Il Restauro della tomba PHI o dei Marci nella Necropoli Vaticana

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Necropoli Vaticana

Settant’anni dopo l'inizio delle indagini archeologiche volute da Pio XII, che fecero ritrovare la tomba di San Pietro e gli splendidi edifici sepolcrali della necropoli situata sotto la Basilica di San Pietro, è stato ultimato il restauro del Mausoleo PHI o “dei Marci”.

La  Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, che ha come motto L'Arte salva l'Arte, avendo come scopo la tutela e la promozione dell'Arte sacra, e che per questo raccoglie fondi, attraverso diverse iniziative, come il Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra musicale appena concluso, ha sostenuto i costi di questo importante restauro.

Sulla tomba di Pietro, posta nella necropoli sul colle Vaticano, dopo circa cento anni  fu costruita una piccola edicola funeraria meglio conosciuta come “Trofeo di Gaio”. Successivamente Costantino, avvalendosi del suo potere di Imperatore e Pontefice Massimo, decise  di costruire una grande Basilica in quel luogo, posto al di fuori della mura di Roma, nonostante la necropoli, ancora in uso, fosse protetta  dalle leggi romane. Tutti gli edifici sepolcrali che superavano in altezza il pavimento della Basilica, furono interrati e, ove fosse necessario, tagliando la terrazza superiore destinata alla libagioni in onore del defunto come è stato per il Mausoleo PHI o “dei Marci”.

L' edicola funeraria di Pietro fu chiusa dentro una teca marmorea da Costantino affinché potesse conservarsi nei secoli e sul pavimento della nuova basilica, in corrispondenza del sito della tomba, furono edificati in successione: l'altare di Gregorio Magno( 509-604), quello di Callisto II (1123) e infine nel 1594 quello di Clemente VII poi coperto dal baldacchino di Bernini. Nella necropoli vaticana il  mausoleo dei Valeri, già restaurato nel 2007 e quello “dei Marci” sono le tombe più interessanti e più belle tra quelle ritrovate.

Il restauro tra è stato preceduto da accurate ricerche preventive di carattere storico, scientifico e microbiologico per approfondire la conoscenza dello stato del sito allo scopo di adottare i metodi più idonei per il recupero e la conservazione delle tombe.  Il direttore scientifico dei lavori per la Fabbrica di San Pietro, dott. Pietro Zander, illustrando i lavori eseguiti, ha citato una frase di Leon Battista Alberti “l’efficacia dei rimedi dipende dalla conoscenza che si ha delle malattie”. Si è così compreso che i problemi della necropoli erano dovuti a sbalzi microclimatici e a fenomeni di natura microbiologica.

Di conseguenza fu decisa la chiusura delle singole tombe, furono collocati depuratori d’aria e porte ad apertura automatica lungo il percorso dei visitatori, tutti questi interventi uniti alle opere di coibentazione e alla manutenzione hanno permesso di superare i problemi ambientali. Furono prima restaurate  le tombe dell’area occidentale e della parte centrale degli scavi per il Giubileo del 2000.  La Fondazione ha poi finanziato interventi d’urgenza nei Mausolei Z, O e G e, nel 2007, è stato eseguito il restauro del Mausoleo H o “dei Valeri”.

Le opere di salvaguardia del Mausoleo “dei Marci”  concluse nel giugno 2011 dopo nove mesi sono state particolarmente impegnative. Sono stati rimossi gli interventi aggiunti nei precedenti restauri che si erano rivelati non appropriati, i silicati di sodio che si erano formati e avevano causato il sollevamento della superficie delle pitture, i depositi superficiali di terra e le alterazioni di natura microbiologica. Gli interventi effettuati per il consolidamento delle pitture, permettono ora non solo conservazione ma anche la visibilità degli affreschi.

Il Mausoleo è chiuso da una teca di cristallo attraverso la quale è possibile vedere la camera funeraria in modo da mantenere l’equilibrio microclimatico, che viene controllato da un sistema di monitoraggio computerizzato ed è  facilitato anche dalla nuova illuminazione a led, che non altera la temperatura ambientale. L'accurato restauro di: Franco Adamo, Adele Cecchini, Corinna Ranzi e Chiara Scioscia Santoro, è stato reso particolarmente faticoso per le particolari condizioni dell'ambiente ipogeo che non permettono un corretto ricambio d'aria.

