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Venezia Asolo Musica. Riflessi in un Quartetto
L'entrata a Venezia, sebbene contingentata negli ingressi, è come sempre suggestiva e, nel momento in cui si prende il largo col vaporetto, si inebria della flessuosa ritmicità dell'acqua: così inizia il nostro viaggio verso l'Auditorium Lo Squero sull’Isola di San Giorgio Maggiore, una delle isole piu' spettacolari della laguna. E' il 27 aprile e si rappresenta uno degli 11 concerti del ciclo Asolo Musica Veneto Musica realizzato dalla Fondazione Giorgio Cini con la direzione artistica di Federico Pupo.
La Stagione concertistica 2024 proseguirà fino al 7 dicembre, e fra le presenze incisive del mondo della musica e celebrate per le loro interpretazioni, possiamo annoverare, Shlomo Mintz; Ramin Bahrami, Mario Brunello, solo per citare alcuni nomi e dare conto della levatura dei Maestri esecutori, nonchè il Quartetto di Venezia, per cui ci abbiamo attraversato le terre venete per giungere in Laguna.
Appena si sbarca sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia si viene accolti dalla Basilica omonima di Andrea Palladio, al cui interno si trova inoltre L'ultima cena del Tintoretto (1592-94), ed accanto il Giardino dei sentieri che si biforcano, il Labirinto che Randoli Coate costruì in onore del poeta argentino Jorge Luis Borges. L'impulso venne nel 2011 dalla Fondazione Giorgio Cini, in occasione dei 25 anni dalla morte dello scrittore, che tanto amava Venezia. Fu la vedova di Borges, Maria Kodama a volerlo e Randoll Coate, eccentrico diplomatico inglese e autore di progetti di labirinti in tutto il mondo, di cui 50 solo in Gran Bretagna, se ne fece carico.
Proseguendo tra il porticciolo turistico con le mirabili barche a vela, e passando accanto al Caffé Cini, si raggiunge l'Auditorium de Lo Squero: un'antica officina per la riparazione delle imbarcazioni mutata in spazio per la musica con una vetrata dietro al palcoscenico che mostra la laguna. Ed è sullo specchio d'acque che il Quartetto di Venezia ha eseguito una parte delll’integrale dei quartetti di Ludwig van Beethoven, che si concluderà tra sabato 8 giugno e sabato 26 ottobre.
Il Quartetto di Venezia è composto da Andrea Vio e Alberto Battiston al violino, Mario Paladin alla viola e Angelo Zanin al violoncello. La formazione, dal 2017 “Quartetto in Residenza” alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, ha iniziato dal Quartetto in sol maggiore op. 18 n. 2 (1801), composto dai quattro classici movimenti, che inizia vivacemente con un Allegro, in una lettura nitida, trasparente e corretta, che i quattro, sincronici, venano con un'interpretazione raffinata vieppiu' nel seguente Adagio cantabile e audacemente nello Schezo. Allegro. L'Allegro molto, quasi Presto, scorre, chiosando, con amabile melodiosità.
Il seguente Quartetto in fa min. op. 95 Serioso composto nel 1810 da Ludwig Van Beethoven è un’opera alla quale va riconosciuta una dimensione quasi novecentesca, soprattutto per i forti contrasti del primo movimento, l’Allegro con brio. Il seguente Allegretto ma non troppo si evidenzia come il momento più espressivo sia per la delicatezza dell’orchestrazione che vira attenta in un crescendo, sia per il potente dramma lirico che va disvelandosi nei seguenti Allegro assai e Larghetto, in un concertato dinamico e veloce. Esplicito è quindi, questo quartetto, nel delineare sonorità piu' moderne - come dicevamo - e quasi, romanticamente preludere, a quelle brahmsiane, di argomento piu' tragico e drammatico, con un motivo lirico di estrema soavità, quasi una serenata. Brillano le venature del primo violino Andrea Vio, mentre il sole staglia qualche riflesso bruno sul mare, mentre il secondo tema, piu' tormentato, fa capolino, come in una danza.
L'ultimo dei tre quartetti, il Quartetto per Archi n.14 op. 131, fu scritto dal genio di Bonn otto mesi prima di lasciarci, e data 15 agosto 1826. Il quartetto inizia con un lamento triste e serioso nel primo dei sette movimenti: l'Adagio, ma non troppo e molto espressivo. Languido, canta un antico struggimento che sfilaccia le note per poi mutarsi in raminghe sonorità nell'Allegro molto vivace, sollevandosi dall'angoscia primeva. L'Allegro moderato briosamente conduce all'Andante ma non troppo e molto cantabile, che rappacifica completamente nel Presto. Gli ultimi due movimenti, i piu' celebri, sono l'Adagio quasi un poco Andante e l'Allegro, una gioia per l'ascoltatore, che ritrova in un'alchemica luce sui flutti, l'armonia perduta e agognata all'inizio. Un ciclo che, anche nel numero dei movimenti, sette, rimanda ad un equilibrio divino, in una lunga promenade che i due violini, la viola ed il violoncello dei musici, hanno tradotto in sincronica poesia.
Grande applauso del pubblico ad abbracciare l'armoniosa performance e bis dal primo dei quartetti.