Cave of forgotten dreams. Primitive sensibilità artistiche

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
Cave of forgotten dreams. Grotta di Chauvet

Il regista Werner Herzog, con questo film documentario – proiettato in anteprima su "MyMovies Live!" fino a domenica 26 agosto – interessante quanto affascinante, sfrutta le grandi possibilità del mezzo cinematografico per mostrare a milioni di spettatori una delle scoperte più importanti della cultura e della storia dell'uomo. Si tratta del ritrovamento da parte di tre esploratori, avvenuto in modo fortuito nel 1994 nei pressi del fiume Ardèche, in Francia, di una caverna nascosta contenente le più antiche pitture rupestri conosciute, risalenti a circa trentamila anni fa.

Proprio all'interno della Grotta Chauvet, così chiamata dal nome dello speleologo principale artefice della scoperta, Herzog, insieme ad un esiguo gruppo di scienziati, ha avuto la possibilità di effettuare le riprese, con limitazioni di tempo, movimento e nell'uso delle strumentazioni: tutte precauzioni per evitare che ne fossero alterati, anche minimamente, il clima e le condizioni ambientali.

Le profondità della grotta vengono filmate mediante una cinepresa non professionale accompagnata dal commento del regista, la cui voce si alterna a quella di scienziati, speleologi e ricercatori, che danno notizia di studi e analisi effettuati su pitture rupestri, ossa di animali e stalagmiti qui ritrovati.

Gli scienziati hanno mappato ogni parte della grotta, che risulta lunga circa 40 metri. Al suo interno, oltre ai dipinti rupestri, sono state rinvenute statuette di età preistorica di forma antropomorfa e numerosi frammenti, con cui è stato ricostruito un flauto d'avorio – oggetto rinvenuto già altre volte presso siti archeologici simili.

Le riprese mostrano molte sale e solo quella d'entrata, più illuminata dall'esterno, è priva di pitture murali, mentre nelle altre interne ne sono state ritrovate moltissime, ben conservate grazie ad uno strato di calcite, che si sviluppa solo dopo migliaia di anni e che ha reso possibile datarle. Sono raffigurati soprattutto animali, in particolare cavalli, mammuth, bisonti, leoni, ma anche alcuni insetti, impronte di mani umane disposte in modo artistico e, inoltre, una delle più antiche rappresentazioni del volto umano, visibile però solo in parte a causa della forma irregolare della caverna. Alcune zone della caverna, poi, sono visibili solo da lontano, poichè le emissioni di CO2 hanno reso debole e friabile il terreno, su cui non è permesso camminare per evitare che vengano cancellate le numerose impronte e tracce di animali, oltre che alcuni disegni unici realizzati sul suolo sabbioso.

Ciò che ha colpito maggiormente i ricercatori, che da anni analizzano tutto ciò che è contenuto nella grotta, è stato constatare che i dipinti rupestri non raffigurano semplicemente gli animali in posizione statica, ma, anzi, spesso sono ritratti in modo tale da esprimere il linguaggio – è il caso dei cavalli intenti a nitrire – e il movimento, sia in riferimento a lotte tra due o più di essi, sia alla corsa – in questo caso, realizzato con l'aggiunta di molti arti in più. Questi antichi disegni, il cui fascino e senso espressivo vengono accentuati dai particolari effetti chiaroscurali della luce sulle pareti irregolari, sono stati persino considerati una sorta di proto-cinema.

Uno degli studiosi ha inoltre affermato che, probabilmente, non è stato un caso che gli uomini del passato abbiano scelto proprio questa caverna per esprimere con tratti, già definibili artistici, i propri sogni e ciò che avevano intorno. Nei pressi della celebre grotta, infatti, si trova lo straordinario scenario naturale di Pont d'Arc, che potrebbe aver "scosso" la sensibilità interiore dei nostri primitivi antenati, spingendoli a dare forma ad un'arte preistorica ma comunicativa, proprio come – tra Settecento e Ottocento – sublimi paesaggi naturali dettero impulso alla creazione di meravigliose opere d'arte da parte di artisti e pittori romantici.

Se camminando all'interno della grotta di Chauvet pare che spazio e tempo si annullino e si ha la sensazione di entrare in contatto, persino di disturbare, il lontano passato dell'umanità, permane comunque la percezione del mistero poichè, per comprendere veramente il significato e il valore di quelle pitture è necessario uscire all'esterno ed aver consapevolezza delle culture e delle tradizioni antiche di altri popoli, distanti da noi e dalle nostre esperienze.

Questo film-documentario di Herzog - che dà agli spettatori la possibilità di osservare in prima persona luoghi difficilmente raggiungibili ai più, proprio come accadde negli anni che seguirono la diffusione del cinematografo alla fine dell'Ottocento - mostra all'uomo del ventunesimo secolo quale fu la sensibilità artistica ancestrale dei propri antenati, la tendenza primitiva di trasmettere e di comunicare attraverso le immagini, tanto da elevare l'atto ad un livello spirituale. Nella parte finale del lungometraggio, il regista lascia – significativamente - che siano le pitture rupestri stesse a "parlare" al cuore degli spettatori, instaurando quasi una silenziosa comunicazione tra il presente e il passato, come fosse un "richiamo alle origini", per mantenere vivo il ricordo di cose che furono, punto di partenza per capire chi siamo.

Pubblicato in: 
GN41 Anno IV 3 settembre 2012
Scheda
Titolo completo: 

Cave of forgotten dreams (Cave of forgotten dreams)

REGIA: Werner Herzog
ATTORI: Werner Herzog, Charles Fathy, Jean Clottes, Julien Monney, Jean-Michel Geneste, Michel Philippe, Gilles Tosello, Carole Fritz, Dominique Baffier, Valerie Feruglio, Nicholas Conard, Maria Malina, Wulf Hein, Maurice Maurin

Proiettato sulla piattaforma streamingMyMovies Live! fino a domenica 26 luglio 2012.

PRODUZIONE: Creative Differences, History Films, Ministère de la Culture et de la Communication, Arte France, Werner Herzog Film Produktion
PAESE: Francia, Canada, USA, Gran Bretagna, Germania 2010
GENERE:  Documentario
DURATA: 95 Min.
FORMATO: Colore

PREMI: Miglior documentario al New York Film Critics Circle Awards 2011