Editoriale. Le realtà parallele

Articolo di: 
Livia Bidoli
Roma

A marzo 2020 ho letto due libri di Philip Kindred Dick: La svastica sul sole (The Man in the High Castle, 1963) e La penultima verità (The Penultimate Truth, 1964). Questo perchè sinceramente non mi sembrava piu' di vivere un'autentica realtà, piuttosto una fittizia, costruita a tavolino per un progetto pianificato da tempo. Ora, dopo quasi due anni, ne sono completamente convinta: io vivo la Realtà, il governo ne costruisce un'altra per degli scopi (plurimi) ben precisi.

La letteratura, in questo caso la fantascienza, ha sempre presagito e previsto la realtà futura, soprattutto quella fittizia. A cosa serve però una “realtà di fiction”? Hannah Arendt sosteneva, in Le origini del totalitarismo (1951) che:

«Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso, non esiste più.»

Ripresa da Dick nel suo romanzo tradotto anche in serie su Amazon The Man in the High Castle, spiega ancora:
Lo scopo di un regime totalitario è di allontanare la gente dalla realtà, di farla vivere in un mondo fittizio. (…) La creazione di un universo parallelo: (…) modificare il passato (...) fare in modo che ciò che è stato non sia mai stato” (da “Io sono vivo, voi siete morti”, Emanuele Carrère, biografia di Dick, p. 83).

Facciamo un esempio attuale: le manifestazioni contro la tessera verde (il cosiddetto Green Pass che si vedrà piu' in là cosa ha di “verde”, essendo collegato al codice fiscale) che vi sono da mesi, e quella del 25 settembre scorso in particolare, solo a Roma ha portato a Piazza San Giovanni 35000 persone (a detta della polizia che partecipava insieme ai manifestanti perché anche loro sono colpiti); a Trieste ben 8000; altrettanti a Milano, Torino, Bologna, un'altra serie di città per tutta la penisola. Che cosa hanno fatto i media mainstream? Hanno taciuto del tutto sulle manifestazioni, come se se ne potesse occultare la “realtà”, ovvero l'essere avvenute e con partecipazione di persone altrettanto “reali”. Un po' come fanno per le reazioni e le morti avverse da vaccinazione anti-covid-19: fanno finta che non esistono, nonostante i dati vengano costantemente pubblicati da AIFA (Agenzia Italiana per il farmaco), EUDRA Vigilance (Agenzia Europea per il Farmaco); VAERS (Agenzia Americana che controlla le reazioni avverse da farmaci e vaccini), sono tutte omologhe.
Il fatto sostanziale e “reale” è che quelle morti e quelle reazioni avverse “esistono” nondimeno. Non svaniscono nel nulla, esattamente come le vittime, i loro parenti e tutti i partecipanti alle manifestazioni “costituzionali” contro un “certificato sanitario” che non giustifica nulla, anzi, veicola il virus attraverso i vaccinati, che possono contagiare ed essere infettati, ammalarsi gravemente e morire, esattamente come riportano le cifre di Israele, Gran Bretagna e la nostra stessa Italia.

Quindi sussistono due realtà e probabilmente anche due tempi paralleli, seguendo il ragionamento di Jorge Luis Borges in Finzioni (1944), nel famoso racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano”: qui un inglese ed un giapponese si incontrano durante la seconda guerra mondiale e sono nemici ma, anche sapendo che il giapponese lo ucciderà, l'inglese lo accoglie e gli sussurra, prima di morire:

“Il tempo si biforca perpetuamente verso innumerevoli futuri. In uno di questi io sono suo nemico.”

Che significa? Che in questo tempo e spazio ci sono un giapponese nazista che deve uccidere un inglese perchè sono nemici, ma ci sono altri tempi ed altri spazi in cui non lo sono, o saranno.

Borges asseriva anche qualcos'altro, che sembra paradossale: che il passato è incerto ma il futuro è sempre certo. Noi quindi, cambiando, o meglio decifrando il passato correttamente, possiamo modificare il nostro futuro.

Questo passato, i quasi due anni che ci affliggono, dipendono da noi, da nessun altro: non possiamo caricarne la responsabilità sul governo o su scelte globali, dipendono da noi, esattamente come il nostro futuro. Quello che non faremo, ciò che non capiremo del discernimento dell'autenticità della realtà, dipende solo da noi. Non potremo dare la colpa a nessun altro.
Il passato è il confine del futuro.
Sta a noi decifrarlo.

Pubblicato in: 
GN 44 Editoriale del 26 settembre 2021
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