Santa Cecilia. La piccola volpe astuta di Janáček. La zingara della Natura

Articolo di: 
Livia Bidoli
Monumento a Bystrouska

Uno dei capolavori del compositore ceco Leoš Janáček (1854-1928), La piccola volpe astuta fu rappresentata per la prima volta nella prima edizione a Brno il 6 novembre del 1924. Questa edizione è stata presentata a Roma per la prima volta nell’ambito della Stagione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 12 ed il 14 aprile 2011 nella Sala Petrassi del Parco della musica.

Gli Artisti di Santa Cecilia Opera Studio insieme all’Ensemble Strumentale dei Corsi di Perfezionamento, la Cantoria ed il Coro di Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, sono stati diretti da Marco Angius e José Maria Sciutto come Maestro dei Cori. Alla regia Cesare Scarton mentre le scene di Gennaro Vallifuoco con proiezioni ed animazioni permettevano i cambi a scena aperta e senza intervallo.

La prima italiana di quest’opera, il cui titolo originale è Příhody Lišky Bystroušky (Le avventure della piccola volpe Bystroušky) fu a La Scala nel 1958 con la soprano Mariella Adani nella parte principale della Volpe Bystrouška, in questa versione tradotta con Briscola e Damiana Mizzi nella parte ardua per variazioni canore e intelligibilità da parte del pubblico. Tradotta nella versione ritmica italiana di Fedele D'Amico – e per orchestra da camera di Jonathan Dove -, il libretto fu adattato dal compositore dai fumetti di Rudolf Těsnohlídek e Stanislav Lolek, che furono pubblicati per la prima volta nel quotidiano Lidové noviny (fondato nel 1893 ed ancora in circolazione).

in quel periodo Janáček, nonostante i circa quarant’anni di differenza ed una sostanziale non concretizzazione della relazione con lei, aveva intessuto un rapporto amoroso con Kamila Stösslová conosciuta nel 1917, donna sposata come lui, e che nondimeno ispirò la maggior parte della sua produzione finale. Oltre al profilo della piccola volpe sensuale ed astuta di cui ci stiamo occupando,  fu Katya in Katya Kabanová (1921), Emilia Marty in Il caso Macropoulos (1926). Inoltre anche Il diario di uno scomparso (1920), la Missa Glagolitica (o slava, la lingua dell’antica chiesa slava, 1926), la celebre Sinfonietta (1926) ed il Quartetto per archi n. 2 sottotitolato Lettere intime (1928), furono tutti ispirati da quell’amore cadùco. Per ulteriori approfondimenti vi preghiamo di consultare il libro del biografo salisburghese John Tyrrell, Intimate Letters: Leoš Janáček to Kamila Stösslová (edizione disponibile in inglese, Faber and Faber del 2005).

Le movenze popolari morave insieme alle sonorità onomatopeiche degli animali, compongono in un intreccio variato di temi sia nel ritmo che nella melodia o nel timbro orchestrale, la suggestione di quest’opera che nella orchestrazione di Václav Talich scelta per i Wiener Staatsopernchor & Philharmoniker diretti da Sir John Mackerras del 1981 (Decca) si dimostrano impeccabilmente simbiotici con le intenzioni di preminenza orchestrale del’autore. Il tessuto di preludi ed interludi affascina all’ascolto di un’opera la cui versione in video (Das schlaue Füchslein in tedesco) è disponibile con la registrazione del 1965 diretta da Vaclav Neumann, l’Orchestra, il Coro e I Solisti della Komische Oper di Berlino per l’elegantissima regia di Walter Felsenstein (1901 –  1975) edita per Arthaus Musik nel 2009 (nelle parti principali Ruth Schob-Lipka e Irmgard Arnold nelle parti del Guardaccia e la Volpe).

La versione odierna per bambini di questa favola per adulti che racconta la crescita di una piccola volpe nella foresta, che sinuosamente si aggira tra le tane di tassi e radure ombreggiate dove riposa il Guardaccia (Ivo Yordanov), e tanto somiglia alla selvaggia zingara Terynka di cui sono innamorati il Guardacaccia (con cui ha avuto una relazione fugace), il parroco del villaggio ed il Maestro di scuola, è metafora della distanza degli uomini dai loro sogni. Di quanto la leggerezza della musicalità della volpe – che incontrerà un volpacchiotto e metterà su famiglia – sia opposta alla proterva dissimulazione degli uomini. Da un lato la natura, spontanea e vivace, contraddistinta da temi sonori che albeggiano e fioriscono nelle scene di Vallifuoco e nelle animazioni di Flaviano Pizzardi e The Pool Factory; dall’altra l’ostica abitudine degli umani che, sebbene insoddisfatti, continuano a percorrere le medesime strade, allontanandosene solo quando s’immergono nella foresta. 

Il finale tragico però è alle porte, la volpe astuta sarà uccisa proprio da Harašta (interpretato dal bravo basso Dario Ciottoli) il ladruncolo che sposerà la zingara Terynka. Purtroppo la poca intelligibilità di questa versione italiana soprattutto nella resa canora, ha reso le sfumature – anche erotiche e suadenti e di stampo panteistico, una sorta di inno alla Natura secondo il profilo descritto da Janáček – poco fruibile. Una sfiziosa versione del movimento scenico è invece da rilevare a cura di Patrizia Salvatori.

In ogni caso va lodata la programmazione anche futura con un Concerto da Camera per il 5 maggio prossimo, tra cui compare il famoso Concertino per pianoforte e strumenti, di nuovo con l’Ensemble musicale dei Corsi di perfezionamento e l'intervento del musicologo Quirino Principe a presentazione di Janáček e dell'opera dello scorso 19 marzo.

Pubblicato in: 
GN48 AIII 18 aprile 2011
Scheda
Titolo completo: 

Leoš Janáček La piccola volpe astuta
Opera - Prima esecuzione a Roma
Versione ritmica italiana di Fedele D'Amico
Versione per orchestra da camera di Jonathan Dove

martedì 12 aprile ore 19
giovedì 14 aprile ore 20

Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore, Marco Angius
Regia, Cesare Scarton
Artisti di Opera Studio
Ensemble Strumentale dei Corsi di perfezionamento,
Cantoria e Coro di Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Maestro dei Cori, Josè Maria Sciutto
Scene, Gennaro Vallifuoco
Costumi, Tiziana Cannavacciuolo
Animazioni, Flaviano Pizzardi - the Pool Factory
Coreografia, Patrizia Salvatori