Casa russa di Roma. La custodia della Grande Vittoria

Articolo di: 
Patrizia Boi
Accademia Gnesin

Il giorno 23 aprile 2025, alle ore 18,30, in vista della Giornata della Vittoria e alla vigilia della Festa della Liberazione dell’Italia dal fascismo, che si celebra il 25 aprile, l’Ambasciata della Federazione Russa in Italia insieme alla Casa Russa a Roma ha organizzato il concerto dell’Ensemble di Musica Corale Contemporanea “Altro Coro” dell’Accademia Russa di Musica Gnesin, diretto da Alexandr Ryzhinsky, che si è esibito con il programma “Sinfonia della Grande Vittoria”, preparato in occasione dell’80° Anniversario della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica.

Per la prima volta, sono state presentate al pubblico italiano le opere del compositore Rodion Konstantinovič Ščedrin:Quanto è caro un amico”, “Prima della guerra”, “Sono stato ucciso vicino a Rzhev” e “A voi, caduti”, dal ciclo intitolato “Quattro Cori sui versi di Tvardovskij”.

Nella seconda parte del concerto, gli ospiti si sono calati con profonda emozione nelle atmosfere rievocate dalle canzoni popolari amate da intere generazioni, quali “Žuravli”, “Il fazzoletto blu”, “Notte buia”, “Katjuša”, “Usignoli”, “Smuglianka” e “Inchiamoci a quei grandi anni”, canti scritti da compositori sovietici durante la Grande Guerra Patriottica e nel periodo postbellico.

All’evento hanno partecipato ambasciatori di Paesi amici, diversi rappresentanti del corpo diplomatico, personalità pubbliche ed esponenti del mondo culturale russo e di altri Paesi, ma anche numerosi connazionali e giornalisti. Dall’intervento di Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia:
«In un certo senso, l’evento di quest’oggi alla Casa Russa si inserisce in maniera del tutto consona nell’atmosfera di raccoglimento e riflessione legata alla recente scomparsa di Papa Francesco. Il Pontefice, come sappiamo, ha profuso grande impegno nel tentativo di scongiurare il passaggio da quella che lui stesso definiva “una guerra mondiale a pezzi”, attualmente già in corso, a una nuova guerra globale, ancor più devastante e inaccettabile. Il 25 aprile in Italia si festeggia l'ottantesima Festa della Liberazione. Come sappiamo, durante la fase decisiva della guerra, nella penisola italiana prese piede un ampio movimento di Resistenza contro il regime fascista e contro la Germania hitleriana che lo sosteneva. A questo movimento presero parte sia italiani che cittadini provenienti da altri Paesi, tra cui gli esponenti di tutti i principali popoli delle ex repubbliche sovietiche […], molti dei quali hanno dato la propria vita sul suolo italiano. Ed è nostro sacro dovere mantenere viva la memoria di questa grande impresa comune contro il nazismo e il fascismo. […] Purtroppo, ancora oggi siamo testimoni di come il male, un tempo sconfitto, stia rialzando la testa ora in un Paese europeo, ora in un altro.  Il concerto di stasera intende essere un omaggio ai valori condivisi della lotta contro il nazismo, i quali si collocano alla base di quell’avvicinamento tra la Russia e l’Italia, tra il popolo russo e quello italiano, che ha caratterizzato tutto il periodo successivo al 1945. Peraltro, il repertorio musicale di questa sera rende giustizia alla forza del popolo russo, e in generale di quello sovietico, così come alla grandezza della cultura e della spiritualità del nostro Paese. Nonostante gli inimmaginabili orrori e le dure prove della guerra, fu proprio in quegli anni che tante delle opere più geniali videro la luce nella musica, nella letteratura, nel cinema, nella pittura e nelle belle arti. In tutte queste opere si riflettono e si percepiscono i sentimenti più nobili dell’animo umano, quali l’amore, l’amicizia, il senso di umanità, la luce e il calore propri della Pasqua».

Nel foyer della Casa Russa a Roma, gli ospiti hanno anche avuto modo di visitare la mostra intitolata “I partigiani sovietici in Italia tra il 1942 e il 1945”, dedicata al contributo dei cittadini sovietici al Movimento per la Resistenza italiana, che ha raccontato, attraverso pannelli fotografici e documenti d’epoca, lo sviluppo della Resistenza nelle diverse regioni italiane. Tra i materiali esposti, grande interesse hanno suscitato le prime pagine originali dei quotidiani italiani di aprile e maggio 1945, provenienti dalla collezione privata del Dottor Giovanni Cipriani.

La Direttrice della Casa Russa a Roma, Daria Pushkova, ha preso la parola per presentare il concerto - che il giorno 24 è stato ripetuto per un altro pubblico e che vale la pena di ascoltare anche in differita sul Canale facebook della Casa Russa a Roma.

