Limbo di Melania Mazzucco. La chimera della pace in Afghanistan

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Limbo

Melania Mazzcco è una scrittrice di grande talento, tradotta in diversi paesi, il cui ultimo libro emoziona e coinvolge il lettore con una storia dolorosa e assai significativa. In Limbo, questo il titolo del romanzo edito in Italia dalla Einaudi, la protagonista è un sottoufficiale dell’esercito italiano, che ha partecipato ad una missione internazionale nel tetro di guerra in Afghanistan.

Manuela Paris, questo il nome della protagonista, è nata ed ha vissuto la sua giovinezza nella città di Ladispoli, sul litorale Laziale.  Appartiene ad una famiglia di umili origini. Il padre è un operaio, ed in seguito si separerà dalla madre, che lavora in un autogrill.

Manuela, presto comprende che deve, visto che la famiglia e la città dove è nata non possono offrirle grandi opportunità, fare una scelta di vita per realizzarsi ed avere un ruolo nella società. Per questo motivo prima tenta, senza riuscirci, di diventare ufficiale dell’esercito, poi superato il concorso, diviene sottoufficiale. Spinta dalla passione e dall’amore per il suo lavoro, decide di far parte del contingente militare inviato nel deserto afghano, nell’ambito della missione di pace affidata all’esercito italiano in questo paese, martoriato da una guerra infinita.

Il libro è basato su una narrazione nella quale la protagonista, ritornata a Ladispoli dopo avere subito in Afghanistan un terribile attentato, che ha provocato la morte di alcuni commilitoni del contingente guidato dal maresciallo Paris, rievoca e ricorda la sua esperienza terribile e dolorosa.

La base operativa nel deserto, nella quale Manuela Paris ha vissuto sei mesi, in gergo tecnico era chiamata Solum. Il compito del suo contingente era quello di svolgere attività di sorveglianza sul difficile ed impervio territorio afghano, per consentire la distribuzione degli aiuti alla popolazione civile locale, vittima di una guerra che si protrae da oltre trenta anni.

Infatti con immagini letterarie felici e capaci di descrivere in quale condizione si trova questo Paese, l’Afghanistan viene rappresentato nel libro come una sorta di cimitero di polvere e costruzioni diroccate in cui predomina il colore giallo sporco della polvere, nel quale le infrastrutture di base sono state disarticolate.

Manuela pensa che questo paese non sa cosa possa significare la parola pace, poiché la guerra da cui è ferocemente dilaniato è iniziata negli anni ottanta con l'invasione sovietica, a cui si opposero i mujaheddin, e proseguita con il conflitto civile tra le varie tribù afghane, divise tra i talebani fondamentalisti ed i mujaheddin moderati, ed ha avuto un ulteriore  sviluppo con l’occupazione occidentale dopo l’undici settembre, resa necessaria dalla necessità di abbattere il regime dei talebani.

L’aspetto sorprendente del libro è dato dal fatto che tutti i temi al centro del dibattito geopolitico sul conflitto Afghano sono disseminati nella narrazione con rara sapienza letteraria.

Manuela scopre che la realtà politica del paese è dominata da una struttura sociale fondata sulle tribù, con cui i capi militari del contingente internazionale devono trattare, per conquistarne il consenso. Nota che le donne, all’interno dei villaggi, vivono in condizione di schiavitù, e per non offendere la cultura di queste persone, quando si trova a parlare con loro in segno di rispetto indossa come donna un copricapo sui suoi capelli.

Più volte, pur essendo consapevole del valore morale della missione militare, Manuela si chiede in preda all’angoscia ed al tormento per quale motivo alcuni Afghani indottrinati provino odio verso di loro, uomini dell’esercito impegnati a ricostruire un paese annientato dalla guerra e dalla violenza.

E’ inevitabile per Manuela, che malgrado abbia subito un gravissimo attentato che le ha lasciato ferite non rimarginabili di carattere psicologico, sogna di rientrare in Afghanistan, domandandiosi se sia possibile imporre con l’uso della forza la libertà e la democrazia in un Paese dove questi valori e principi non hanno mai del tutto attecchito.

Nel libro la narrazione è molto coinvolgente, nella parte in cui viene mostrato il lento e doloroso cammino interiore, grazie al quale Manuele riesce ad elaborare il suo lutto. In alcuni momenti, rivive gli istanti del terribile attentato, quando il piccolo ed adolescente Amir, che Manuela aveva conosciuto nella sua base militare dove era apparso in compagnia della madre in cerca di aiuto, ha innescato l’esplosivo che aveva addosso, mentre stava per avvenire l'inaugurazione di una scuola in una parte del territorio afghano. Essendo sopravvissuta per puro caso al terribile attentato, prova un senso di colpa pensando ai suoi commilitoni che non sono in vita. Manuela, a Ladispoli incontrerà un uomo misterioso con il quale avrà una storia d’amore intensa.

Nella narrazione queste due persone appaiono accumunate dall’essere entrambe vittime della violenza e profondamente sole. Questo fatto nel libro non è casuale, poiché chi abbia conosciuto la crudeltà e brutalità della violenza, per ritornare a vivere un'esistenza piena di senso deve continuare a credere nei sentimenti umani.

In un altro punto della narrazione vi è un pensiero molto profondo, che spiega il significato della missione internazionale italiana nel teatro di guerra, difficile e insidioso, in Afghanistan: forse per noi questo paese è come uno specchio, nel quale ci contempliamo per sentirci migliori, pensando di ricrearvi le condizioni perché la civiltà umana possa prevalere sulla violenza e la guerra.

Secondo Asor Rosa l’unità stilistica del libro risiede nella ricchezza della lingua, con cui Melania Mazzucco è riuscita a raccontare una storia del nostro tempo ponendo a confronto l’Italia della provincia con un Paese come l’Afghanistan, nel quale la pace sembra una chimera irraggiungibile.

Pubblicato in: 
GN36 Anno IV 16 luglio 2012
Scheda
Autore: 
Melania G. Mazzucco
Titolo completo: 

Limbo, Einaudi Supercoralli, 2012, p.488, € 20,00