Il mausoleo fu edificato da alcuni liberti della famiglia romana dei Marci tra la fine del II e il principio del III secolo. L'aspetto esterno già è indicativo per comprendere la ricchezza della tomba, alta quattro metri e originariamente illuminata da finestre: due grandi e quattro piccole. Di particolare interesse è il quadro con mosaico policromo parzialmente perduto che descrive l’uccisione di Penteo, il re di Tebe avverso al culto di Dioniso, che andando incautamente  sul monte Citerone dove si celebravano i riti dionisiaci,  fu sbranato dalla madre, dalle zie e da altre baccanti accecate dal dio.

Su un fondo rosso cinabro ( minerale di colore rosso violetto, con parti anche grigie e con venature argentate, da cui si estrae il mercurio) si stagliano immagini legati a miti e leggende, figure legate anche numi tutelari della famiglia. Negli quatto arcosoli è possibile vedere Mercurio tra le figlie di Aglauro e di Cecrope, re dell’Attica, Leda con il cigno vicino a Venere e a una ninfa, il ritrovamento di Arianna a Nasso ed  Ercole e Alcesti al cospetto di Admeto e infine Vesta, Marte e Rea Silvia, particolarmente legati alle origini leggendarie di Roma.

Erme poste su basamenti con figure di Sileni nimbati separano gli arcosoli delle pareti laterali, a queste figure si aggiungono sulle pareti pavoni, ghirlande di fiori, uccelli, teste di medusa, anatre, nereidi e mostri marini. Il restauro ha anche permesso di rinvenire sul marcapiano che separa l’ordine degli arcosoli superiori da quello inferiore, i simboli della Triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva. Sono raffigurati il trono vuoto di Giove con aquila, fulmine e lancia a sinistra, onphalos a destra; il trono vuoto di Giunone, sua moglie, con il pavone e tracce del trono vuoto di Minerva con scudo poggiato al seggio divino e civetta.

Uno splendido sarcofago marmoreo fu poi aggiunto nella seconda metà del III secolo, da l’iscrizione dedicatoria apprendiamo che fu per ordine di Quintus Marcius Hermes, ancora in vita, che lo riservò per sé e per la moglie Marcia Thraso. Oltre al  ritratto dei due coniugi, con la mano destra semiaperta nell'usuale gesto oratorio, le immagini scolpite sono legate al culto di  Dioniso che è raffigurato sia bimbo, in braccio ad un satiro, che adulto sempre vicino ad un satiro. Tra le meravigliose figure scolpite: una menade con il doppio flauto, la pantera, un piccolo fauno e una pianta di vite.

Legata invece al culto dei morti la figura di  Proserpina, che regna sugli Inferi come moglie di Plutone, a cui una donna con vistosi orecchini offre un pomo, un'offerta funebre che forse ricorda anche che la dea, figlia di Demetra dea delle messi, trascorre metà dell'anno con la madre ed è perciò legata ai riti della fertilità. Il percorso nella necropoli permette di compiere un cammino a ritroso nel tempo esplorando questo luogo ricco di fascino, per le sue bellezze, e per il suo significato storico. 

Pubblicato in: 
GN2 Anno IV 14 novembre 2011
Scheda
Titolo completo: 

VISITA ALLA NECROPOLI SOTTO LA BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO

Gallery di Photo a cura di Livia Bidoli

Per la particolare collocazione del sito nei sotterranei della Basilica e per le ridotte dimensioni del luogo è consentito l’accesso agli scavi solo ad un limitato numero di persone di età superiore ai quindici anni. L’autorizzazione alla visita guidata può essere concessa previa richiesta scritta alla Fabbrica di San Pietro tramite fax (+ 39 06 69873017) o e-mail (scavi@fsp.va), indicando il numero delle persone, la lingua, le date disponibili e un recapito per la risposta. Le visite agli scavi si effettuano dal lunedì al sabato, dalle ore 9:00 alle ore 18:00, ad esclusione della domenica e dei giorni festivi in Vaticano