L'Histoire du Soldat alla IUC con la Laudes Creaturarum. Il sonoro sberleffo del diavolo

Articolo di: 
Livia Bidoli e Simone Vairo
Peppe Servillo

Nella cornice dell’Aula Magna della Sapienza per la Stagione 2010-2011 della IUC si dà l’avvio al nuovo anno con la voce di Peppe Servillo che recita la triade del narratore, del soldato e del diavolo nell’Histoire du Soldat (1918) di Igor Stravinskij (1882-1971). Accanto, la Laudes Creaturarum (1982) di Goffredo Petrassi (1904-2003), intessuta vivamente del neoclassicismo sferzante del russo e diretta anche questa da Francesco Lanzillotta con l’Ensemble Roma Sinfonietta. La serata è stata presentata dal Prof. Franco Piperno (presidente del dipartimento di Musicologia della Sapienza).

Apre il concerto senza pausa tra una composizione e l’altra, l’”obolo francescano” della Laudes Creaturarum (circa quindici minuti) di Goffredo Petrassi, basato sul celebre cantico di San Francesco d'Assisi, che mostra una strumentazione molto semplice: un violoncello, tre clarinetti (uno basso) e due tromboni.

Peppe Servillo, in questa prima esibizione, nel ruolo di voce narrante si dimostra molto umile nei confronti delle caratterizzzazioni musicali che definiscono gli elementi naturali del cantico; questi ultimi sono decisamente la parte più importante, analizzata con estrema cura dal compositore, il 'Foco' ad esempio, viene presentato con un concitato, molto incisivo, dei tromboni.

La sezione di fiati, quindi, sembra rappresentare soprattutto gli elementi atmosferici, i quali vengono definiti con dei suoni indicanti tanto la leggerezza: per definire la Terra, come se la musica fosse un'osservatrice esterna che contempla le meraviglie create dal Signore; o il vento, inserito come elemento caratterizzante degli ultimi versi latini del cantico, quanto l'incombere di una punizione divina derivata dal peccato (l'idea del perdono e della morte assumono tonalità gravi). L'intera strumentazione tende ad assumere dei suoni più festosi nel momento in cui l''Altissimo' - parola che possiede una sorta di motivo determinato dal trombone - viene ringraziato.

Una napoletaneggiante versione di l’Histoire du Soldat colpisce per la dissimulata serietà con cui Servillo (attore e noto soprattutto come cantante degli Avion Travel) prepara un piatto a tre gusti per il pubblico, avvicendandosi col ghigno del diavolo sorretto, come Stravinskij vuole, tra le strumentazioni opponenti di due legni (il clarinetto di Angelo De Angelis ed il fagotto di Andrea Corsi); due ottoni (sarebbe la cornetta nel programma indicata come tromba di Andrea Camilli più il trombone di Renzo Brocculi); due archi  (violino di Marco Fiorentini e contrabbasso di Massimo Ceccarelli); a questi sei strumenti si aggiungono le percussioni (grancassa, field drum, due tamburi rullanti di diversa grandezza, un piatto sospeso, il triangolo ed il tamburello basco), raccolte in una batteria affidata ad uno solo esecutore, in questo caso Antonio Caggiano.

L’opera da camera in un atto di Stravinskij (durata, circa 50 minuti),  una "Storia da leggere, recitare e danzare in 2 parti" sul libretto in francese di Charles-Ferdinand Ramuz (1878-1947) ed adattata in questa versione dallo stesso Servillo, si basa sull’intreccio di due fiabe popolari russe ("Il soldato disertore e il diavolo" e "Un soldato libera la principessa") tratte dalla raccolta di Aleksandr N. Afanas'ev (1826-1871), pubblicata fra il 1855 e il 1864. Le due fiabe raccontano sostanzialmente una diserzione, fanno riferimento al reclutamento forzato imposto dallo zar Nicola I (1825-1855) e forse non è un caso che fu scritta a due mesi dalla fine della Grande Guerra del 1915-18 (l’Histoire fu messa in scena per la prima volta nel settembre 1918). Dall'opera il compositore russo trasse inoltre due suite composte nel 1919: una da concerto con lo stesso organico strumentale (ma senza le parti vocali) e un'altra per violino, clarinetto e pianoforte.

Plurime sono le versioni in Italia tra cui il progetto omonimo di un film di Pasolini del 1973, che avrebbe dovuto dirigere Giulio Paradisi, rimasto irrealizzato. La sceneggiatura è stata scritta a più mani (Pasolini, Sergio Citti e Giulio Paradisi), ed ha come tema la "mutazione antropologica" degli italiani ad opera della televisione: una previsione rivelatasi assolutamente esatta (sic!). Precedente è la versione di Strehler del 1957 e successiva quella di Dario Fo del 1978 con 32 attori-mimi.

L’Histoire preannuncia subito il suo sarcastico fondamento con la cadenzata “Marcia per l’eternità”, ripetuta in quattro riprese, che si configura come il tassello che guida il soldato verso la morte: l’ingenua marcetta, denominata appunto Marche du Soldat, che apre la prima parte, si mostrerà sempre più sferzante nella sua evoluzione, per trasformarsi nella finale Marche Triomphale du Diable, terminando con la battuta di grancassa finale, a decretare la vittoria del diavolo sul povero soldatino secondo ovvia previsione.

