Giardini di Luglio. Spira Mirabilis illumina la notte di Schönberg

Articolo di: 
Livia Bidoli
The Moon

Prima di Pelleas und Melisande op. 5 (1903) si alterò la notte di Richard Dehmel (1863-1920) per Arnold Schönberg, e l’Accademia Filarmonica Romana nei suoi Giardini di Luglio, che ci h fatto ascoltare il 10 luglio 2011 nella Sala Casella, con l’orchestra senza direttore della Spira Mirabilis, il poema sinfonico Verklärte Nacht op.4, che Schönberg compose a 25 anni nel 1899, ispirato dalla poesia non convenzionale del poeta tedesco.

In origine composta per sestetto d’archi, la trascrizione per ochestra d’archi è stata composta dall’autore  nel 1917 e revisionata nel 1943 e, con l’orchestra mutevole della Spira Mirabilis condivide, a mio avviso, lo stesso concetto di sovrapponibilità ideale delle strutture, intersecantesi in volute armoniche di estrema audacia, accompagnandosi ad un ideale che la pone in un progressivo fermento naturalistico.

L’indtroduzione alla partitura da parte di Timoti Fregni (violino), ricorda al pubblico sia la figura cerebralissima di Schönberg come compositore, sia la genesi tardo-romantica, e perfettamente riconoscibile, della composizione; nonché l’evoluzione cui ha dato seguito l’autore, quel “passo successivo” che aveva ben individuato tra i due canali della “musica pura” (Brahms per esempio), e la “musica a programma” (dopo Wagner), legata direttamente al testo che vuole esprimere come se si facesse “noumeno” kantiano (la “cosa in sé”) di esso e di sé stessa insieme.

La natura, cornice di questa promenade dei due amanti che scoprono di attendere un figlio il cui padre è diverso dall’uomo ora amato dalla donna, riflette liricamente la tensione che poi si stempererà per “schiarirsi”, in un effetto coloristico di indubbio valore poetico: la notte si sublima insieme ai suoni, evocando lo stesso tema dell’inizio della partitura mutato nelle sue volute musicali, un arpeggiare diafano che stempera l’apprensione e termina in un pianissimo limpido e chiaro che svetta su note alte e liricamente permeate, che l'orchestra giovanissima e cosmoplita della Spira Mirabilis evoca con un ardore adolescenziale di tutto rispetto e di completo coinvolgimento per l'ascoltatore.

Di seguito l’omonima lirica di Richard Dehmel scritta nel 1890:

Due creature vanno per uno spoglio, freddo bosco; le segue la luna, in lei fi ssano lo sguardo. Va la luna sopra alte querce, non una nube offusca la luce del cielo, in cui si stagliano le nere vette.
Parla la voce di una Donna:
Io porto un figlio, e non è il tuo, cammino peccatrice accanto a te. A me stessa ho fatto grave torto. Non più credevo a una felicità Ma grave sentivo in me il desiderio Di uno scopo di vita, di felicità e doveri Di madre; allora sfrontata mi feci E trepido lasciai che il mio sesso Un uomo estraneo in amplesso avvolgesse, e per questo mi sentii benedetta.
Ora la vita si è vendicata Ora te, te ho incontrato.
Ella va con passo incerto. Guarda in alto; la luna la segue.
Il suo sguardo oscuro annega nella luce. Parla la voce di un uomo.
Il figlio, che tu hai concepito Non sia di peso alla tua anima, guarda com’è luminoso l’universo! Intorno è tutto splendore, con me ti spingi su un freddo mare, ma un singolare calore sfavilla da te in me, da me in te.
Esso trasfi gurerà il bambino estraneo, per me, da me lo genererai; Tu hai portato in me lo splendore, me stesso hai reso bambino.
La cinge intorno ai forti fianchi.
Il loro respiro nell’aria si unisce in un bacio. Due creature vanno nell’alta, chiara notte.

Zwei Menschen gehn durch kahlen, kalten Hain;
der Mond läuft mit, sie schaun hinein.
Der Mond läuft über hohe Eichen;
kein Wölkchen trübt das Himmelslicht,
in das die schwarzen Zacken reichen.
Die Stimme eines Weibes spricht:

Ich trag ein Kind, und nit von Dir,
ich geh in Sünde neben Dir.
Ich hab mich schwer an mir vergangen.
Ich glaubte nicht mehr an ein Glück
und hatte doch ein schwer Verlangen
nach Lebensinhalt, nach Mutterglück
und Pflicht; da hab ich mich erfrecht,
da ließ ich schaudernd mein Geschlecht
von einem fremden Mann umfangen,
und hab mich noch dafür gesegnet.
Nun hat das Leben sich gerächt:
nun bin ich Dir, o Dir, begegnet.

Sie geht mit ungelenkem Schritt.
Sie schaut empor; der Mond läuft mit.
Ihr dunkler Blick ertrinkt in Licht.
Die Stimme eines Mannes spricht:

Das Kind, das Du empfangen hast,
sei Deiner Seele keine Last,
o sieh, wie klar das Weltall schimmert!
Es ist ein Glanz um alles her;
Du treibst mit mir auf kaltem Meer,
doch eine eigne Wärme flimmert
von Dir in mich, von mir in Dich.
Die wird das fremde Kind verklären,
Du wirst es mir, von mir gebären;
Du hast den Glanz in mich gebracht,
Du hast mich selbst zum Kind gemacht.

Er faßt sie um die starken Hüften.
Ihr Atem küßt sich in den Lüften.
Zwei Menschen gehn durch hohe, helle Nacht.

Pubblicato in: 
GN61 Anno III 18 luglio 2011
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Filarmonica Romana - Giardini di Luglio

Sala Casella di Via Flaminia 118, 10 luglio 2011 ore 21.30

Arnold Schönberg Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) op. 4
versione per orchestra d’archi (ed. Universal)
I tempi della composizione sono:
1.    Grave
2.    Animato
3.    Poco allegro
4.    Grave
5.    Adagio
6.    Più mosso, moderato
7.    Adagio

Spira mirabilis
L’orchestra rinuncia, per scelta artistica, alla presenza di un direttore