Santa Cecilia. Uno scintillante omaggio a C.P.E. Bach

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Enrico Dindo e I Solisti di Pavia

Il concerto della Stagione da Camera di Santa Cecilia del 4 marzo scorso era da non perdere, per il livello artistico degli esecutori, I Solisti di Pavia con Enrico Dindo, nel duplice ruolo di solista e direttore, e per la rarità del programma, per la prima volta infatti sono stati eseguiti i tre Concerti per violoncello e orchestra d'archi di Carl Philipp Emanuel Bach (1714 - 1788).

Figlio secondogenito e allievo del sommo Kantor di Lipsia, Carl Philipp Emanuel Bach è il musicista più affascinante e creativo del periodo di transizione tra Barocco e Classicismo, rappresentante dell'"Empfindsamer Still" (Stile Sensibile), uno stile compositivo strumentale sviluppatosi soprattutto nella Germania settentrionale e affine allo "Sturm und Drang" letterario. I tre Concerti per violoncello e orchestra sono la versione alternativa a tre dei circa cinquanta composti per clavicembalo, lo strumento di elezione del compositore, che scrisse anche un famoso Saggio di metodo per la tastiera (1752). Una testimonianza preziosa di come il gusto dell'epoca fosse ormai mutato rispetto a quello Johann Sebastian Bach, il suo grande e unico maestro, come asserì sempre Carl Philipp.

Oltre alla versione per violoncello, gli stessi concerti hanno una versione alternativa per flauto, Carl Philipp, infatti trascorse quasi trenta anni al servizio di Federico II di Prussia, che amava suonare il flauto, con l'accompagnamento al clavicembalo di Bach, solo, o anche con l'orchestra. La composizione dei concerti avvenne durante il periodo berlinese, prima che il compositore ottenesse il posto di Generalmusikdirerktor ad Amburgo (1768), succedendo a Telemann, suo padrino di battesimo, che era morto, un ruolo che mantenne fino alla morte. Ad Amburgo la sua produzione creativa si rivolse ad altri generi, oltre alla musica sacra, le sonate per clavicembalo e le sinfonie, un tipo di composizioni in cui riversò la sua sensibilità e fantasia creativa, in quel "Empfindsamer Still", stimolato, probabilmente dalle sue frequentazioni amburghesi, come Lessing e Klopstock.

Nel suo  Saggio di metodo per la tastiera a proposito dell'interpretazione scrisse:"Chi è in grado di comunicare al cuore, parlando all'immaginazione, ha ben altre doti di un semplice virtuoso che si limita a suonare le note giuste." e: "Suonate con l'anima e non come un uccello ammaestrato...". I tre concerti sono il Concerto per violoncello e archi Wq. 170, Wq. 167 e  Wq. 172, appartengono, come detto, al periodo berlinese e furono composti tra il 1750 e il 1753, sono una importante testimonianza perché si collocano storicamente tra le sei Suite per violoncello solo di Johann Sebastian Bach e i Concerti per violoncello e orchestra di Haydn, in quanto la scrittura per violoncello si era sviluppata soprattutto in Italia con Vivaldi e Boccherini.

L'influenza di Vivaldi si manifesta nella struttura in tre movimenti, con i due Allegri che incorniciano un movimento più lento, nell'irruenza e nello scintillante accompagnamento orchestrale degli Allegri. Il dialogo con l'orchestra è equilibrato e nei movimenti lenti predomina la cantabilità del violoncello con un crescendo di quel "Empfindsamer Still" che nel Concerto Wq. 172 si manifesta più intensamente e drammaticamente. La musica di  Carl Philipp sorprende per la continua variazione ritmica e dinamica che rende, particolarmente,  i vari movimenti Allegri, come composti da diversi frammenti, in un alternarsi incessante di scansione ritmica e luminosa cantabilità mentre il virtuosismo del solista ha una connotazione più espressiva che circense. 

I Solisti di Pavia, che speriamo presto di riascoltare a Santa Cecilia, sono un ottimo complesso che sotto la direzione di Dindo ha interpretato in modo eccellente tutti gli impegnativi aspetti di queste partiture. Le continue variazioni ritmiche, la variopinta tavolozza timbrica e dinamica, la cantabilità, sono state espresse con grande maestria. Enrico Dindo ne è stato un grande interprete, come direttore e come solista, dal suo violoncello scaturisce un seducente universo sonoro ed espressivo che si è rivelato in perfetta sintonia con l'autore. Gli applausi scroscianti hanno indotto a concedere due bis, dedicati a Johann Sebastian Bach: dalla Suite per violoncello solo n°6 in re maggiore, l'Allemanda e poi dalla n°1 in sol maggiore il Preludio, che dire... se non che sarebbe magnifico ascoltarlo nell'integrale delle sei Suite.

Pubblicato in: 
GN18 anno VIII 10 marzo 2016
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione di Musica da Camera
Auditorium Parco della Musica - Sala Sinopoli
Venerdì 4 marzo 2016 ore 20,30

I Solisti di Pavia
Enrico Dindo violoncello

C.P.E. Bach Concerto per violoncello e archi, Wq. 170
Concerto per violoncello e archi, Wq. 167
Concerto per violoncello e archi, Wq. 172