La prima parte è introduttiva: il diavolo si presenta al soldatino (un Faust di ben poche speranze)  sotto le mentite spoglie di un anziano signore: gli ottoni vengono scanditi dal contrabbasso ritmando la marcetta, sbuffano giulivi e già obliquamente sinistri. Il motivo di cornetta e trombone viene ampliato a pieno organico. In riva al ruscello il soldatino accorda il suo violino mentre il contrabbasso accompagna: il motivo del soldato è formulato dal violino con incisi di clarinetto, cornetta e fagotto. In dialogo col violino, il clarinetto riprende un passo del fagotto.

Il soldatino di Servillo, ignorante ed ingenuo, risponde al diavolo colto, insinuante e seduttivo, che lo incita a formulare desideri di lusso. Giuseppe il soldato (Joseph nell’originale) è evidentemente già nella rete: le lunghe parti per la voce di entrambi, cadenzano i tre anni trascorsi col diavolo come se fossero tre giorni: virate orientaleggianti sull’orma di Le Sacre du printemps (1913) e ricordano Rimski-Korsakov. Durante tutto questo tempo Giuseppe ha insegnato al diavolo a suonare il violino mentre il diavolo ha consegnato un libro magico al soldatino. Tornando a casa nel villaggio, la madre non lo riconosce (Pastorale) e la fidanzata si è sposata: ha perduto tutti gli affetti. Languido, torna in riva al ruscello e rincontra il diavolo sotto un nuovo camouflage: il fagotto ed il clarinetto s’intrecciano

L’equilibrio tra le parti recitate e musicali si rimodula ancora e la marcetta riprende nella seconda parte: il soldato, dopo esser diventato ricco, scopre di non poter più suonare il violino che ha appena recuperato dal diavolo (si scambiano il violino col libro: ognuno si riprende il suo) ed il soldato straccia il libro, gli strumenti sono sconsolati ed acuto il clarinetto. La marcia diventa “regale” e ritma con ironia grottesca gli slanci del soldato.

L’ambiente è popolarescamente russo, con uno stile da paso-doble e motivo spagnoleggiante cui segue un altro ancora più vivace, della cornetta seguita dagli altri fiati. Il Petit Concert è un sorta di suite con tutti gli strumenti che contrappuntano: il soldato entra nel palazzo della Principessa dove suonerà per guarirla tre danze, un tango (violino e percussioni); un valzer (violino e contrabbasso); un ragtime (violino, contrabbasso e percussioni). Tutto potrebbe andar bene per il soldato: guarisce e sposa la Principessa, senonché gli rivela da dove proviene facendo nascere in lei il desiderio di conoscere i suoi parenti ed il suo villaggio. Ed ecco rotto l’incantesimo del diavolo (il clarinetto marca il presagio): i due, uscendo dai confini del regno, hanno incautamente contravvenuto al divieto di allontanarsi.

I tre brani che lo separano dal finale sono La Petite Corale, breve, rotonda e dolce; le Couplets du Diable, quasi un avvertimento insieme alla maledizione; le Grand Choral, dove il diavolo ricorda che ”non si può essere ciò che si è e ciò che si era: bisogna scegliere. Una sola felicità è tutta la felicità.” La tristezza è sconsolatamente veicolata dai fiati ed ecco la Marche Triomphale du Diable sottolineata dal trombone roboante. Il soldato è battuto col suo stesso strumento: le percussioni contrappuntano il violino del diavolo terminando con un’ultima strombazzata trionfale a sberleffo del soldato.

Il bis dei Couplets du Diable è stato intercalato anche dalla voce di una signora che protestava per l’audio (che sicuramente non sarà stato eccellente ma ottimale sì, e d’altronde posso confermare che si sentiva benissimo) su cui quella di Servillo si è eretta giustamente più alta e loquace, nonché intessuta con la lingua musicale dei concertisti di ottima finitura, per un’esecuzione calibrata e corretta in una partitura che non lascia troppe aperture ad eventuali modifiche od interpretazioni. Un episodio assolutamente da ripetere.

Pubblicato in: 
GN35 Anno III 17 gennaio 2011
Scheda
Titolo completo: 

Istituzione Universitaria dei Concerti
Sabato 15 gennaio 2011 ore 17.30
Aula Magna – Sapienza Università di Roma - Piazzale Aldo Moro, 5

Peppe Servillo voce recitante

Ensemble Roma Sinfonietta
Francesco Lanzillotta direttore

Igor Stravinskij - Histoire du Soldat
Goffredo Petrassi - Laudes Creaturarum

Prossimo Concerto alla IUC

Martedì 25 gennaio 2011 ore 20.30
Woman next door - Hommage à Truffaut
Javier Girotto sax e flauti, Rita Marcotulli pianoforte, Roberto Gatto batteria, Michel Benita contrabbasso, Luciano Biondini fisarmonica, Aurora Barbatelli arpa celtica, Maria Teresa De Vito live movie