Londra. Il best of di Damien Hirst alla Tate

Articolo di: 
Doralba Picerno
Damien Hirst

Una retrospettiva è sempre, per definizione, una raccolta di grandi successi, un “best of” dell’artista. Raramente mi sono trovata in una mostra di questo tipo circondata da pezzi non solo famosi, ma che all’epoca hanno fatto sensazione e si sono guadagnati un posto nell’immaginario collettivo. Hirst, oggetto di scetticismo e ammirazione in ugual misura, ci ricorda qui di essere in primo luogo un abile manipolatore del suo pubblico e di ricchi collezionisti d’arte.

Questa retrospettiva nell’imponente Tate Modern di Londra, sulla riva sud del Tamigi dirimpetto alla cattedrale di St Paul, è riuscita a procurarsi i pezzi più famosi dell’artista, ormai sparsi in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, dipingendo un ritratto versatile ed eclettico di Hirst.

I visitatori sono accolti da un enorme busto di bronzo che re-interpreta i busti anatomici usati per imparare come funziona il corpo umano: “Hymn” si trova nel cortile davanti alla Tate, un assaggio perfettamente posizionato a mo’ di obelisco.

I suoi critici lo accusano di produrre arte in serie (i suoi spot e spin paintings, per esempio, sono eseguiti dai suoi assistenti, da sempre legati a lui da un contratto esclusivo) e molti suoi pezzi sono più una questione di assemblaggio di componenti prodotte da terzi che opere viscerali prodotte dalle mani dell’artista, ma Hirst non sembra aver sofferto per questi attacchi, e rimane l’artista che detiene il record per aver incassato il maggiore introito (come artista ancora in vita) mettendo all’asta i suoi lavori tramite Sotheby’s nel 2008, ricavandone 111 milioni di sterline.

Il pubblico lo adora, i critici lo considerano innanzitutto un maestro del vendere (a caro prezzo) oggetti di poco valore intrinseco, spesso eseguiti da terzi. L’ingresso alla mostra è costoso, e c’è tanto merchandise in vendita: dalle stampe con ali di farfalla in edizione limitata a £30,150 alle cartoline da 1 sterlina, l’ethos consumistico di Hirst non si smentisce, anche se l’opera più sensazionale (e recente) è in mostra gratuita nella vasta Turbine Hall in una casupola nera guardata a vista dagli addetti alla sicurezza: “For the love of God” è il cranio tempestato di diamanti e platino che e’ stato venduto al prezzo record di 50 milioni di sterline nel 2007 a un consorzio anonimo che pare comprendere lo stesso Hirst. Come una moderna icona del lusso, la si può vedere solo per alcuni minuti dopo una lunga fila (come i gioielli della corona nella non lontana Torre di Londra), ma e’ certamente un’opera straordinaria che riesce a comunicare l’idea della vita attraverso il recupero di un oggetto associato alla morte, seguendo una tradizione secolare di rappresentazioni di crani umani che trascendono l’interpretazione letterale.

Un maestro del marketing lo è senz’altro: insieme al suo svengali/manager Frank Dunphy, Hirst ha dominato il mercato dell’arte anglosassone da quando i suoi lavori con le farfalle sono apparsi alla sua prima personale a Londra nel 1991, dal titolo “In and Out of Love”.

Insetti dalla vita breve ma coloratissima, le farfalle sono da tempo oggetto delle rielaborazioni di Hirst, che le ha incorporate su tele stile vetrate di chiesa e in altre tele interattive che vedono le farfalle nascere vivere e morire attorno alle tele stesse.

È nelle sue opere più viscerali e organiche, quelle che hanno protagonisti animali morti, trattati e presentati in grosse casse che non fanno uscire od entrare nulla, che Hirst ha più successo: lo squalo con le fauci aperte (“The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living”, 1991); la mucca con il vitello sezionati e immersi in formalina (“Mother and Child Divided”, 1993); la testa di mucca che marcisce e stimola il ciclo vitale di vermi e mosconi (“A Thousand Years”); la stanza delle farfalle, una specie di serra che vede crisalidi attaccate a tele bianche e le farfalle lì nate che non vedranno mai un cielo azzurro; la colomba in volo sospesa in una tanica di formalina, che saluta il pubblico in maniera mistica, molto reminiscente della simbologia dello spirito santo.

Il pubblico apprezza la dualità delle sue opere a cavallo tra il disgusto e l’inevitabilità del ciclo vitale, Più che essere reminiscenti della nostra mortalità, i lavori di Hirst rivelano una qualità di amore per la vita attraverso l’osservazione della morte che li pervade: gli enormi portaceneri pieni di sigarette “spente”, le farfalle che nascono e muoiono, le pillole coloratissime nelle vetrine rilucenti, gli oggetti chirurgici negli scaffali d’acciaio, tanto per citare qualche esempio.

Questa mostra ecciterà gli entusiasti dell’enfant terrible dell’arte britannica, e potrà irritare chi lo vede solo come un produttore di oggetti shock e sensazionalistici, ma rimane innegabile che Hirst marca la zeitgeist del suo tempo, e come tale è un artista importante che non può essere ignorato.

Pubblicato in: 
GN28 Anno IV 21 maggio 2012
Scheda
Titolo completo: 

Damien Hirst
Tate Modern - Londra
4 April – 9 September 2012
£14, concessions available
 
Open late Friday, Saturday and Sunday until 22.00
The Damien Hirst exhibition is proving very popular, so here are the easiest ways to see the exhibition: