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Sigfrido. Il sogno tra Spielrein e Carl Gustav Jung
La storia di un transfert riscattato scritto e diretto da Mila Moretti con Barbara Mazzi al Teatro Orologio. Questo è Sigfrido, spettacolo che pone l'accento sulla Storia di Sigfrido, figlio della notte che Sabina Spielrein (1885-1942), aveva fantasticato di avere con Carl Gustav Jung durante il loro innamoramento.
Lei stessa poi lo traduce in simbolo della sua forza creativa. Sabina è¨ una figura affascinante della storia della psicoanalisi per il ruolo che le sue vicende personali ebbero sui rapporti tra Freud e Jung, per il significato teorico delle sue ricerche sullo sviluppo delle idee freudiane e junghiane, per l'influenza su autori come Piaget e Vygotskij.
La parola chiave è resistenza. “Sabina resiste alla follia, all’abbandono, alla calunnia, e trova il modo di levare alta la sua voce, di cambiare con la sua presenza il destino di altri due uomini” (Diario di una segreta simmetria, A. Carotenuto) La resistenza di Sabina Spielrein è personale, prima ancora che collettiva; eppure, allo stesso tempo, la somma degli strati che la forgiano conduce inevitabilmente allo sviluppo di un evento sociale.
Sabina esiste e resiste, trova e si trova, senza mai abdicare a se stessa, quella folle e quella sana. Sabina non vive d’amore e non muore d’amore; l’amore per Carl Gustav Jung non è né causa né effetto della sua pazzia, quanto piuttosto il tramite per uscirne: passaggio, forca, nodo, guado inevitabile per approdare alla pacificazione. Un percorso che il dramma di Mila Moretti, in scena all’Orologio all’inizio del nuovo anno, sviluppa secondo una sorta di enigmistica della psiche. Il tracciato scenico si dipana attraverso le continue, affilate, evocative e libere associazioni di idee di Sabina, come pioli di una scala immaginaria che conduce il pubblico nel territorio selvaggio della mente.
Il racconto di Sabina Spielrein non è soltanto una storia, ma la Storia di un’epoca in cui la vita di un ebreo valeva solo divenendo morte. L’esistenza come esercizio quotidiano di resistenza alle persecuzioni. E Sabina sfugge, tanto al nazismo quanto alla pazzia, allontanandosi dai pregiudizi di chi non la riteneva degna del sapere maschile.
Sigfrido è il figlio che Sabina avrebbe voluto avere dall’amato Jung, con il quale condivideva la passione per la musica di Wagner (ne La saga dei Nibelunghi, l’eroico Sigfrido è il figlio di Sigmund…). Ma Sigfrido è anche il nomignolo affettuoso con cui Sabina si riferiva al suo primo lavoro di ricerca psicanalitica, “La teoria della distruzione come nascita”. La Spielrein infatti non fu solo un successo terapeutico di Carl Gustav Jung (e di Freud, del quale Jung fu allievo) o l’amante del proprio terapeuta (come testimoniano il carteggio fra i tre - Spielrein, Jung e Freud - e i diari di Sabine, rinvenuti nel 1977 a Ginevra); Sabina Spielrein è stata soprattutto una donna speciale, protagonista del suo tempo.
La scena, nello spettacolo di Mila Moretti, ha come unici elementi simbolici una culla e una sedia, a rappresentare i due universi attraversati dalla protagonista: l’infanzia e il desiderio-ossessione di un figlio da Jung, e la malattia psichiatrica. Sigfrido è il sogno attraverso il quale la Spielrein avrebbe voluto fondere due razze, quella semitica e quella ariana.
Chi è Sabina? Sabina Spielrein nasce nel 1885, a Rostov sul Don, da una ricca famiglia ebrea. Morta la sorella minore, Sabina, prima di cinque figli, resta in famiglia con gli altri tre fratelli. Dotata sin da bambina di una fantasia esuberante, intorno ai diciotto anni conosce le prime crisi depressive, gli sbalzi di umore e i primi sintomi di isteria. Nel 1904 i genitori la conducono a Zurigo, affidandola alle cure di Carl Gustav Jung. Nasce così un rapporto prima medico, poi personale ed epistolare. Sabina amerà profondamente Jung, sia durante la malattia che dopo la guarigione, ma sarebbe riduttivo limitare la vicenda ad un transfert risolto: la guarigione infatti non può prescindere dalla sua personalità, sicuramente eccezionale.
Laureatasi in medicina, la Spielrien lascia il ruolo di cavia della psicanalisi per assumere in completa autonomia quello di studiosa e autrice di lavori che hanno anticipato i concetti espressi successivamente da Sigmund Freud. Interrotti i rapporti con Jung, la Spielrein, ormai sposa e madre, torna in Russia, dove apre il celebre “Asilo Bianco”, ispirandosi a teorie pedagogiche d’avanguardia. Nel 1936 la psicanalisi viene bandita dal regime stalinista e l’asilo viene chiuso. Sabina muore nel 1942 a Rostov, uccisa durante una rappresaglia nazista. La Spielrein si impone come figura affascinante nella storia della psicanalisi, sia per il ruolo giocato dalle vicende personali nel rapporto fra Freud e Jung che per l’importanza delle sue ricerche nello sviluppo delle moderne teorie psicanalitiche.
Sigfrido, spettacolo teatrale scritto e diretto da Mila Moretti, con la giovane e intensa Barbara Mazzi nel ruolo della protagonista, andrà in scena da mercoledì 6 a domenica 24 gennaio 2010 nella Sala Gassman del Teatro dell’Orologio di Roma. La scenografia è firmata da Marino Mazzi, le musiche originali sono di Filippo Fanò. Luci di Mario Feliciangeli e Silvia Avigo. Elaborazione video di Luca Lampariello, foto di scena di Manuela Giusto.
TeatrO2 presenta “SIGFRIDO”. Sabina, storia di un transfert riscattato
scritto e diretto da MILA MORETTI
con BARBARA MAZZI
Sala Gassman
fino al 24 gennaio
Dal martedi al sabato ore 21.30 – domenica ore 18.00
Costo Biglietti: Ingresso €10,00 – Ridotto € 8,00 – tessera associativa € 2,00
info@teatrorologio.it – www.teatrorologio.it
Maggiori informazioni sugli spettacoli: visita il sito del teatro: www.teatrorologio.it
TEATRO DELL’OROLOGIO – Sala Gassman
Via de’ Filippini 17/a – tel. 06.6875550