Perroni. Nel ventre circondati dalle Ombre

Articolo di: 
Marianna Dell'Aversana
Perroni Nel ventre

Ognuno ha i suoi fantasmi”, è questa la frase che riecheggia più spesso tra le pagine del romanzo Nel ventre di Sergio Claudio Perroni, edito recentemente da Bompiani, e che ci consegna il senso di tutta la narrazione. Il testo, infatti, si configura come una riscrittura dell’episodio mitologico del cavallo di legno costruito dai Greci per attaccare Troia. 

Il racconto procede attraverso la prospettiva inedita di un soldato acheo che osserva i comportamenti dei tre condottieri della spedizione, Ulisse, Epeo e Neottolemo, relegati all’interno della macchina prodigiosa. Ecco, quindi, che la scrittura di Perroni si sospinge a riempire anche quegli spazi e quei tempi lasciati sospesi dai racconti epici, conducendo il lettore negli ignoti labirinti della psiche dei personaggi.

L’immagine dei guerrieri fieri ed eroici che si è ormai consolidata nel  nostro immaginario grazie al mythos omerico è costretta a frantumarsi in quanto ciò che emerge della loro personalità sono le paure, le ansie , le debolezze di ciascuno che, riverberandosi negli sguardi degli altri, ne risultano potentemente amplificate. La narrazione indugia sulla non azione dei guerrieri che, costretti ad un’immobilità per loro quasi innaturale, vengono sospinti a guardarsi dentro, a lasciar affiorare la loro dimensione introspettiva ed umana celata fino ad allora dalle loro armature. Ed ecco che per la prima volta incontrano il loro sé più recondito che impone a Neottolemo di misurarsi col fantasma del padre Achille, che emulerà soltanto nel peggio; ad Ulisse, all’uomo dal multiforme ingegno, avido del futuro, di confrontarsi con l’ignoto che lo attenderà dopo; ad Epeo, artefice materiale del cavallo, con il destino che lui cerca ardentemente di evitare. Ed è così che si comprende chiaramente che l’animo dell’uomo somiglia alle figure che in lontananza paiono solide e pesanti, e ad un tratto le vedi soffiare via da un gesto dell’aria o dal passo di un bimbo, così come si legge tra le righe del romanzo.

Intanto la scrittura scorre fluida, assumendo toni epici, rievocando il ritmo cadenzato dei versi omerici, componendo immagini metaforiche, mentre la prosa si confonde con la poesia e le parole danno consistenza alle illustrazioni di Velasco Vitali, da cui il testo è sapientemente corredato.

Su tutto aleggia una presenza oscura, ma significativa, quella di thanatos, la morte, con la quale i guerrieri dell’antica tradizione epica, nel fragore frenetico delle battaglie, evitano di confrontarsi, ma che nel tempo dell’attesa ha tutta la possibilità di materializzarsi, manifestandosi e generando in tutti inquieti interrogativi, paralizzando quasi i tentativi di azione. Un’immagine femminile, che compare dinanzi agli occhi dei guerrieri, sembra rappresentare l’Ade che attende tutti i mortali, dando voce ai loro fantasmi. Si tratta, verosimilmente, di Atena, la dea che, presaga del destino che attenderà Epeo, Neottolemo ed Ulisse, svelerà le oscure ombre dalle quali sono avvolti i loro animi e la loro incapacità di vivere, dal momento che non riescono ad accettare il limite circoscritto della loro effimera esistenza. “Siamo tanto esperti del morire, quanto ignari del vivere”, commenta, infatti, significativamente la voce narrante dell’ignoto soldato destinato a rimanere confuso tra i tanti senza nome.

E nell’immane silenzio senza tempo la macchina prodigiosa conclude finalmente il suo viaggio giungendo nella città di Troia, dove Neottolemo ed Ulisse possono scendere insieme, confondendosi in un’unica entità, cosicché si possono scorgere due corpi farsi un’unica carne. È, quindi, appena iniziato il viaggio degli eroi negli abissi della propria coscienza.

Pubblicato in: 
GN36 Anno V 16 luglio 2013
Scheda
Autore: 
Sergio Claudio Perroni
Titolo completo: 

Titolo: Nel ventre
Editore: BOMPIANI
Collana: LETTERARIA ITALIANA
Pagine: 120
Prezzo: 13,00 euro
Anno prima edizione: 2013
ISBN: 45272714