrà nascere in seguito alla guerra scatenata in Ucraina.
Nel libro vi è una ampia narrazione intorno alla figura di Volodymyr I Sviatoslavych, discendente da una famiglia scandinava di commercianti, che alla fine del X secolo ha fondato a Kiev il regno Rus, il quale pose le basi spirituali della civiltà russa convertendo il regno al cristianesimo ortodosso. Il regno Rus si frantumò tra XI ed il XII secolo, quando sorsero dei principati in guerra fra loro. I popoli del Rus, secondo la versione prediletta dagli studiosi vicino al Cremlino, per sfuggire agli invasori si rifugiarono nel nordest a Mosca. Per gli ucraini, invece, l’eredità del Rus è rimasta a Kiev dove era nata, sicché a Mosca è nata e si è sviluppata una cultura autonoma e autoctona. In ogni caso, ed il riferimento alla storia delle origini dei popoli russi e ucraini si dimostra pertinente, Putin nel 2006 ha fatto erigere una statua di fronte la Cremlino a Volodymyr.
In seguito al crollo della Russia degli Zar, in Ucraina approdano prima le truppe bolsceviche poi quelle tedesche, che occupano il Paese fino alla firma del trattato di Brest Litovsk, avvenuta nel marzo del 1918. In seguito l'Ucraina viene dilaniata dalla guerra civile, il cui protagonista fu Petlyura Symon, a capo dell’esercito ucraino in lotta contro l’armata rossa. Nel 1929 Joseph Stalin si accanì contro l’Ucraina ordinando alcune deportazioni forzate e requisizioni di terre e cibo, per eliminare i contadini ucraini. Il risultato di questa decisione politica di Stalin provocò la morte di quattro milioni di cittadini ucraini.
Nel libro vi è una puntuale e profonda analisi che indica quali esiti possa avere in futuro il conflitto in Ucraina. Secondo James Stavridis, ex comandante superiore delle forze alleate in Europa, si sta assistendo ad una escalation militare russa nel sud est ucraino russofono per dare vita a una continuità territoriale con la Crimea, in passato già occupata dall’esercito di Putin. La resistenza dei cittadini e dei militari ucraini, fatto che ha sorpreso Putin e la comunità internazionale, si sta rivelando caparbia e risoluta. Questo fatto si spiega con la circostanza che gli ufficiali ucraini conoscono molto bene la mentalità dell’avversario, visto che hanno studiato nella scuole di guerra sovietiche e si sono formati sui manuali dell’Urss. In particolare, gli ufficiali ucraini attuano la strategia dell’accerchiamento del nemico, facendolo penetrare in profondità nel territorio ucraino, per poi isolarlo e tagliargli i canali per i rifornimenti di armamenti e carburanti. Con questa tattica i Russi nell’ottocento sconfissero Napoleone, e nel secondo conflitto mondiale a Stalingrado debellarono la Wehrmacht.
La globalizzazione degli scambi di beni e servizi comporta la rinuncia volontaria di ogni Paese ai propri confini geografici. Putin, con la sua strategia neoimperiale annulla e azzera questo profilo, riproponendo la visione di un mondo diviso in blocchi, in cui la nazione egemone tende ad imporre i propri interessi sui popoli sottomessi mediante il ricorso alla forza militare. Accanto all'invasione dell'Ucraina, decisa da Putin in violazione della carta dell’Onu, ciò che ha colpito gli osservatori è stato l’offensiva diplomatica del ministro degli esteri Russo Sergey Lavrov in Cina ed India, fatto che mostra la evidente volontà russa di creare una nuova architettura internazionale tesa e rivolta a ridimensionare da un lato il ruolo degli Usa e quello dei paesi che aderiscono alla Nato e dall’altro lato a dare vita al RIC, una alleanza politica e strategica tra Cina, India e Russia, in chiave antioccidentale.
Per Lavrov l’ordine internazionale multipolare, che dovrebbe sorgere in seguito alla guerra in Ucraina, è molto più democratico di quello attualmente esistente. Non tutte le nazioni hanno approvato al consiglio di sicurezza dell’Onu le sanzioni con cui la comunione della libere democrazie, voluta da Joe Biden, ha inteso condannare l’aggressione militare russa contro un Paese indipendente. Questo di Maurizio Molinari è un libro di geopolitica di notevole valore culturale.