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Una storia difficile. L’agonia degli spalti vuoti
Tratto da un mix di racconti e lettere di Dino Buzzati, Una storia difficile, con la regia e come prim’attore Claudio Capacelatro al Teatro Casa delle Culture dal 3 al 15 novembre 2009, è un assortimento di sensibile fattura, tutto volto ad indagare la personalità dello scrittore e dell’uomo Buzzati.
La madre malata e l’egoismo filiale nell’episodio dedicato ai Giorni perduti, inscatolati nel cartone da un ironico provocatore dello scrittore, che compare di volta in volta con bombe da innescare o piuttosto da far saltare, è lacerante. Sembra di assistere alle uscite “sciocche e senza senso” del figlio, che fugge la sera dalla madre, cui basterebbe solo saperne la presenza in casa per essere un po’ felice. Corradino, assalito dai rimorsi, chiede di tenere quei giorni per sé come un talismano contro la tristezza, una tenue apologia per un cuore dalla sua etica stessa rattristato.
Tutta la levità di Buzzati è presente in questo dramma conturbando gli attori a mille messinscene, tutte frammentate da dolori acuti ed inscindibili, dal ladro riconosciuto poi come amico, alle chiacchiere assassine di tre signore bon ton feroci e livide. Ciò che dilania lo scrittore, oltre alla penuria economica, è piuttosto l’incomprensione stolta della gente, di lettori “morti” che guardano la televisione, seguono le partite di calcio, si accontentano di un benessere a buon mercato, come dei vegetali in offerta al grande magazzino.
La bomba è forse proprio il correlativo oggettivo che dipinge l’agonia di un narratore – anche quello con voce fuori campo – allo stremo, che continua a “elevarsi dalle bestie con la scrittura”, perché anche alla fine del mondo, quando nulla ci resterà, la differenza tra un uomo ed un termitaio sarà proprio quella, la massima espressione dell’uomo, con o senza spalti vuoti.