Santa Cecilia. Jan Lisiecki, uno Chopin "redivivo" al Parco della Musica

Articolo di: 
Teo Orlando
Lisiecki

Lunedì 13 marzo 2023 alle ore 20.30, nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica, è ritornato, dopo sei anni dall'ultima apparizione, il giovane pianista canadese Jan Lisiecki: nato a Calgary nel 1995 da genitori polacchi debutta in concerto a soli 9 anni. Nel 2013, a diciott'anni, si è esibito ai BBC Proms con il Concerto per pianoforte e orchestra di Robert Schumann; i suoi partner erano l'Orchestra di Santa Cecilia di Roma e Sir Antonio Pappano. Lisiecki era ancora adolescente, ma la sua saggezza musicale smentiva la sua giovinezza anagrafica. Nello stesso anno, la prestigiosa rivista Gramophone gli ha conferito lo Young Artist of the Year Award, a testimonianza di un talento che abbiamo visto dispiegarsi in modo naturale e fedele al suo istinto musicale.

Ha suonato Chopin con una miscela di poesia e fantasia che evidenzia le sue radici polacche, chiaramente profonde, quasi fosse il grande compositore "redivivo": la musica di Chopin suscita in lui una risposta molto speciale e originale: infatti, già due mesi fa si era esibito ad Amburgo con l’Orchestra ceciliana diretta da Antonio Pappano, suonando il Secondo Concerto per pianoforte del grande compositore polacco. E anche questa sera ha interpretato gli Studi e i Notturni di Chopin come pura musica, offerti con la stessa naturalezza con cui si respira, ma ricreati da una prospettiva del tutto nuova. Come ebbe a dire Robert Schumann (che...se ne intendeva), gli Studi di Chopin vanno suonati come se le mani del pianista avessero a che fare con un'arpa eolia che abbia tutte le gamme sonore, e le mescoli in ogni tipo di arabeschi fantastici, in modo però da udire sempre un suono grave fondamentale e una morbida nota alta.

Del resto, una testata come il New York Times lo ha definito “cristallino, lirico e intelligente”, mentre il Boston Globe  ha parlato di lui come “un pianista di inusuale raffinatezza e immaginazione”. Doti che gli sono valsi, a soli quindici anni, un contratto in esclusiva con la prestigiosa etichetta Deutsche Grammophon, e tournée con orchestre quali la Boston Symphony Orchestra, la Cleveland Orchestra, la Philadelphia Orchestra, la Filarmonica della Scala, la Filarmonica di New York, la Chicago Symphony, la Staatskapelle Dresden, l'Orchestre de Paris e la London Symphony Orchestra.

Lisiecki esordisce con lo Studio op. 10 n. 1, in do maggiore. È un pezzo dove l'atmosfera romantica è quasi smorzata da un esplicito richiamo al primo preludio del Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach. Il talento virtuosistico di Lisiecki rifulge immediatamente, perché lo studio necessita di un arpeggio che viene allargato in modo estremo: Lisiecki muove la mano con un doppio movimento di estensione e contrazione, che sembra rispecchiare la sistole e la diastole del cuore umano. Insegue poi una serie di modulazioni che lo portano in zone quasi irraggiungibili della tastiera con grande rapidità.

Del resto, gli Studi di Chopin, nella loro natura "utile e dilettevole" (in questo distinti dai meri "esercizi"), esplorano ogni aspetto della tecnica pianistica, anticipando quello che sarà il culmne del genere, ossia gli Studi di esecuzione trascendentale di Franz Liszt. E gli Studi di Chopin uniscono una inclinazione didattica (con una dimensione triadica: la prima parte è la difficoltà teorica da superare, nella seconda parte il materiale viene rielaborato prima della ripresa e nella terza il pezzo si conclude con una coda che quasi esaspera le difficoltà tecniche) con l'afflato romantico che ha fatto definire il compositore "poeta romantico del pianoforte".

Degli altri Studi chopiniani interpretati magistralmente da Lisiecki, ci piace citare il n. 2, op. 10, caratterizzato da una scala cromatica molto veloce, con la mano destra particolarmente sollecitata (lavora con sole tre dita), mentre la mano sinistra si limita a intonare note di accompagnamento armonico. Il n. 3, op. 10, molto espressivo e cantabile, non a caso usato spesso per colonne sonore e commenti cinematografici e televisivi; di grande impatto è poi lo studio n. 5, op. 10, dove la mano destra pigia esclusivamente i tasti neri. Per Liszt, si trattava di una "fantasia burlesca scoppiettante di brio". Straordinaria è, infine, l'interpretazione dello Studio op. 10, n. 10, una specie di perpetuum mobile ricco di grande estro ed originalità, che Lisiecki interpreta con un sapiente gioco di arpeggi.

L’esecuzione degli Studi è stata inframmezzata da quella dei Notturni, dove alla fusione fra tecnica e virtuosismo subentra quella tra arte ed espressività. Con il termine Notturno in epoca romantica si designava una breve composizione di carattere quasi onirico e sognante: venne introdotta dal compositore irlandese John Field (1782-1837) e perfezionata da Chopin, che la condusse a vette espressive e liriche ineguagliabili. Il termine rimanda a immagini romantiche della notte e dell'apparire della luna, evocando atmosfere intimistiche e fantasticherie malinconiche e misteriose. Nei Notturni di Chopin è evidente anche la tendenza melodica mutuata da compositori italiani come Vincenzo Bellini, grazie a un'accorta trasposizione delle possibilità espressive del canto artistico nel medium espressivo del pianoforte.

Lisiecki ne ha eseguiti undici, cominciando con il giovanli Notturno in do minore opera postuma, dove la semplicità della conduzione armonica dona alla composizione un carattere quasi popolare. Notevole anche l'esecuzione del Notturno op. 27, n. 1, caratterizzato da un tono elegiaco pensoso e a tratti drammatico; di rilievo è stato anche il Notturno op. 15 n. 1 con una prima parte di atmosfera “pastorale”e cantabile e una seconda più agitata e tempestosa, che quasi somiglia a una tempesta scoppiata improvvisamente e con forza bruta. Molto "cantabile" è anche il Notturno op. 9 n. 2, molto popolare e con lo stesso Chopin che si ispirava, nell'eseguirlo, alla cantante lirica italiana Giuditta Pasta, tra le più celebri interpreti ottocentesche del Bel Canto dell’Ottocento.

Anche con il primo dei Due notturni op. 48, composto nell’autunno del 1841, al tempo della convivenza di Chopin con la scrittrice George Sand, che, nel suo incedere cadenzato e cupo (di esecuzione così complessa che Chopin prescriveva di eseguire le prime note con un solo dito della mano destra, il terzo), rifletteva l'angoscia evidente fin dagli accordi iniziali e dalla successiva melodia. La saggia compostezza di Lisiecki, unita a una perizia tecnica invidiabile, gli consentono di dominare la materia sonora in modo sovrano. E sentiamo questa tecnica anche nel Notturno in do diesis minore opera postuma, reso celebre anche grazie al regista Roman Polanski, che lo usa abilmente nel film Il pianista. Il concerto si conclude con applausi scroscianti, ma misurati, e con un bis chopiniano con cui il giovane artista si congeda dal pubblico.
 

Pubblicato in: 
GN19 Anno XV 22 marzo 2023
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione di Musica da Camera
lunedì 13 marzo 2023 ore 20.30
Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Sala Santa Cecilia

Pianoforte Jan Lisiecki

Fryderyk Franciszek Chopin

Studio in Do maggiore op. 10 n. 1
Notturno in Do minore op. post.
Studio in La minore op. 10 n. 2
Notturno in Mi maggiore op. 62 n. 2
Studio in Mi maggiore op. 10 n. 3
Studio in Do diesis minore op. 10 n. 4
Notturno in Do diesis minore op. 27 n. 1
Notturno in Re bemolle maggiore op. 27 n. 2
Studio in Sol bemolle maggiore op. 10 n. 5
Studio in Mi bemolle Menore op. 10 n. 6
Notturno in Mi bemolle maggiore op. 9 n. 2
Notturno in Do minore op. 48 n. 1

***

Notturno in Sol minore op. 15 n. 3
Studio in Do maggiore op. 10 n. 7
Notturno in Fa maggiore op. 15 n. 1
Studio in Fa maggiore op. 10 n. 8
Studio in Fa minore op. 10 n. 9
Notturno in Si bemolle minore op. 9 n. 1
Studio in La bemolle maggiore op. 10 n. 10
Notturno in La bemolle maggiore op. 32 n. 2
Studio in Mi bemolle maggiore op. 10 n. 11
Notturno in Do diesis minore op. post.
Studio in Do minore op. 10 n. 12