Giovanni Bellucci incanta Ostia antica. Un Beethoven profetico

Articolo di: 
Teo Orlando
Giovanni Bellucci

Il 2 aprile 2016 la Sala Riario, annessa alla Cattedrale di Sant'Aurea a Ostia Antica, con i suoi magnifici affreschi rinascimentali, ha ospitato un memorabile concerto di Giovanni Bellucci, sotto gli auspici dell'Associazione “Magicamente incantando”, presieduta da Maria Pia Nobile.

Bellucci si è presentato come di consueto, con abiti sportivi e casual, a sottolineare che la sua immedesimazione e quasi simbiosi con il suo strumento di elezione, il pianoforte, prescindono da abiti di gala sontuosi e in definitiva scomodi.

Una breve introduzione, che conferma la vena didattica di Bellucci, prepara la prima esecuzione, della Sonata per pianoforte n. 6 op. 10, n. 2 in Fa maggiore di Ludwig van Beethoven. Si tratta di una composizione che risente ancora della tradizione, ad esempio nel finale, che ricorda l'invenzione a due voci in fa maggiore di Johann Sebastian Bach. Ma è il tono generale della sonata, in parte simile a quello della prima sinfonia, che risente del magistero di "papà Haydn". La sonata è poi priva di un tempo "lento", sostituito da un allegretto che fu molto ammirato da Franz Schubert. Nel finale sembra quasi di sentire strumenti a fiato che intrecciano armonie bucoliche, guidate dal suono greve del fagotto che marca la cadenza.

Segue la Sonata op. 26 n. 12 in fa bemolle maggiore, di struttura molto complessa. Il primo movimento, che Bellucci esegue con controllata maestria che gli permette di disciplinare un'adesione sofferta e sentimentale, si presenta come una serie di variazioni, sulla scia di quanto aveva fatto Mozart con la sua Sonata in La maggiore con andante e variazioni. Il tema principale, ci fa osservare Bellucci nella sua precisa introduzione, somiglia a un Impromptu di Schubert nella stessa tonalità. Le variazioni sono cinque, e ognuna porta con sé una diversa sequenza di note, ma il tema principale non scompare mai, fino a ritornare ancora più esteso nella breve coda.

Il secondo movimento, in forma di scherzo, precede il punto culminante della Sonata, ossia il terzo movimento, Marcia funebre "Sulla morte di un eroe". La tonalità di base è il La bemolle minore: apparentemente monotona nel suo ritmo austero e sostenuto (simile ad analoghe composizioni di Chopin), si caratterizza per le cosiddette modulazioni "enarmoniche", che, come ha osservato il critico inglese Denis Matthews, permettono di passare da un Sol bemolle a un Fa diesis quasi impercettibilmente, aprendo quasi nuovi viali dell'armonia. Il quarto movimento ondeggia tra accordi spezzati e si conclude come se fosse una toccata.

Dopo una lunga introduzione esplicativa, Bellucci si appresta ad eseguire la parte più impegnativa del Concerto, la Sonata op. 106 n. 29, in Si bemolle maggiore, denominata altresì "Hammerklavier", la più lunga e, oserei dire, titanica di tutte le sonate, paragonabile come impresa alla Nona sinfonia. La sonata comincia con un'apertura che espone il tema principale, immediatamente contrappuntata da un fraseggio lirico: questi due elementi così opposti indicano da soli l'afflato emotivo del movimento.Theodor Wiesengrund Adorno ebbe a scrivere a questo proposito che siamo in presenza di un'enorme "congestione di forze" che accoglie l'espressione dell'oscuro e del minaccioso. Ma insieme esprime una forte commistione di TrauriglkeitSehnsucht o una wistfulness of spirit, come notano i critici anglofoni: si tratta di quella nostalgica e saggia malinconia che pervade tutto l'ultimo Beethoven.

Dopo un'energica fuga, si passa al secondo movimento, Scherzo, come nella Nona sinfonia: abbiamo fraseggi ripetuti come sequenze di armonie tonali. Il terzo movimento, l'Adagio, appare come uno dei più lunghi movimenti di una sonata per pianoforte, corrispondente a un'inusitata varietà di temi. La fuga finale si presenta, nella sua complessità tecnica, come una sfida formidabile, che Bellucci riesce ad affrontare con sovrano dominio della tastiera, fino quasi a costituire con essa un unico organismo e dando vita a un'esecuzione "trascendentale" (non nel senso filosofico del termine, ma in quello di Liszt). Certo, si tratta di un ascolto impegnativo, perché, come sottolineò Adorno, in questa sonata la melodia, pur presente, non è plastica ed evidente: essa scompare quasi perché le superfici melodiche non appaiono articolate; non ci sono né pause, né contrasti ritmici pronunciati e motivi. Il patrimonio armonico di base rimane identico per tutto il tema, sicché sembra quasi di stare ascoltando una sonata di Alban Berg o un'improvvisazione di Keith Jarrett. Al posto dello sviluppo melodico subentra la trascendenza dell'ambito tonale attraverso sé stesso.

Dopo una breve pausa, nella seconda parte del concerto Bellucci esegue alcune polacche di Chopin (la Polacca in sol diesis minore opera postuma, 1822; la Polacca "Eroica" in La bemolle maggiore, op. 53) e la Rapsodia ungherese n. 12 di Franz Liszt.

Il bis finale è dedicato alla Marcia della Sonata per pianoforte op. 101 n. 28 di Beethoven e al Terzo Tempo della Sonata per pianoforte n. 17 op. 31 n. 2, "La Tempesta". Bellucci le esegue quasi come se fossero un'unica composizione, sottolineando i toni tragici e ossessivi.

Il pubblico, stregato e deliziato da un tale virtuosismo, applaude con fragore ed entusiasmo, suggellando così la conclusione di un concerto memorabile, che ha perfettamente reso il senso del passaggio dalla fase classica a quella romantica del pianoforte, ma con una proiezione verso il futuro di cui solo l'ultimo Beethoven era capace.

Pubblicato in: 
GN21 Anno VIII 7 aprile 2016
Scheda
Titolo completo: 

Ostia Antica
Sala Riario - 2 aprile 2016
Concerto di Giovanni Bellucci
Associazione Magicamente Incantando


Programma

Ludwig van Beethoven
Sonata per pianoforte n. 6 op. 10, n. 2 in Fa maggiore
Sonata op. 26 n. 12 in Fa bemolle maggiore
Sonata op. 106 n. 29 in Si bemolle maggiore, "Hammerklavier"

Fryderyk Chopin
Polacca in sol diesis minore opera postuma, 1822
Polacca "Eroica" in La bemolle maggiore, op. 53

Franz Liszt
Rapsodia ungherese n. 12

Bis
Ludwig van Beethoven
Marcia della Sonata per pianoforte op. 101 n. 28
Terzo Tempo della Sonata per pianoforte n. 17 op. 31 n. 2, "La Tempesta"