La Direttrice ha fatto notare che:
«Ogni famiglia nel nostro paese custodisce la storia di parenti che hanno combattuto e sono scomparsi durante quella sanguinosa guerra. Proprio per questo, la giornata della Vittoria, che si celebra il 9 maggio, è così significativa per ogni russo. Ci sono pagine tragiche nella storia della Seconda Guerra Mondiale, ma ne esiste una che ci unisce all'Italia nella nostra memoria collettiva: il movimento della resistenza contro il nazismo nella penisola».  

In Italia c'erano più di 5.000, forse addirittura 6.500, prigionieri dell'Armata Rossa fuggiti dai campi di lavoro per unirsi ai partigiani italiani. Molti di loro non fecero mai ritorno in patria. La perdita sovietica fu di circa 27 milioni di uomini per salvare l'Europa e il mondo dal nazifascismo, e in molte città sono stati eretti monumenti da orgogliosi ex combattenti.

Molti partigiani sovietici furono insigniti di medaglie dello Stato italiano, e molti italiani dallo Stato russo per aver aiutato i fuggitivi. Proprio per questo, nelle sale della Casa Russa, è stata allestita la mostra dedicata al contributo dei partigiani sovietici alla resistenza italiana. L'esposizione è stata realizzata in collaborazione con la Società Storica russa e il Centro dei festival cinematografici e programmi internazionali, e racconta le vite di persone provenienti da due paesi, ma unite dal desiderio di libertà, che affrontarono con coraggio e determinazione uno dei momenti più difficili della storia.

Vale la pena di rammentare che nella esibizione del 24 Aprile è stato presente un ospite italiano d'eccezione, il Cantante Pupo, che ha eseguito in diretta, accompagnato dall'ottimo pianista russo Alexei Ivaiker, la Canzone "Bella Ciao" e che ha dichiarato: 

«La cosa più vera è che io non resisto al fascino della Russia, della cultura russa e della storia, e soprattutto della gente russa che conosco da quando vado in Russia, dal 1978. La prima volta sono andato a Mosca nel 1978 e ho capito, in tutti questi anni, la grande forza che ha il popolo russo. Molti non l'hanno ancora capita, purtroppo, la grande forza che ha il popolo russo. Noi parliamo sempre di politica, ma il popolo, i russi, voi siete davvero persone speciali, e io lo posso dire perché siete persone vere, vive, innamorate della vostra patria, ma soprattutto persone affidabili. Ci si può fare conto. E questo è molto bello. Complimenti, davvero!».

Ma veniamo al ritorno eccezionale a Roma dell'Ensemble di Musica Corale Contemporanea "Altro Coro" dell'Accademia Gnessin di Mosca. Fondato nel settembre 2010 presso l’Accademia Russa di Musica Gnesin, è composto da studenti del Dipartimento di Direzione Corale, i cui studi si concentrano sull’apprendimento pratico del patrimonio musicale prodotto da compositori sia russi che stranieri tra il XX e il XXI secolo. Uno degli obiettivi principali dell’Ensemble consiste nel dare diffusione a opere corali e da ensemble vocali ancora poco conosciute in Russia. Il coro è stato riconosciuto come uno dei primi 10 cori al mondo.

La Sinfonia della Grande Vittoria ha fatto ricordare le parole che il grande drammaturgo russo Anton Čechov, scrisse alla sorella dopo aver assistito a una rappresentazione della Cleopatra di William Shakespeare interpretata da Eleonora Duse: 

«Ho proprio ora visto l'attrice italiana Duse in Cleopatra di Shakespeare. Non conosco l'italiano, ma ella ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola; che attrice meravigliosa!».
La Duse riusciva a comunicare al di là delle barriere linguistiche, grazie a una potenza espressiva e a una capacità interpretativa che trascendevano le parole stesse. E proprio questa stessa sensazione si coglie sentendo la Sinfonia della Grande Vittoria, senza conoscere il russo, senso sapere il senso di quelle parole, è giunto il grido, l'urlo, la sofferenza, la grandezza del Popolo Russo che ha combattuto per la Libertà di tutti.

I brani scelti possedevano una grande potenza: il Direttore ha guidato il Coro in modo impeccabile, senza sbavature, senza un momento di distrazione, il coro ha eseguito compatto ogni passaggio, con eleganza, con delicatezza, con spirito di collaborazione e cooperazione. Il collettivo ha composto le note fino a diventare un unico suono, una musica sublime che si è innalzata nella Sala, a dialogare con gli affreschi del soffitto, ha raggiunto i nostri cuori, è salita oltre il tetto diffondendosi anche per le vie di Roma, per ricordare che i russi c'erano, che i russi ci sono stati e ci sono ancora e contribuiscono a creare bellezza nella nostra città.

La musica ha risvegliato ricordi, emozioni, 'mie', 'tue', 'nostre', del cittadino russo e di quello italiano. Ci si è sentiti liberati nelle loro geografie che spaziano tra i chilometri e le ere geologiche, immobili e stupiti dalla loro sconfinata esplorazione interiore, da un vagare senza mappe precise attraverso territori dell'anima, in quell'immensa distesa di pensiero, arte e spiritualità che non si lascia imbrigliare in definizioni statiche, che chiede di essere abitata, interrogata, quasi subita nella sua maestosità. Si poteva camminare nel mosaico sterminato delle tundre artiche fino alle vette caucasiche, dalle foreste boreali alle steppe sconfinate, nel paesaggio interiore epico della Russia intera. Tra la devozione mistica e l'audacia scientifica che sfida la gravità, tra la semplicità arcaica del racconto popolare e la sofisticazione del ragionamento filosofico, tra la fisicità vibrante della danza e la contemplazione silenziosa dell'icona.

Non cento volumi basterebbero a tracciarne i confini, forse neanche mille potrebbero esaurirne la ricchezza. Perché l'Arte russa è un organismo vivo, in perpetua metamorfosi, capace di resistere alle avversità, di reinventarsi dalle proprie ceneri, mantenendo intatta una profonda e misteriosa vitalità. I Russi sono capaci di trasmetterci la loro grandezza con la musica, il canto, l'equilibrio, l'armonia, la luce, l'illuminazione interiore.

Mentre il Coro proseguiva la sua Marcia Nuziale in uno sposalizio divino di note, noi astanti siamo diventati russi come loro, siamo stati permeati, avvolti, coccolati, abbiamo guardato da dentro, abbiamo assistito alla rivelazione, abbiamo compreso, ci siamo innanzati in un'altra dimensione, salendo nel carro del sole materializzato dal suono, eterno, perenne, senza spazio e tempo, capace di guidarci attraverso la confusione della nostra Epoca, a dirimere il Caos per incontrare la vera Essenza di ogni Uomo vivo.

Ripenso a quella pleiade di giganti - Dostoevskij, Tolstoj, Čechov – che elevò il romanzo a tempio della coscienza umana, un imperativo morale che ha plasmato la coscienza nazionale, narrando le oscure maree dell'anima, i tormenti metafisici che assalgono l'esistenza, le titaniche battaglie interiori combattute nel silenzio del cuore. Laddove l'Occidente spesso scriveva per descrivere il mondo fenomenico, gli scrittori russi sembravano scrivere per redimere, per sondare le profondità insondabili dell'essere.

E anche nel secolo delle rivoluzioni e dei totalitarismi, la voce letteraria non si è spenta, anzi, si è fatta eco di resistenza spirituale: da Bulgakov, con la sua satira visionaria, a Nabokov, maestro di stile e introspezione, da Solženicyn, testimone inflessibile del gulag, a Platonov, cantore dolente della condizione proletaria, continuando ad essere un faro nella notte, un baluardo contro l'annientamento dello spirito. 

Nei canti popolari, la voce ci ha mostrato la danza delle parole, il linguaggio archetipo originario che sopravvive e pulsa nelle tradizioni più antiche e viscerali d'Europa, nel mondo incantato delle fiabe russe (skazki). Il Concerto è stato un lungo rito ancestrale, due lunghissime ore di impegno dove i coristi e il maestro non hanno mostrato cedimenti o stanchezza, come se stessero percorrendo il sentiero dell'eroe in una Fiaba per scardinare le terre del conflitto e ripristinare l'equilibrio iniziale del mito. È attraverso queste narrazioni che il popolo russo ha tramandato di generazione in generazione i propri valori, le paure più recondite, la saggezza millenaria e una sottile, tagliente ironia. Tutto questo poteva passarci in mente con l'avanzare della Sinfonia della Grande Madre Russia, un'Icona che non abbiamo dimenticato, un'Icona che sale in cattedra a ricordarci che solo una Madre accogliente e sublime, può salvare i suoi figli.
Quando il Concerto è finito, solo allora, per non disturbare l'Armonia Regnante, il pubblico è esploso in un applauso sincero e prolungato, si è levato in piedi e ha saluto gli artefici della serata, quasi che insieme a loro ci fossero, trasfigurate nell'Arte, anche quelle anime che si sono sacrificate per il Benessere della Specie, affinché l'Uomo vincesse sul tentativo di annientamento elaborato dalla Storia.
E dopo averci offerto uno straordinario concerto non hanno mancato di offrire, a noi italiani, compagni di oggi come di allora, un sontuoso banchetto, condividendo i Pani e Pesci dell'Abbondanza e della Spiritualità.
 

Pubblicato in: 
GN25 Anno XVII 2 maggio 2025
Scheda
Titolo completo: 

23 aprile 2025
Ambasciata della Federazione Russa in Italia
Casa Russa di Roma
Concerto dell’Ensemble di Musica Corale Contemporanea “Altro Coro” dell’Accademia Russa di Musica Gnesin, diretto da Alexandr Ryzhinsky,

Rodion Konstantinovič Ščedrin: “Quanto è caro un amico”, “Prima della guerra”, “Sono stato ucciso vicino a Rzhev” e “A voi, caduti”, dal ciclo intitolato “Quattro Cori sui versi di Tvardovskij”.
Canzoni popolari russe: Žuravli”, “Il fazzoletto blu”, “Notte buia”, “Katjuša”, “Usignoli”, “Smuglianka” e “Inchiamoci a quei grandi anni”.