Teatro dell'Opera di Roma. L'eterea Sylphide di Gaia Straccamore

Articolo di: 
Daniela Puggioni
La Sylfhide Gaia Straccamore e Friedeman Vogel foto lelli e Masotti teatro dell'opera di Roma

Il balletto La Sylphide, nella versione di Erik Bruhn, da August Bournonville, con la musica di Hermann Severin von Løvenskjold è l'ultimo balletto andato in scena al Teatro dell'Opera di Roma. La recita di cui discorreremo è quella che ha visto protagonista  Gaia Straccamore con Friedemann Vogel il 4 giugno scorso.

La Sylphide fu il primo balletto nato nell'epoca romantica, caratterizzato dalla coreografia non più basata su soggetti classici ma su quelli tratti dalla letteratura dell'epoca. Fu il tenore Adolphe Nourrit a proporre il soggetto, dopo aver visto Maria Taglioni ne Il ballo delle monache, nel terzo atto di  "Robert le Diable" di Giacomo Meyerbeer, danzare la coreografia del padre Filippo Taglioni che, non a torto, molti considerano la prima romantica. Rimase così colpito dalla leggerezza e dalla grazia incantevole  della Taglioni, che ballava sulle punte, da proporre al padre di creare un balletto, basato sulla novella "Trilby ou le Lutin d'Argail" di Charles Nodier, di cui Nourrit scrisse il libretto.

Il soggetto si inserisce perfettamente nell'idealità del Romanticismo, che superata la fase di violenta ribellione dello Sturm und drang, di cui I Masnadieri (Die Räuber) del giovanissimo Friedrich Schiller sono paradigmatici, approdò ad una visione di fuga dalla realtà. Il disgusto, il ripudio dei valori della società borghese allora trionfante portò a concepire una fuga nel fantastico o in altri luoghi lontani o immaginari, dove sfuggire alla plumbea realtà, legata al mito del denaro, in cui non volevano vivere.

Il soggetto de La Sylphide ha come inizio, infatti, il sonno o forse il sogno e lì che avviene l'incontro fatale con la creatura fantastica. È un sogno o meglio un incubo ? Si se si pensa all'odio della strega Madge, che priverà James sia della dimensione fantastica, dandogli la sciarpa magica che, invece di imprigionare la Sylphide, la ucciderà, che di quella umana favorendo le nozze di Effie, la sua promessa sposa, con Gurm.

L'evanescente creatura alata fu caratterizzata, oltre che dall'uso delle punte, dal tutù bianco, che si deve alla creazione del costumista Eugène Lamy. Le punte e il tutù caratterizzarono il balletto romantico: i "ballets blancs" o balletti bianchi, e la loro dimensione fantastica ne diventarono il simbolo, due esempi su tutti: l'atto delle Villi in Giselle e l'atto delle ombre di Bayadere.

La Sylphide andò in scena per la prima volta all'Opéra di Parigi il 12 marzo 1832 con la musica composta per il balletto da Jean Schneitzhoeffer, la Taglioni ebbe come partner Joseph Mazilier, la messinscena si avvalse degli straordinari macchinari scenografici di Pierre Luc-Charles Cicéri. Il successo fu enorme ma, dopo l'ultima rappresentazione con Emma Livry nel 1858, uscì dal repertorio e la coreografia perduta. Pierre Lacotte sulla base di documenti fortunosamente ritrovati la ripropose nel 1972; una ricostruzione che approdò nel 1984, anche all'Opera di Roma con Ghislaine Thesmar e Rudolf Nureyev.

Il 28 novembre 1836 a Copenaghen fu rappresentata la nuova versione di August Bournonville, coreografo del Balletto Reale Danese, con il nome di Sylfiden, basata sullo stesso schema e libretto, anche se la musica fu diversa, fu composta da Hermann Severin von Løvenskjold, interprete ne fu Lucile Grahn. Questa ultima versione, custodita dal Balletto Reale Danese, si conservò e divenne quella più conosciuta e si distingue dalla precedente soprattutto per il maggior rilievo dato al personaggio maschile: James.

La Sylphide di Bournonville che abbiamo visto è quella della versione di  Erik Bruhn, ripresa da Maina Gielgud, che l'ha ballata sotto la guida di Bruhn e successivamente quando era direttore artistico dell'Australian Ballet invitò proprio Bruhn affinché la riproponesse. La coreografia vista la teatro dell'opera si avvicina proprio a questa ultima esperienza della Gielgud e ha l'indiscutibile pregio di mantenere una continuità di azione e una grande freschezza.

In questo ha avuto il determinante apporto della bravura di Gaia Straccamore che, con la sua grazia leggiadra e sostenuta da una tecnica impeccabile , ha delineato un incantevole, luminosa ed eterea Sylphide. Friedemann Vogel ha perfettamente delineato il romantico e tormentato James; Madge è stata  interpretata da Manuel Paruccini, le cui ottime qualità di attore e interprete hanno efficacemente dato vita a questo inquietante personaggio.

Bravi Alessia Gay come Effie e Alessio Rezza come Gurm, il corpo di ballo si è ben disimpegnato anche se molte imperfezioni ci hanno fatto rimpiangere Carla Fracci, incomparabile interprete della Sylphide. David Garforth ha diretto da par suo la musica contribuendo al grande successo, numerose le chiamate del pubblico plaudente.

Pubblicato in: 
GN31 Anno V 11 giugno 2013
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2012-2013
La Sylphide 
Musica di Hermann Severin von Løvenskjold
Balletto in due atti
martedì, 4 giugno, ore 20.00

Direttore David Garforth
Coreografia Erik Bruhn da August Bournonville
ripresa da Maina Gielgud
Scene Michele Della Cioppa
Costumi Shizuko Omachi
Luci Mario De Amicis

Interpreti
La Sylphide Gaia Straccamore
James Friedemann Vogel
Madge Manuel Paruccini
Effie Alessia Gay
Gurm Alessio Rezza
ORCHESTRA E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA