Sándor Márai. Sindbad ed i frammenti perduti di Budapest

Articolo di: 
Marianna Dell'Aversana
Sindbad torna a casa

L’opera di Sándor Márai, Sindbad torna a casa, edita recentemente da Adelphi, ma pubblicata per la prima volta nel 1940, si configura come un viaggio attraverso la complessa realtà di una città come Budapest, illuminando anche sull’intrinseco valore della letteratura nell’Ungheria comunista.

Per riflettere su tali questioni Márai sceglie di raccontare le vicende biografiche di uno scrittore del panorama letterario dei primi del Novecento, Gyula Krúdy, denominato Sindbad, ritratto come un uomo quasi alla fine dei suoi giorni, minato dalle conseguenze di una vita dissoluta.

Sindbad/Krúdy hai ormai superato i cinquant’anni, ma è sempre oppresso dalla mancanza di denaro e, per  procurarsi il necessario alle esigenze della famiglia, esce da casa una mattina di maggio, addentrandosi nelle vorticose strade di Budapest. Proprio a questo punto si materializzano,sulla pagina bianca - attraverso contorni talvolta immaginari -, i tratti di una città divisa tra un passato glorioso, in cui gli intellettuali godevano ancora di una reputazione, e un presente fatto di un progresso tanto devastante da oscurare l’identità di un Paese. In tal modo il lettore viene immerso nella malinconica atmosfera di un popolo destinato a rimanere incompreso tra le grandi potenze dalla quali è accerchiato.

Tale è la sensazione dalla quale il protagonista è avvolto, nel suo vagabondare alla ricerca di frammenti di un tempo ormai trascorso, mentre passa per i bagni turchi, dove prima Occidente e Oriente si confondevano nella nebbia bollente, fino a giungere nei caffè nei quali ancora si potevano vivere momenti di edificante solitudine. Ecco che si intrecciano pensieri recenti e ricordi remoti, che cercano di afferrare in un atto quasi onirico i luoghi di oggi e i luoghi di ieri, attraverso un periodare tanto avvincente quanto complesso.

Di tali cambiamenti, dell’autenticità ormai offuscata del popolo ungherese, ma non ancora sostituita da altro risente, tuttavia, anche la letteratura, che, per essere tale, deve rimanere fedele a se stessa, alle sue leggi, alla sua atmosfera, ai suoi cibi, alle sue bevande, al suo stile di vita e a tutto ciò che è necessario perché a qualcuno venga in mente qualcosa che non è venuto in mente a qualcun altro. La scrittura si nutre avidamente della realtà, facendosi bruciare dalla fiamma della vita, in un continuo gioco di riflessi, cosicché il disgregarsi dell’una si riverbera necessariamente nell’altra. Per questo Márai addita come proprio modello uno scrittore della vecchia Ungheria, non avendo riscontri nella sua contemporaneità, nella quale anche gli intellettuali si conformano nettamente alle sane convenzioni sociali, dimentichi che la letteratura non coincide mai del tutto con la salute.

Bisogna andarsene via per tempo da un mondo con cui, in realtà, non abbiamo più nulla da spartire. Con questa presa di coscienza si conclude il viaggio del protagonista, che in tal modo si congeda da una realtà a cui ormai si sente estraneo, decidendo all’alba di ritornare finalmente nell’unico luogo a lui familiare, la sua casa. E qui la finzione narrativa si confonde con la biografia dell’autore, che, deluso dalla politica comunista della sua Ungheria, si congederà dal proprio Paese, scegliendo la strada dell’esilio in Svizzera, in Italia e infine gli Stati Uniti. Nel malinconico naufragare dello scrittore Sindbad / Krúdy si legge, pertanto, tutto il rimpianto dello scrittore Márai per un tempo ormai frantumato per sempre.

Pubblicato in: 
GN43 Anno V 24 settembre 2013
Scheda
Autore: 
Sándor Márai
Titolo completo: 

Sindbad torna a casa
A cura di Marinella D’Alessandro
Biblioteca Adelphi
2013, pp. 194
isbn: 9788845927737
Letteratura mitteleuropea
€ 18,00