Santa Maria della Pace. Restauro del presbiterio

Articolo di: 
Nica Fiori
Presbiterio

In un periodo di grande angoscia come questo, contrassegnato da conflitti razziali e religiosi, viene spontaneo invocare la pace e, per i romani, la chiesa di Santa Maria della Pace potrebbe essere un luogo emblematico per questo scopo, oltre ad essere uno scrigno di bellezze artistiche, che vanta capolavori rinascimentali e barocchi. Il restauro del presbiterio della chiesa, dopo un intervento di bonifica dell’edificio, consente di riappropriarci di questa meravigliosa chiesa romana, per lungo tempo chiusa e soggetta anche al degrado ambientale della sua scenografica facciata, capolavoro di Pietro da Cortona, che chiude come una quinta teatrale un angolo del rione Ponte.

L’immagine della Madonna del Latte collocata sull’altare maggiore era situata un tempo nel portico della chiesetta medievale di S. Andrea degli Acquaricciari, chiamata così dai rivenditori d'acqua che vi si riunivano. Questa immagine, dopo essere stata colpita da un sasso che le era stato gettato contro da un giocatore di dadi, avrebbe sgorgato purpuree lacrime di sangue. Il fatto scosse profondamente i romani, tanto che lo stesso papa Sisto IV (1471-1484) vi si recò in processione col clero e fece voto che se si fosse evitata la guerra contro Firenze, che era nell'aria in seguito alla congiura dei Pazzi (1478), avrebbe eretto in quel sito uno splendido tempio alla Vergine.

Infatti, scongiurata la guerra, decise di demolire la vecchia chiesa e al suo posto fece edificare nel 1482 l’edificio attuale, che conserva l'immagine miracolosa. Nella dedicazione al culto della Pace aveva contribuito anche la vittoria sui Turchi, conquistatori di Otranto, contro i quali aveva combattuto nel 1472 il committente dell’attiguo chiostro, il cardinale Oliviero Carafa, ammiraglio della flotta pontificia.
Il progetto della chiesa è attribuito a Baccio Pontelli, almeno per la parte anteriore rettangolare, mentre la parte posteriore ottagonale con la cupola soprastante viene da alcuni ritenuta opera del Bramante, autore anche dell’attiguo chiostro. La cupola è del 1520, ma è solo nel secolo successivo che il complesso raggiunse la sua forma definitiva grazie all'intervento di Pietro da Cortona. Egli armonizzò le parti interne, rialzò il tetto e diede una sistemazione unitaria alla facciata e alla piazzetta antistante. Questa, una delle più scenografiche della Roma barocca, fu voluta da Alessandro VII Chigi nel 1657 proprio per dare il dovuto risalto alla splendida chiesa rinascimentale.

La facciata, preceduta da un portichetto semicircolare, è inserita in un gioco chiaroscurale di curve concave e convesse, di colonne, di pilastri, di timpani spezzati. L'iscrizione sul portico Suscipiant montes pacem populo et colles iustitiam (Apportino i monti la pace per il popolo e i colli la giustizia) allude ai monti araldici dello stemma Chigi. Attraverso una bella porta quattrocentesca si accede all'interno della chiesa, alla cui decorazione hanno contribuito artisti come Antonio da Sangallo il Giovane, Baldassarre Peruzzi e tanti altri. Ma i visitatori sono attratti soprattutto dalla prima cappella sulla destra, costruita verso il 1512-13 da Raffaello per Agostino Chigi, il potente banchiere senese che con il suo allume della Tolfa aveva permesso allo Stato Pontificio di contrastare il monopolio turco di questo minerale, utilizzato nella concia delle pelli.

In essa sono affrescate le Sibille di mano dell'artista e Profeti eseguiti dal suo allievo Timoteo Viti. Scrive il Vasari a proposito di quest'opera: "Figurò Raffaello in questa pittura, avanti che la cappella di Michelangelo si discoprisse pubblicamente, avendola nondimeno veduta, alcuni profeti e sibille che nel vero delle sue cose è tenuta la migliore e, fra le tante belle, bellissima; perché nelle femmine e nei fanciulli che vi sono, si vede grandissima vivacità e colorito perfetto".
Le Sibille di Raffaello sono indubbiamente le gemme più preziose dell’edificio, ma anche il resto è superlativo. Il presbiterio secentesco (1611), realizzato a spese del notaio Gaspare Rivaldi, in cambio della possibilità di accogliere il suo corpo e quello della moglie (entrambi ritratti accanto alle lastre tombali), vanta, oltre all’immagine miracolosa della Madonna titolare, uno straordinario rivestimento di preziosi marmi policromi, sculture di Stefano Maderno (allegorie della Giustizia e della Pace), calotta absidale e volta affrescati da Francesco Albani con l’Eterno tra Angeli e Santi e L’Assunzione della Vergine, Sante dipinte su ardesia da Lavinia Fontana sui pilastri dell’arco e due grandi dipinti murali ad olio di Domenico Cresti detto il Passignano, raffiguranti l’Annunciazione e la Natività, eseguiti con estrema perizia tecnica.

Il restauro della cappella Rivaldi, eseguito dalla Cooperativa C.B.C. Conservazione Beni Culturali sotto la direzione della dottoressa Lucia Calzona, del Mibact, è stato condotto in tempi brevi (da Natale ad oggi) ed è costato 70.000 euro. Si era reso necessario per il degrado della parte inferiore delle pitture e l’opacizzazione dei marmi. Nel passato erano stati fatti altri restauri, ma senza rimuovere le cause del degrado, ovvero la risalita dell’umidità dai sotterranei (in questa zona di Roma la falda acquifera è a soli 5 m di profondità), e la luce solare diretta, che da una finestra colpiva direttamente la parte inferiore del dipinto dell’Annunciazione, provocando perdite di materiale pittorico.

Solo dopo una bonifica dell’edificio dall’umidità e la protezione con uno schermo dai raggi del sole, si è proceduto all’intervento sui dipinti che si erano ossidati, restituendoli a nuovo splendore, e alla riadesione degli intonaci e delle lastre marmoree, straordinariamente suggestive nella dorata luce diffusa della chiesa, che nuovamente ora, come era nelle intenzioni dei suoi costruttori, sembra trasmettere un messaggio di pace e di bellezza. Ed è questo in fondo il senso di questo restauro secondo S. E. Mons. Matteo Zuppi (Vescovo Ausiliare di Roma per il Centro storico), presente all’inaugurazione del 18 giugno: ”Restituire la bellezza, non solo in senso artistico, ma anche pastorale, perché questa è una bellezza che nasce dalla fede”.

Pubblicato in: 
GN31 Anno VII 25 giugno 2015
Scheda
Titolo completo: 

Chiesa di Santa Maria della Pace
Il presbiterio restaurato
Santa Maria della Pace
Via Arco della Pace, 5 – Roma
Info: tel. 066861156