Santa Cecilia. La tetra sacralità di Oedipus Rex

Articolo di: 
Livia Bidoli
Sakari Oramo

All'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, per i consueti tre concerti da sabato 27 febbraio a martedì 1 marzo, il direttore della BBC Symphony Orchestra Sakari Oramo sul podio dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, mentre sul podio del Coro Ciro Visco. Il programma ha previsto la Sinfonia n.22 di Haydn soprannominata Il Filosofo, e l'opera-oratorio di Igor Strawinsky, Oedipus Rex, che mancava dal 1998 (in cui è stata diretta da Gianlugi Gelmetti).

La Sinfonia n.22, è numero che non corrisponde alla innumerevole sequenza – oltre cento – di sinfonie scritte da Haydn, membro autorevole della cosiddetta Wiener Klassik, triangolo fortunato che comprendeva gli astri di Mozart e Beethoven: un Settecento dorato potremmo dire. Terminata nel 1764, quando Haydn era Maestro di Cappella dal principe Nikolaus Estherhàz – vi restò fino alla morte del suo mecenate, il 1790 -, la Sinfonia Il Filosofo, che forse deve il suo nome al severo introitus dell'Adagio iniziale del primo movimento, si ravviva parecchio fino a chiudere con un senso di vitalità generale  che ben interpreta, prima rigore e poi grinta nel condurre, il finnico Sakari Oramo, di cui avvertiamo subito l'eleganza e la precisione nel racchiudere l'Orchestra quasi in un cerchio virtuale, data anche l'orchestra ristretta per questa prima parte del programma. Corni che rispondono ai due corni inglesi sono protagonisti, come nel Finale in Presto, incasellato amabilmente tra uno sfrenato Presto e poi da un delizioso Minuetto, a suggellare la meraviglia della gioia che sempre infonde il Nostro.

L'Edipo di Sofocle lo conosciamo bene, la tragedia della modernità che freudianamente ha aperto alla visura dell'inconscio secondo una triade genitoriale e filiale del tutto pericolosa per qualsiasi equilibrio affettivo. La luce che non ha visto Edipo è il “messaggio che abbiamo tatuato sulla nostra nuca”, come afferma Massimo Recalcati (Repubblica, 10 gennaio 2016): il responso dell'oracolo, quello scioglimento che Tiresia non vuole rivelare ad Edipo sapendo di condannarlo. Tiresia, il cieco che vede nel passato e nel futuro, l'oracolo per antonomasia: non ha bisogno di vedere di fronte a sé perché vaticina, ha gli occhi dell'Altrove e dell'Altro, di colui che, come Edipo, cercando la verità si trova di fronte una sfinge, e sciogliendo gli enigmi di lei, non riesce invece a sciogliere quelli che sono i suoi, immerso nell'inganno dell'apparenza.

Per quest'opera che Igor Strawinsky ha scritto nel 1927 come omaggio a Diaghilev, il genio creativo dei Ballets Russes, che compivano vent'anni di successi imperituri, il compositore ha pensato al dramma di Edipo e, insieme a Jean Cocteau, che si è occupato del libretto facendo tradurre in latino le parti affidate al canto da Jean Daniélou. Il latino per una composizione che doveva avere un linguaggio speciale, neoclassico anch'esso come le sue ultime composizioni, e rigoroso come l'opera di cui trattava: una musica che si imprimesse  e si condensasse nella stessa ritualità che conferiva la lingua antica, aldilà del tempo. La prima fu lo stesso anno della composizione, a Parigi, nel Thèatre Sarah Bernhardt, il 30 maggio 1927 in forma di concerto, mentre la prima scenica fu diretta da Otto Klemperer a Berlino il 25 febbraio 1928.

Oedipus Rex è diviso in due atti ed un prologo da parte del narratore, in originale in francese, noi lo abbiamo ascoltato in italiano dalla profonda voce di Massimo De Francovich, la cui classe ci trasporta all'interno di questa dimensione atemporale, prima dell'attacco potente di Coro e Orchestra di Santa Cecilia, ponendoci di fronte la grandiosa drammaticità del complesso più antico nato dalla tragedia di Sofocle. La forza della dinamica musicale è essenzialmente basata sul ritmo che non recede mai, le ribattute e gli ostinati: come se annunciassero ciò che Tiresia sarà costretto a dichiarare al termine del primo atto:

“Il re è l'assassino del re,
il re uccise Laio,
il re uccise il re,
il dio accusa il re,
l'assassino è il re!”

Il maestoso Oedipus di Mari Turi, tenore estone che sta acquistando rilevanza in parti wagneriane, è di una fredda imponenza ed interpreta perfettamente la cecità di Edipo di fronte al proprio destino già scritto e che va dipanando i suoi fili tragici di fronte a lui. Il Tiresia di Marco Spotti è notevole, ed anche il messaggero e Creonte di Alfred Muff ci è piaciuto molto nella sua intensità. Il duetto nel secondo atto tra l'Oedipus di Mari Turi e Giocasta, nella parte Sonia Ganassi, si è contraddistinto per il grande slancio. Una corretta “linearità” neoclassica conferisce una tetra sacralità a tutta l'opera, facendoci sprofondare nell'abisso della colpa originaria secondo i greci, mentre gli ottoni sorreggono tutto lo spaventoso grido del canto. Ottima e precisa direzione, oltreché trascinante, di Sakari Oramo in affiatamento con l'Orchestra; Ciro Visco si rivela come sempre, acuto direttore del Coro, corpus unico che libererà Tebe augurando l'addio ad Edipo, il salvatore che da sé stesso e dal destino inclemente ed infausto è rimasto condannato. Grande favore del pubblico che ha ascoltato con un'attenzione quasi religiosa, comprendendo il tema universale.

Pubblicato in: 
GN18 Anno VIII 10 marzo 2016
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione Sinfonica 2015-2016
Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia
Sabato 27 febbraio ore 18 - Lunedì 29 ore 20,30 - Martedì 1 marzo ore 19,30

Orchestra e Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Sakari Oramo direttore
Ciro Visco maestro del coro

Massimo De Francovich narratore
Mari Turi tenore (Oedipus)
Alfred Muff basso (Creonte e il messaggero)
Sonia Ganassi mezzosoprano (Giocasta)
Marco Spotti basso (Tiresia)

Haydn     Sinfonia n. 22 "Il filosofo"
Stravinskij     Oedipus rex

"Oedipus Rex" di Igor Stravinsky
Prima rappresentazione (diretta dall'autore): Parigi, Thèatre Sarah Bernhardt, 30 maggio 1927.
Libretto di Jean Cocteau (1889-1963), tradotto in latino da Jean Daniélou (1905-74),
dalla tragedia di Sofocle (496 a.C. - 406 a.C.)
Musica di Igor Stravinsky (1882-1971)