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Na putu. Il sentiero figlio della Luna
Nello sguardo pulito e sensibile che Luna adagia su tutti - l'incantevole Zrinka Cvitešic, si sovviene subito Il sentiero, titolo del film, che ha scelto per sé stessa e per chi la circonda, di sua scelta: una fragilità che si nutre della delicatezza della forza, in un film di Jasmila Žbanic che colpisce per la coerenza e la correttezza con cui ha sviluppato temi anche piuttosto perniciosi come l'approccio islamico alla vita quotidiana ed al rapporto fra le coppie.
Il tema principale s'intreccia con la famiglia intesa come legame affettivo tra le persone aldilà del tempo, alla casa dove si è vissuta l'infanzia e l'adolescenza, all'unione nelle tradizioni, senza renderle eccessivamente invasive per i rapporti. Al contrario Amar (Leon Lucev), il compagno di Luna, afflitto da una dipendenza da alcool che lo colpisce finanche sul posto di lavoro a Sarajevo – una torre di controllo dell'aeroporto e quindi responsabile del traffico aereo -, incapace di superare il dolore fortissimo della perdita del fratello in guerra, viene avvicinato e poi entra a far parte della comunità islamica Wahhabita. Da qui il distacco dalla vivace, lieve, sincera personalità di Luna che si trova costretta ad indossare dei panni costrittivi con cui lui vorrebbe limitarla per farla entrare nel suo spazio, con ormai onnipresente la religione in ogni ambito, e che gela qualsiasi contatto amoroso.
Na putu, il sentiero in bosniaco, ha una doppia rilevanza significativa: da una parte si riferisce al cammino verso la meta, dall'altra indica una donna incinta perché anche il bambino è diretto verso una meta, la sua nascita. Nei continui sforzi di Luna per avere un bambino da Amar – tra cui l'inseminazione artificiale – si riflettono i tentativi di trovare il suo “sentiero”, articolato nei passi che lei compie per avere le prove di ciò che vuol dire essere islamici e come ha fatto a cambiare il loro rapporto.
Nel confronto con una coppia di amici (Nina Violic e Sebastian Cavazza), lei giornalista lui proprietario di una discoteca, si avvierà un ulteriore motivo di riscontro ed anche un appoggio autentico a forgiare il percorso delle proprie scelte.
Il film precedente di Jasmila Žbanic, ovvero Grbavica, ha vinto nel 2006 l'Orso d'Oro di Berlino come miglior film.