Emma Romero. L'utopia del Giardino

Articolo di: 
Elena Romanello
Emma Romero Garden

Fino a qualche tempo fa sembrava che la letteratura fantastica per adolescenti, o come si dice oggi young adults, si esaurisse  con storie romantiche e forse a tratti un po’ improbabili tra vampiri, lupi mannari e soavi fanciulle. La saga di Hunger Games ha però dato nuova vitalità, e per fortuna, ad un genere che sembrava sopito, la fantascienza distopica, gloriosissima nel passato grazie a autori come Orwell e Bradbury, e quanto mai attuale visti gli sviluppi storici e sociali attuali. In questo filone si inserisce l’interessante Garden, pubblicato da Mondadori, della nostrana Emma Romero, che immagina un futuro più o meno remoto dove non ci sono giochi al massacro, ma dove tutto è strettamente irregimentato in nome della pace sociale, tra varie sovranazioni che hanno sostituito i Paesi di oggi.

Nel mondo di Garden le arti, tutte, compresa quella di cantare mentre si lavora o si passeggia, sono appannaggio solo di una classe sociale eletta, sotto la quale ci sono persone costrette a fare lavori ripetitivi e alienanti, non potendo aspirare ad altro, con il sogno di un luogo, il Garden appunto, dove la vita è diversa ma che è praticamente impossibile da raggiungere. Chi per qualche motivo sgarra viene fatto sparire da squadre incaricate di mantenere l’ordine, e non c’è nessuno che non conosca qualcuno o qualcuna a cui è stata riservata una tale sorte.
L’eroina per caso della vicenda è Maite, giovanissima operaia in una fabbrica, che un giorno per caso comincia a non uniformarsi al sistema, incontrando resistenze e pericoli, fino ad un finale aperto che farebbe presagire (e non sarebbe nemmeno male!) un seguito.

Se Suzanne Collins aveva con la sua trilogia messo la piaga sul sistema dei reality show, che confondono realtà e fantasia spostando la barra tra lecito e illecito, Emma Romero costruisce una metafora esasperata di un sistema presente già nella realtà, che vuole creare un esercito sempre più vasto di persone senza prospettive e costrette a lavori umilianti, bloccando il benedetto ascensore sociale che ha permesso a tanti di poter migliorare rispetto a nonni e genitori. Anche il discorso di esclusione dalla cultura e creatività, in un mondo che vuole ricalcare il Rinascimento e non lo fa, è specchio deformato di un presente in cui queste cose vogliono essere rese passatempi per ricchi sfaccendati e non fonte di lavoro e reddito, oltre che di un sistema che tende a rendere la gente poco incline a migliorarsi con lo studio, perché tanto diventa inutile ai fini della vita che si va a fare.

Sia Hunger Games da una parte che Garden dall’altro sanno raccontare universi futuri che mettono in luce le pecche del presente, come nella tradizione della migliore fantascienza distopica e da riscoprire, innanzitutto per le giovani generazioni.
Garden è comunque interessante anche per chi ha qualche anno in più del target a cui si rivolge, e si potranno sentire echi di Bradbury, anche se lui aveva immaginato un mondo in cui i libri fossero banditi per tutti (Fahrenheit 451), ma anche di un capolavoro cinematografico come Metropolis di Fritz Lang, con il tema dell’alienazione delle masse per consentire il divertimento di pochi eletti. Spesso si accusa la letteratura fantastica di distogliere l’attenzione dalla realtà creando mondi fittizi: ecco, questo non è certo il caso di Garden, e comunque di tanti altri libri.

Pubblicato in: 
GN35 Anno V 9 luglio 2013
Scheda
Autore: 
Emma Romero
Titolo completo: 

Garden. Il giardino alla fine del mondo
Editore: Mondadori
Collana: Chrysalide
Pagine: 276
Prezzo: € 14,90