Roma. Fondazione Pro Musica e Arte Sacra. Dialogo interreligioso in musica

È stato introdotto in Giappone 1300 anni fa, durante il periodo Nara, il koto (箏) strumento a corde appartenente alla famiglia delle cetre e derivato dall’ancora più antico Guzheng cinese. Uno strumento prezioso, ricco di simbologie, inizialmente impiegato solo per la corte imperiale e dal XVII secolo sempre più accessibile alla popolazione giapponese che sul koto compose ed eseguì brani divenuti classici della tradizione musicale nipponica. Un’occasione dunque rara, anticipo del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra  che si terrà come di consueto a novembre - quella che propone la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, venerdì 20 ottobre nella cornice dell’abside della Basilica di San Paolo fuori le Mura.

Il concerto si terrà alle ore 21, e l'ingresso è libero previa prenotazione sul sito: per l’ascolto di questo antico strumento affidato a una delle sue più note interpreti, la giapponese Rie Asai, artista, compositrice e attrice, avvicinatasi allo strumento fin da piccola grazie agli insegnamenti della madre.

Il suono del Koto - racconta Rie Asai, che ha girato tutto il Sud Est asiatico con il suo strumento e che per la prima volta sarà a Roma - è simbolo di armonia. Cooperazione, non conflitto. Pace, non guerra. Amore, non indifferenza. Uno strumento di preghiera”. Un messaggio dunque di speranza, che condividerà con un nutrito gruppo di artisti giapponesi, fondendo la tradizione musicale del Paese del Sol Levante con strumenti di origine occidentale: sono Tamiko Asai (koto), altri sette musicisti impegnati nei narimono i tradizionali strumenti a percussione (sono Kazuhisa Yuasa, Yasuyo Suzuki, Kotobuki Yoshida, Yuu Sato, Taizo Inoue, Shozui Murakami), cui si affiancano Takashi Inoue (primo clarinetto della Nagoya Philharmonic Orchestra), Kinuyo Inoue (primo violino della Nagoya Philharmonic Orchestra) e Naofumi Maruo al pianoforte.

Il programma recupera il millenario patrimonio musicale giapponese, legato a cerimonie religiose e di corte, rivisitato in chiave moderna da Rie Asai, “una musica - racconta l’artista – che va oltre i confini di religione e combina preghiere cattoliche e buddhismo giapponese”.

Ed è proprio nel segno del dialogo interreligioso che il concerto viene aperto dal Coro e Orchestra della Cappella Ludovicea, diretti da Ildebrando Mura, che eseguono la Messa per il Santissimo Natale di Alessandro Scarlatti, composta nel dicembre del 1707, appena nominato maestro di cappella di Santa Maria Maggiore, per un organico legato agli interpreti a sua disposizione: coro a 9 voci, due violini e basso continuo. Solennità e spiritualità, unendo il rigore contrappuntistico a una freschezza e luminosità dei temi, rendono questa Messa uno dei capolavori sacri di tutto il Settecento. Archiviata dopo l’esecuzione del 1707, la Messa dovette attendere tre secoli perché venisse recuperata e riportata all’attenzione internazionale dei cultori del repertorio barocco e non solo.

L’ingresso al concerto è gratuito fino al raggiungimento della massima capienza dei posti, previa prenotazione. È possibile prenotare un posto in basilica compilando il modulo di registrazione dal sito.
La registrazione è obbligatoria per chi vuole partecipare.

Info
Fondazione pro Musica e Arte Sacra
tel. 06-6869187, segreteria@promusicaeartesacra.it , www.fondazionepromusicaeartesacra.org