Santa Cecilia. Sollima Sokhiev. Il grande sogno russo

Articolo di: 
Livia Bidoli
Isaac Il'ič Levitan

Per la Stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dal 16 al 19 aprile 2011 una kermesse di autori russi sotto la direzione dell’osseta Tugan Sokhiev (1977) ed il virtuosistico violoncello di Giovanni Sollima. Il programma, dedicato alla Grande Russia, come recita il titolo, comincia con lo schizzo sinfonico di Borodin, Nelle steppe dell’Asia Centrale; prosegue con la Sinfonia Concertante in mi min. per violoncello e orchestra op. 125 di Prokof’ev, dove Sollima è emerso concedendo anche tre bis, e si è concluso con Čajkovskij e la Sinfonia n. 1 in sol min op.13 sottotitolata “Sogni d’inverno” (Winter Dreams).

Tugan Sokhiev, che dirige dal 2008 l’Orchestre National du Capitole de Toulouse, stesso anno del suo debutto a Santa Cecilia, in questa prima parte fa emergere con tempra il glissando dei violini dello schizzo sinfonico iniziale di Alexandr Borodin (1833-1887) Nelle steppe dell’Asia Centrale, lasciando che i fiati emergano più tradizionalmente. Il microcosmo orientale ricreato per celebrare il 25° anniversario del regno di Alessandro II, diretto per la prima volta da Nikolaj Rimskij-Korsakov, l’8 aprile del 1880, e finito di comporre dall’autore nello stesso anno, è terso da melodie russe che s’intrecciano, perfettamente amalgamate in un grande respiro armonico che ridonda con tutti gli strumenti e rifulge in una dolcissima coda in pianissimo.

La Sinfonia Concertante in mi min. per violoncello e orchestra op. 125 (1950-52) di Sergej Prokof’ev (1891-1953) è una delle più ardue partiture per violoncello, ed il primo ad eseguirla fu Mitislav Rostropovič nel 1952, con la direzione affidata a Sviatoslav Richter. Qualche anno prima, nel 1947, insieme a Prokof’ev aveva trasformato il Concerto op.58  nella Sinfonia Concertante attuale. Il nostro Giovanni Sollima, che affronta l’impervia tessitura, dona una prova da brivido ed un direttore più concentrato: si ode subito dall’attacco preciso e coinvolgente degli archi e dall’intenso dialogare tra violoncello ed orchestra con il tema ribattuto da quest’ultimo.

La prima parte, più lirica, dell’Andante, configura l’ambiguità del movimento,  ricco di fulgori improvvisi e misterici. Il secondo movimento,  Allegro giusto, più vivace e brioso, acquista in intensità e ritmo mentre i toni si aggravano. Riluce in tutta la sua brillantezza il lirismo di Sollima in questa partitura immaginifico-panteistica, con una rincorsa degli archi dopo un fitto dialogo ed una melodia russa di ampio respiro. Ricco di colore, le variazioni improvvise s’intersecano a potenti momenti duri e sinistri, al limite del lancinante. Il successivo Andante con moto si staglia con le sue molteplici virate su due temi, di cui uno proviene da una celebre canzone bielorussa: gli struggenti veli malinconici che vibrano su una marcetta di fondo, evidenziano ancora di più l’estrema plasticità del violoncello.

Giovanni Sollima, applauditissimo, ha concesso ben tre bis: il primo, il ragtime di Scott Joplin da La stangata; il secondo, la Sarabande n. 4 di Bach; per ultimo, l’arrangiamento per violoncello di Angel di Jimi Hendrix.

Pëtr Il'ič Čajkovskij (1840-1893) ha scritto la sua prima sinfonia a 25 anni, tra 1866 e 1867, la Sinfonia n. 1 in sol min. op. 13 sottotitolata “Sogni d’inverno”, e fu una delle sue angustie principali il vederla ostacolata nella sua realizzazione e non apprezzata dai suoi maestri di composizione, Anton Rubinstein e Nikolaj Zaremba. La diresse nella sua prima esecuzione a Mosca nel 1868 Nikolaj Rubinstein e fu rielaborata dal compositore nel 1874.

La scrittura è magnifica e la fiabesca soavità del primo movimento, l’Allegro tranquillo, intitolato "Visioni di un un viaggio invernale", è brillante e perfetta nella sua armonia fra le parti: vivacemente colorata, dai timbri risonanti nell’intera strumentazione, in cui un tema lirico viene ricondotto dai violini in superiore ricercatezza.

L’Adagio cantabile ma non tanto, ovvero la “Terra desolata, terra di brume”, si tempra di una maggiore stabilità ed una sorta di riappacificazione languida, assomigliando in fondo ad un quartetto d’archi, e con il tema elargito dall’oboe con il supporto di flauto e fagotto. La maggiore circospezione con cui si muove il suono ordina una tessitura in fortissimo dei corni, che ricade sul vibrato di tutti gli archi per poi riallacciarsi all’iniziale quartetto. Vicino alle notturne melanconicità del Lago dei cigni e di altri notorii balletti, è brano eseguito anche a sestante e rimembra sinesteticamente i paesaggi invernali d Isaac Il'ič Levitan (1860-1900) che piacquero tanto al compositore e dove ravvisò lui stesso un’intima connessione alle oniriche variazioni della sua prima sinfonia.

Lo Scherzo – Allegro scherzando giocoso prende il materiale dalla Sonata in do diesis minore per pianoforte del 1865 (op.80). Dopo una serie di rimpasti tra archi e legni entra raffinatamente il valzer, la danza preferita da Čajkovskij: la scrittura ed il suono sono cristallini e di estrema coerenza oltreché contraddistinti da un fervore alare. Affiora un tempo di mazurka tramite i timpani che evidenzia ancora di più la scrittura adamantina.

Il quarto movimento Andante lugubre – Allegro maestoso procede da un’iniziale atmosfera grave e ridondante, ricca di esplosioni, fino a rimandi continui tra le diverse parti dell’orchestra interrotti solo dalla canzone tipica russa “I giardini fioriti” che fa rassomigliare il clima ad una festa popolare. Gli arditi passaggi ed una roboante coda che riprende il tema in modo munifico danno esito ad un grandioso finale, che la  direzione di Sokhiev sottolinea abilmente ed impeccabilmente mostrando un coinvolgimento pieno e di esperta qualità.

Tra le registrazioni migliori ci sono quelle di Bernard Haitink nel 1994 con la Royal Concertgebouw di Amsterdam e Mariss Jansons nel 2000 con la Oslo Philarmonic Orchestra, oltre ad Abbado, Karajan, Mehta e Markevitch. Una direzione ancora più recente è quella di Valery Gergiev con l’Orchestra del Teatro Mariinsky alla Salle Pleyel di Parigi nel 2010 (che al link aggiunto è ascoltabile nella sua interezza).

Pubblicato in: 
GN49 Anno III 26 aprile 2011
Scheda
Titolo completo: 

STAGIONE DI MUSICA SINFONICA  2010-2011
Sabato 16 aprile ore 18 -  lunedì 18 ore 21  -  martedì 19  ore 19.30
Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Tugan Sokhiev direttore
Giovanni Sollima violoncello

Borodin Nelle steppe dell’Asia Centrale
Prokof’ev Sinfonia Concertantein mi min. per violoncello e orchestra op. 125
Čajkovskij Sinfonia n. 1 in sol min. op. 13  “Sogni d’inverno”

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