I Simpson e il cinema. Una "serie animata cinematografica"

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
I Simpson e il cinema. Libro

Edito da Felici Editore, il saggio "I Simpson e il cinema", che analizza dettagliatamente i rapporti che legano la celebre serie televisiva animata, abitata da individui gialli, e il cinema, è stato scritto da Michele Galardini, giovane laureato in Storia e critica del cinema con una passione “quasi patologica” per "I Simpson".

Il libro è stato presentato il 10 maggio, giorno successivo alla pubblicazione, presso la libreria Lo Spazio in via dell'Ospizio, famosa per le numerose iniziative culturali promosse  ogni settimana e ubicata nel centro di Pistoia.

Nell'Introduzione l'autore avverte subito i lettori che quello che hanno tra le mani non vuole essere un saggio critico sulla serie animata, ma un'ampia riflessione, risultato di una  ricerca – non ancora interrotta – iniziata da diversi anni a proposito dei diversi “fili rossi” e spunti che avvicinano "I Simpson" all'arte cinematografica.
Si tratta di un aspetto, all'apparenza insolito e non subito comprensibile se non si possiede un ampio bagaglio di conoscenze cinefile, affrontato sia dal punto di vista teorico, per il modo in cui vengono pensate e affrontate molte tematiche nella serie, sia da quello concreto, per la costruzione dell'intreccio delle vicende raccontate in ogni puntata.

Una caratteristica del cartone animato più volte messa in rilievo, su cui si è soffermato anche l'autore, è la breve distanza che intercorre tra la realtà sociale della Springfield de "I Simpson" e quella reale che ci circonda. Ne è una rappresentazione realistica, ma soprattutto disillusa, priva di una visione del mondo manichea, in cui sono facilmente distinguibili i buoni dai cattivi, mettendone invece in evidenza la complessità e la difficoltà di interpretarla.
Ne è lo specchio macapovolto”, dato che, attraverso una continua e irriverente ironia, la contemporaneità – con relativi vizi e virtù – viene osservata con acume e sottoposta alla satira, le idiosincrasie e i comportamenti nella vita comunitaria smascherati ed enfatizzati.

Nel saggio viene affrontata nel dettaglio la scelta degli “addetti ai lavori” di mettere in atto sul piano grafico, musicale e narrativo vere e proprie citazioni di sequenze o di brevi scene di celebri film della Storia del Cinema. La citazione non è mera imitazione, quanto appropriazione consapevole di un insieme di immagini – nel vero senso della parola – e simboli della realtà odierna, di cui l'arte cinematografica è diventata importante veicolo, nonostante nessuno dei primi pionieri di fine Ottocento si sarebbe immaginato un simile sviluppo.
Dal punto di vista pratico, quindi, il saggio osserva da vicino alcuni riferimenti filmici molto famosi, in particolare ricollegabili alla filmografia di grandi cineasti come Alfred Hithchcock, Orson Welles e Stanley Kubrick.
Viene dedicato un capitolo alle numerose citazioni simpsoniane delle pellicole più o meno celebri di ognuno dei tre registi, riferimenti concreti al modo in cui sono costruite le puntate relative. In particolare, sono sicuramente da segnalare gli episodi: “Homer nello spazio profondo”, contenente varie citazioni dal famoso film di Kubrick "2001: Odissea nello spazio" (1968), mentre “The Shinning” è un rifacimento simpsoniano dell'horror psicologico “Shining” (1980).

Nella puntata in questione Homer diventa la parodia del personaggio di Jack, il cui disagio interiore viene trasformato – come afferma l'autore – <<in un disagio globale, causato dalla privazione delle comodità del modo civilizzato>> e non è casuale che sia proprio la televisione con il suo potere ipnotico a placarne la follia: in questa come in molte altre situazioni I Simpson scagliano critiche più o meno sotterranee al mass media più potente e influente della realtà contemporanea.
La puntata “La finestra sul giardino”, poi, è in larga parte strutturata proprio come il celebre film “La finestra sul cortile” (1954), diretto da Hitchcock – ricordato già a partire dal titolo – in cui è Bart ad essere bloccato su una sedia a causa di una gamba rotta e inizia a passare il tempo guardando fuori dalla finestra della sua stanza con il telescopio, che gli aveva regalato Lisa per guardare il cielo.
Ancora, una citazione, omaggio all'innovativo e geniale cineasta che risponde al nome di Orson Welles, è rappresentata dall'intera puntata “L'orsetto del cuore”, la cui storia è interamente dedicata alla vita e al passato del potente Signor Burns, che viene mostrato come l'equivalente simpsoniano di Charles Foster Kane, protagonista del celebre “Quarto potere” (1941).

La caratteristica più significativa di queste – come di molte altre – citazioni cinematografiche famose è il fatto che al livello tecnico e registico la costruzione e il montaggio delle inquadrature è realizzato con molta fedeltà all'originale oppure, anche nel caso di situazioni diverse, le differenze sono giustificate dall'ambientazione nella “gialla società” di Springfield e da un intento ironico. Inoltre, i personaggi agenti dentro le citazioni sembrano essere consapevoli di farne parte o, comunque, c'è sempre un dettaglio, un evento o una figura che smaschera la finzione dall'interno e, con l'ironia e una battuta divertente, la mette in evidenza per gli spettatori, che in ogni caso possono riconoscerla solo se possiedono un bagaglio di conoscenze cinefile abbastanza estese.
Ad esempio, a smascherare la finzione e la citazione hitchcockiana presente nella puntata sopracitata “La finestra sul giardino” è lo stesso protagonista della pellicola originale, Jeff, in versione animata di James Stewart (ma non “giallo” come i personaggi de I Simpson, quindi anche in questo appartenente ad un'altra realtà) che, proprio mentre Bart sta osservando le case di fronte con il telescopio, sta a sua volta guardando fuori dalla propria finestra con l'obiettivo della macchina fotografica.

Dopo aver dedicato un capitolo anche al lungometraggio uscito nel 2007 “I Simpson – Il film”, alla fine del saggio l'autore trae le fila del proprio saggio, mettendo in evidenza gli elementi che supportano la tesi secondo cui "I Simpson" può essere considerata “la prima serie animata cinematografica”, in quanto la costruzione delle scene non ricalca quella tipica dei cartoni animati tradizionali, ma utilizza i procedimenti tecnici e stilistici del cinema.
Certo, la serie animata I Simpson può piacere o non piacere al pubblico – il gusto è un fatto personalissimo – ma chiunque guardi una puntata non può far a meno di notare che non si tratta del solito cartone animato “da bambini”, sia per i temi affrontati che per la tagliente satira sociale. Il libro “I Simpson e il cinema” osserva la serie animata con sguardo attento ad ogni dettaglio, convincendo anche i non appassionati dei numerosi messaggi da essa veicolati e della grande quantità di elementi cinematografici tecnici e narrativi che la caratterizzano e che la rendono quindi una interprete del proprio tempo.

Pubblicato in: 
GN29 Anno V 28 maggio 2013
Scheda
Autore: 
Michele Galardini
Titolo completo: 

I Simpson e il cinema, Pisa, Felici Editore, 2013, p. 180, € 13,50

Anno: 2013