Parco della Musica. Le acque di fuoco di Woodkid

Articolo di: 
Livia Bidoli
Woodkid

In concerto al Parco della Musica, in una Cavea che si trasforma quasi in una cave, quella dove si nascondono le stalattiti dei suoi video così poco antropomorfici, così tanto metaforicamente naturalistici, Woodkid il 25 luglio appena trascorso, ha presentato il suo nuovo album al completo, facendo risplendere di The Golden Age, il palco all'aperto dell'Auditorium di Roma.

Il ragazzo del bosco, (Woodkid potremmo tradurcelo così in realtà), nato a Lione come Yoann Lemoine nel 1983, si fa distinguere per la musica e per la composizione sincronicamente sonica, delle sue immagini: i video di Lana Del Rey Born to Die e Blue Jeans ne sono un rilievo particolarmente piacevole alla vista e all'udito. Spesso poi si ritrova a cantare con lei nei festival e nei concerti, una delle hit è Video Games, lei gli è evidentemente affine per quella sensualità decadente e romantica che lo caratterizza nel profondo. 

Dopo un po' di attesa Woodkid sale sul palco insieme ai sette componenti della band, tra cui tre ottoni (due trombe ed un trombone, che di solito non si ravvisano sui suoni synth), due apparati percussivi e altrettante tastiere, per riprodurre quei legati e quei glissando degli archi campionati che tanto emozionano struggentemente nei suoi concerti.

La prima canzone è stata Baltimore's Fireflies, preceduta dall'Intro a ribattute percussive: due minuti di ondate di suoni che si definiscono per la chiarezza dichiarativa, come se quelle due chiavi che rappresentano il logo del “Ragazzo del Bosco”, si aprano sul suo cuore entrando a forza in quel coacervo di emozioni che lo distingue in maniera così peculiare e sentimentale. Un romanticismo di apertura che lo congiunge alla classica, alle virate alate del suo Stabat Mater, in un inno vigoroso all'amore, verso lei, poi verso Brooklyn, quando la canterà dedicando alla città quella sua impennata lirica e malinconica.

Gli iceberg dei visuals di Woodkid introducono in un marasma di suoni ritmati e perfettamente concatenati, simili a sembianti che s'inerpicano altrove, nei territori inusitati del dolore: ed allora ecco che quasi tutto l'album nuovo The Golden Age, sarà suonato dall'inizio alla fine, cominciando dalla title track omonima. Lirica e decadente, avverte lui stesso che “l'età dell'oro è finita” (The Golden Age is over):

Did you ever dream
We'd miss the mornings in the sun
The playgrounds in the streets
The bliss of slumberland
But boys are meant to flee
And run away one day
The golden age is over

(Hai mai sognato/che avremmo perduto le mattine al sole/i giochi per strada/ la felicità del regno del sonno/ ma i ragazzi devono volare/ e fuggire via un giorno/ l'età d'oro è finita, trad. mia).

Dopo le montagne simili a lupi di The Ghost Lights ci si sveglia una terra circondata dalle fiamme, di nuovo soli: “waking up in a world surrounded by flames/ where everything I liked is about to fade” (dove tutto quel che mi piaceva sta per svanire, trad. mia), dopo le "luci nordiche" di Where I live. Quella che segue è I love you con un video celebre per il rincorrersi ancora di mete irraggiungibili superate a volo rado, e dove i testi dicono tutto:

Where the light shivers offshore
Through the tides of oceans
We are shining in the rising sun

As we are floating in the blue
I am softly watching you
Oh boy your eyes betray what burns inside you

(Dove la luce guizza sulla costa/attraverso le maree degli oceani/ noi brilliamo nel sole che sorge/
mentre fluttiamo nel blu/ io teneramente ti osservo/ oh ragazzo i tuoi occhi tradiscono cosa brucia dentro di te, trad. mia).

Brooklyn è il luogo dove abita Woodkid e cui dedica questa canzone omonima che omaggia col cuore prima delle quattro ribattute del glorioso Intro allo Stabat Mater, complete delle percussive due grancasse. Quello che segue è la meravigliosa Conquest of Spaces che presenta una stella morente nello spazio delle nebulose: magnifica e con lo stesso accordo che risuona in Bliss dei Muse:

Behind the dreams of mastery
Love dies silently
Torn to the flesh as the fire bleeds
Echoes of history

I'm ready to start the conquest of spaces
Reaching the starlight and silver fields
Come with the night the science of fighting
The forces of gravity

(Dietro i sogni di dominio/l'amore muore silenziosamente/ spezzato nella carne non appena il fuoco sanguina/ echi nella storia/Sono pronto a partire per la conquista degli spazi/a raggiungere la luce della stella ed i campi argentei/ arriva nella notte la scienza della lotta/ le forze di gravità, trad.mia).

L'apoteosi è con Iron (primo E.P., 2011) e Run boy run (E.P., 2012): tutti corrono sotto palco dopo il suo incitamento e il ritmo si espande dappertutto coinvolgendo l'intera Cavea.

Il bis è The Other Side: la storia di un cavaliere disperso tra i glissandi synth di violini un tempo di legno intagliato ed ora riflessi di freddi palazzi dispersi nella notte (E sulla superficie delle acque/ danzeranno riflessi del fuoco nella notte, trad. mia). Ci perderemo fra le acque di fuoco che “il ragazzo del bosco” ci conduce a seguire a migliaia di chilometri da casa (Iron: A million mile from home).

And on the surface of the waters
Will dance reflections of the fire in the night.

Pubblicato in: 
GN38 Anno V Numero doppio 30 luglio - 6 agosto 2013
Scheda
Titolo completo: 

AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
Luglio Suona Bene 2013
WOODKID
GIOVEDI 25 LUGLIO CAVEA ORE 21

Setlist
1. Baltimore's Fireflies
2. Stabat Mater
3. Where I Live
4. The Golden Age
5. Ghost Lights
6. I Love You
7. Brooklyn
8. Shadows
9. Stabat Mater
10. Conquest of Spaces
11. Iron
12. The Great Escape
13. Run Boy Run
 
Encore
The Other Side

Vedi anche: