Una pedina sulla scacchiera. Senso di vuoto e immobilità

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
Una pedina sulla scacchiera

Il romanzo "Una pedina sulla scacchiera" ("Le Pion sur l'echiquier"), edito dalla casa editrice Adelphi nel mese scorso, è opera dell'autrice francese Irène Némirovsky, nata in Ucraina nel 1903, arrestata nel '42 dai nazisti in quanto di nazionalità ebrea e morta ad Auschwitz lo stesso anno.

La vicenda, ambientata nella Parigi degli anni '30, racconta la storia di un uomo comune e della sua famiglia nello scorcio di alcuni giorni. Il protagonista – che la scrittrice segue da vicino, esprimendone continuamente i pensieri profondi mai manifestati – è Christophe Bohun, che all'età di quarant'anni sente dentro una malinconica incapacità di accettare l'esistenza e le sue continue problematiche e angosce quotidiane.

L'uomo prosegue l'attività svolta dal padre presso l'agenzia Beryl, che lui stesso definisce  mentalmente <<una nota agenzia di rilevanza internazionale>>, ma nonostante questo non vede l'ora di uscire dal proprio ufficio e stare solo con se stesso, si rende conto di non poter essere come il padre, il grande e temibile James Bouhn, fino ad alcuni anni prima una figura carismatica e autorevole nell'ambito della finanza, pienamente consapevole del proprio ruolo.
Il rapporto tra i due è freddo e basato sull'assenza, sul silenzio e su un affetto reciproco mai espresso, tanto che solo alla morte del padre, già da tempo gravemente malato, Christophe ammette a se stesso di sentirne la mancanza.
Perfino la relazione con la moglie Genevieve e il figlio Philippe – con cui vive, insieme al padre e alla cugina, nell'incertezza economica aspettando l'eredità paterna – è inconsistente e fonte di un'angoscia tendente all'ira.

Mentre il protagonista cerca di fuggire dal grigiore della propria vita, rifugiandosi nell'alcol, consumato in angusti bar di periferia, sente rinascere quella passione verso la cugina che li ha legati fin dalla loro giovinezza, ma non riesce a sopportarne il contatto prolungato e i sentimenti puri di un tempo.
Agitato da un continuo stato di insofferenza e inquietudine, Christophe non riesce ad apprezzare il suo presente né pone mente al passato o al futuro che sarà.

Alcuni giorni dopo la morte del padre, l'uomo trova in uno dei cassetti della scrivania di James Bohun una lettera indirizzata a quest'ultimo da parte di Beryl, che ora aveva preso le redini dell'azienda: vi è riportata, nero su bianco, la dichiarazione del fallimento del progetto dei due soci di spingere il paese verso una nuova impresa bellica, per scongiurare la bancarotta della ditta e assicurarsi un guadagno sicuro. In allegato, la lista di nomi di importanti personalità, tra cui parlamentari, giornalisti e finanzieri corrotti mediante ingenti somme di denaro, perchè appoggiassero le loro mire dettate dai giochi di potere del denaro.
Per Christophe Bohun questa scoperta può essere la molla che lo spinga ad agire, a prendere in mano la propria vita, magari sfruttando l'insolita “eredità” lasciatagli dal padre per proseguire il progetto da lui avviato, oppure per scontrarsi con Beryl e denunciare il fatto...
Tuttavia, il protagonista dimostra di non avere desideri o prospettive per il futuro, mentre lo rendono momentaneamente sereno l'assenza di persone intorno, la solitudine e il sonno, in quanto sollievo da tutte le questioni inutili di una vita che per lui è diventata solo un peso nero e opprimente.

Egli è realmente, in un periodo storico tanto controverso che per restare a galla si deve “mangiare” i rivali oppure si viene “mangiati”, una delle tante pedine su una scacchiera, dove la supremazia è nelle mani dei potenti, di chi gestisce l'economia e le scelte politiche, in cui però solo i pezzi più forti riescono a non perdere se stessi, a non soccombere.

E l'autrice, che ha vissuto in prima persona questi anni, abitati da coscienze distrutte dalla tragica esperienza della Grande Guerra, riesce ad esprimere con chiarezza e drammaticità – senza mai cadere nella banalità e nel sentimentalismo – il disagio di vivere, la sensazione di continua insicurezza e angoscia circa se stessi, il proprio ruolo nella società e nelle relazioni con gli altri, che ha incrinato profondamente perfino i rapporti con la persona amata e la famiglia.
Si tratta di un disagio e una destabilizzazione intima – descritti con grande profondità dall'autrice – che sono stati espressi da tutte le forme d'arte (poesia, pittura, musica, cinema) ad opera di persone che hanno vissuto in trincea – oppure da lontano – la lotta dell'uomo contro se stesso, la perdita dell'umanità e che stanno assistendo alla lenta affermazione dei regimi dittatoriali.

Se la tragedia della guerra e della vicinanza quotidiana con la morte sono state, per il grande poeta Giuseppe Ungaretti, la spinta ad un attaccamento ancora più forte alla vita (come manifesta la poesiaVeglia”, della raccolta "L'Allegria"), d'altro canto non per tutti la malinconia e il dolore diventano propositivi, talvolta volgono alla passività e al ripiegamento in se stessi: allora realmente il dramma sociale e storico diventa tragedia intima e personale.

Pubblicato in: 
GN26 Anno V 7 maggio 2013
Scheda
Autore: 
Irène Némirovsky
Titolo completo: 

Una pedina sulla scacchiera, Milano, Adelphi Edizioni, 2013, p. 173, € 18,00
Anno: 2013